Robin Williams nei panni di Mrs. Doubtfire

COME FARE BELLA FIGURA SENZA NECESSARIAMENTE SAPERE QUEL CHE SI DICE

La tata

Andrea Ballarini

È uno degli argomenti più frequentati dai genitori contemporanei. Quindi, anche se siete dei single irriducibili, non mancate di dire la vostra. O la nostra

• Il principale argomento di conversazione delle mamme borghesi.

 

• Notazione sociologica: in tempi di occupazione problematica, le tate di qualità restano disoccupate al massimo per venti minuti. In alcuni quartieri di Roma e Milano ce le si disputa con una spietatezza che neanche il calciomercato.

 

• Avere cura di sceglierne una non troppo avvenente, onde non mettere a rischio la stabilità del proprio matrimonio. (Vedi seguente)

 

• Nel caso la consorte venga a conoscenza della tresca con la tata, addurre precedenti illustri al fine di stemperare la gravità dell’evento. Secondo il livello culturale citare Jude Law e la sua babysitter Daisy Wright o il Re Sole e la Maintenon. In quest’ultimo caso se lei obietta che Luigi XIV tradiva l’amante ufficiale con la bambinaia e che poi l’ha perfino sposata (ancorché segretamente), non insistere e lasciare cadere l’argomento.

 

• Convivere da ormai quattro anni con una tata filippina e non avere ancora capito che lingua parli. Notare che gli unici con cui comunica perfettamente sono i figli.

 

• Ormai il vocabolo baby-sitter sopravvive quasi solo in alcuni strati conservatori e popolari, la borghesia preferisce “tata”. L’aristocrazia, al contrario, è ancora molto legata al concetto di “bambinaia”. (Vedi seguente)

 

• Discettare sui limiti epistemologici di baby-sitter e tata: la tata può fungere anche da baby-sitter, ma non il contrario. La baby-sitter accudisce i bimbi per qualche ora, la tata anche per tutta una vita. Continuare ad arabescare a soggetto.

 

• Avere rinunciato alla tata per evitare che i nonni cadessero in depressione sentendosi privati di funzioni attive e ora sorbirsi le geremiadi degli stessi perché i nipotini sono una vera calamità. Fantasticare di abbandonarli entrambi ai rispettivi destini.

 

• Forti di una tesi sul concetto di koiné assai apprezzata in ambito universitario, da anni cercare vanamente di spiegare alla tata indonesiana l’opportunità di rivolgersi ai bimbi in una lingua sola per volta. Nel frattempo la prole continua a parlare come quelli del circo, mescolando tre o quattro ceppi linguistici in una stessa frase. Dolersene.

 

• Con anni di coscienza politica alle spalle e dopo avere sostenuto ripetutamente la necessità di non cadere in sterili generalizzazioni, trovarsi con altri genitori a enucleare concetti come: “Le filippine sono fantastiche, sanno fare tutto, sono bravissime, ma non si capisce un tubo di quello che dicono”, “Le cubane con i bambini sono eccezionali, ma con i mestieri di casa proprio non ci azzeccano: rompono tutto”; “Le ucraine sono delle cuoche magnifiche, ma con ‘sto cazzo di borš hanno rotto i coglioni”. Deplorarsi.

 

• “Da qualche mese abbiamo una tata eritrea. Ieri Francesco ha chiesto a mia madre di preparargli gli zighini, e già la cosa l’aveva indisposta perché non sapeva cosa fossero, ma quando poi lui ha allungato le mani sugli spaghetti al pomodoro lei è andata giù di testa; ha tirato su il telefono e m’ha fatto un pippone di venti minuti perché suo nipote sta a cresce come ‘n servaggio e se io nun so capace de insegnaje ‘e bone maniere lo devo portà ar canile e non da lei. Io ho cercato di spiegarle il concetto di crush culturale, ma m’ha attaccato il telefono.” (Udita dall’autore a casa di amici qualche settimana fa).

 

• Uomini che vogliono un figlio per incontrare una babysitter (David Letterman).

 

• Ma la tua è in regola?

 

• Considerare che dopo la Fräulein Rottenmeier di Heidi, per le donne tedesche è diventato praticamente impossibile scegliere la professione di tata. Dolersene.

 

• Figli in biondo, conti in rosso, tata in nero.

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