Foto di Davide Taviani via Flickr

L'influenza

Andrea Ballarini

Ogni anno si ripresenta, come le feste comandate o il conguaglio del gas. Meglio allora essere ben muniti di concetti di pronto impiego da snocciolare con nonchalance

• Ogni anno è sempre peggiore di quella dell’anno precedente. Non capire perché.

 

• Se se ne parla con gli amici entrare in descrizioni minuziose dei disagi intestinali patiti.

 

• Le donne possono tranquillamente dileggiare la pusillanimità degli uomini che li rende dei relitti umani con appena due linee di febbre, mentre loro con trentotto e mezzo accompagnano i figli a scuola e fanno la spesa. Arabescare a soggetto.

 

• Sparare delle statistiche a caso. Non aver paura di dare dei numeri inverosimili di contagi: più si alza il numero, maggiore è la stoicità del malato.

 

• Non dimenticare mai di parlare della ricaduta che, notoriamente, è assai peggiore della prima passata.

 

• Cercare sempre di identificare l’untore che ve l’ha passata e maledirlo pubblicamente.

 

• Prendersela ogni anno con il medico, sia che siate stati male a seguito del vaccino, sia che vi siate ammalati perché vi ha detto che non era necessario.

 

• Ogni volta che ci si ammala evocare con accenti accorati l’ecatombe provocata dalla spagnola.

 

• Ogni anno passare un paio di mesi in preda al morbo a causa della staffetta dei figli che prima se la passano allegramente fra loro e poi si buttano sui genitori. Deplorare.

 

• Se il rapporto di amicizia è sufficientemente intimo, chiedere al convalescente con aria da carbonaro se ha avuto il cagotto. Se geograficamente adeguati chiamarlo anche squaràus.

 

• Ma hai preso gli antibiotici? Un mantra.

 

• Scagliarsi contro l’amico che insiste a curarsi con le medicine naturali nonostante siano quindici giorni che soffre come un cane. Valutare se allargarsi a una filippica contro tutte le medicine alternative.

 

• Sarebbe già abbastanza brutto avere l’influenza, ma la cosa peggiore è l’amico che insiste per consigliarvi il rimedio della nonna.

 

• Al secondo giorno di influenza conclamata complusare freneticamente tutti i siti internet che trattino la materia, fino a trovare quello che cita il caso di una morte – anche isolata in una remota isola tropicale –quindi cominciare a tormentare la propria compagna chiedendo un prete.

 

• Ogni anno il virus è sempre il più aggressivo dell’ultimo decennio. Interrogarsi su come sia possibile.

 

• Aspettare con ansia che qualcuno attribuisca la causa di questa influenza alle schifezze che respiriamo ogni giorno. Convenirne convintamente.

 

• Ricordarsi di menzionare la vecchia nonna friulana che è vissuta fino a centosei anni e non è mai stata dal medico.

 

• Chiamarla sempre con il nome scientifico per far capire che siete addentro alla questione. Quest’anno chiamarla familiarmente la H3N2.

 

• Otto giorni di febbre! Avrei avuto il tempo di scrivere ancora un libro. (Ultime parole di Honoré de Balzac  prima di morire, 1850)

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