Foto Max Goldberg via Flickr

Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

I vinili

Andrea Ballarini

Sono tornati prepotentemente di moda, ma c’è chi li esalta e chi li considera un episodio di fighettismo modaiolo. Comunque sia, capita sempre più spesso di dover dire la propria in merito. E se non ce l’avete, ve la diamo noi

• Suonano molto meglio, si sa.

 

• Aborrire i file audio di qualunque tipo, particolarmente gli MP3. Parlare di caratteristiche tecniche che non si capiscono.

 

• Ascoltare solo musica su vinile lascia intendere che si è al passo con i tempi e con la parte migliore della nazione.

 

• Se qualcuno esalta quanto fosse più bello sentire la musica con i vecchi LP, lanciarsi in una furibonda stroncatura del si stava meglio quando si stava peggio. Scagliarsi polemicamente contro i fans del vinile, tacciandoli di passatismo e fighettismo, ricordando quanto erano scomodi e delicati i dischi.

 

• Tuonare contro Steve Jobs che con quel cavolo di iPod ha spoetizzato in un secondo decenni di feticismo audiofilo.

 

• Durante l’adolescenza l’impianto hifi era uno dei succedanei legalizzati del sesso. Non si batteva un chiodo e ci si consolava con gli LP. Convenirne.

 

• Irritarsi ogni volta che si vede qualcuno con un vinile sotto il braccio. Non sapere neanche bene perché, ma è così.

 

• Liquidarli come roba da fighetti e da hipster della mutua.

 

• Detetestare l’aria di superiorità di certi negozianti specializzati in vinili che si rivolgono al cliente occasionale, probabile all’utilizzatore di mp3, con la stessa condiscendenza di un esploratore vittoriano nei confronti degli abitanti dell’Amazzonia.

 

• Avere trascorso l’adolescenza ad accumulare centinaia di LP e poi, negli anni Novanta, preda di un dissennato afflato modernista, averli regalati, dopo essersi riempita la casa di interi scaffali di cd. Rammaricarsi della propria stupidità.

 

• Ricordare ancora con orrore intere serate della propria gioventù trascorse a dibattere se fosse meglio la puntina tale o la testina talalatra e se le casse attive fossero preferibili a quelle tradizionali. Concluderne che l’avvento della musica digitale almeno un lato positivo l’ha avuto.

 

• Rievocare la propria adolescenza, allorché si è perpetrata una strage di 45 giri mediante un temibile mangiadischi la cui principale caratteristica era quella di ridurre in pochi ascolti qualunque microsolco a un insieme di fruscii, schiocchi e ronzii con un accompagnamento musicale in sottofondo.

 

• Ogni volta che si vede un ragazzino di vent’anni con un vinile sotto il braccio, provare il violento impulso di tenergli una concione sulla stupidità del pedissequo adeguamento alle mode: i vinili hanno avuto la loro ragione d’essere e sono stati fondamentali nell’educazione sentimentale di svariate generazioni, ma vederli così, degradati a simulacri di ricordi mai avuti, fa montare un’irritazione insopprimibile. Poi rendersi conto di essere a un passo dal trasformarsi in uno di quei vecchi che agitano il bastone inveendo al passaggio delle auto, amareggiarsi e non dire nulla.

 

• Se qualcuno porta la conversazione sui vinili, astenersi dal dare la stura alla sagra della rimembranza, raccontandosi vicendevolmente le copertine più memorabili. Se nonostante gli sforzi si dovesse finire a stilare la classifica delle dieci più belle, cercare almeno di evitare le due o tre più scontate: quella della fabbrica con il maiale volante dei Pink Floyd, quella con la banana dei Velvet Undergroud & Nico e quella con la faccia di Davis Bowie con il fulmine. N.B. Raccontarle esattamente così, storpiandone i titoli.

 

• Dichiarare che, però, una volta andare a comprare l’LP, scartarlo in tram e correre a casa a suonarlo dieci volte a fila era bellissimo. Valutare se replicare che l’unica cosa bella era che si avevano trent’anni di meno, quindi ingaggiare una violenta polemica.

 

• Se qualcuno osa affermare che in effetti l’idea di avere tutta la musica della propria vita in una scatoletta è piuttosto geniale, coprirlo di vituperi e accusarlo di avere una concezione meramente utilitaristica della vita, aliena alla vera poesia.

 

• Attendere con ansia che la tecnologia renda definitivamente dei cimeli le quintalate di cd comprate negli ultimi trent’anni, per cominciare a fare i fighi magnificando le caratteristiche del cd. Ripromettersi di non disfarsene fino ad allora.

 

• Se la conversazione scivola sull’amarcord musicale, dedicare un commosso ricordo alle copertine delle cassette Stereo 8 di Fausto Papetti, che tanta parte hanno avuto nell’educazione erotico-sentimentale dei ragazzi degli anni Sessanta e Settanta.

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