Come fare bella figura senza necessariamente sapere quel che si dice

I navigatori

Andrea Ballarini

Da quando li hanno inventati non sappiamo più farne a meno. Ma è un vantaggio o sta succedendo quel che che accaduto con la calcolatrice che ci ha fatto dimenticare come si fanno le divisioni? Comunque la pensiate, non mancate di tranciare giudizi

- Chiedersi come si facesse prima.

 

- Trovarsi a parlare con il TomTom in tono seccato e rancoroso. Deplorare.

 

- Sindacare ogni scelta del navigatore, quindi sbagliare strada e sostenere che i navigatori non sono affidabili.

 

- Scelgono sempre la strada più lunga. Diffidarne.

 

- Sulla propria automobile nuova avere installato un navigatore così sofisticato che ha anche la funzione “Perdersi”. Chic.

 

- Essere innamorati della voce femminile di Google Maps.

 

- “Oh, di’ ar navigatore de trovà la strada più corta pe’ annà affan...!” (Colta in un doppio gridlock in piazza della Piramide, Roma)

 

- Detestare l’ottusità di quei modelli che non riconoscono Via Garibaldi, ma solo via Giuseppe Garibaldi.

 

- Adorare l’incapacità di azzeccare gli accenti tonici della voce guida di Google Maps, che trasforma via Settìmia Spizzichìno in via Setti-mia Spizzichi-no.

 

- Scagliarsi contro l’ambiguità delle istruzioni, come quando viene detto “Continua su via Sebino per due chilometri e mezzo” nonostante via Sebino sia lunga poco meno di trecento metri.

 

- Sostenere di avere seguito pedissequamente le istruzioni del navigatore ed essere finiti tra i filari del Chianti. Se qualcuno racconta un aneddoto del genere entrare in competizione e narrare disavventure ancora più gravi. Deprecare.

 

- L’altra settimana avere trovato in auto una copia del Tuttocittà del 1997. Essere scoppiato a piangere.

 

- Sostenere che oggi a fare i tassisti soni capaci tutti; una volta sì che bisognava essere bravi.

 

- Scordarsi sempre gli auricolari a casa e quindi quando si usa il navigatore in scooter incastrare il cellulare tra l’orecchio e il casco rischiando di friggersi il timpano.

 

- Una volta nonostante un senso dell’orientamento non sviluppatissimo era sufficiente fare una strada due volte per impararla, da quando ci sono i navigatori non ne basta una decina. Rammaricarsene.

 

- Rimpiangere i tempi romantici in cui si domandava dove fosse una certa strada e in alcune località del Sud si apriva dibattito.

 

- Con piglio sociologico notare che le donne tendono a chiedere indicazioni stradali ai locali, mentre gli uomini preferiscono vagare per ore negli stessi cinquecento metri nella immotivata speranza che il navigatore che finora si è mostrato ostile cominci a collaborare. Dedurne approcci esistenziali radicalmente diversi.

 

- Avere un amico che si picca di avere un spiccatissimo senso dell’orientamento che dopo un bivio immancabilmente se ne esce con l’espressione: “Forse avremmo dovuto prendere l’altra...”.

 

Amare è un’avventura senza mappa né bussola dove solo la prudenza porta fuori strada. (Romain Gary)

Di più su questi argomenti: