Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

Le donne dell'est

Andrea Ballarini

Parlarne senza cadere negli stereotipi sembra impossibile, farlo cavalcandoli è persino più difficile. Come uscire dal dilemma? Ecco alcuni suggerimenti di sicuro successo in società, cui ricorrere con sovrana superficialità

- Interrogarsi su dove cominci e dove finisca l’Est: stimare approssimativamente una zona compresa fra Trieste e Taskent.

 

- Le cinesi sono dell’Est anche loro o sono solo cinesi? Domandarlo al fine di dimostrare che la categoria è culturale e non geografica.

 

- Sono in pochi giorni assurte a categoria kantiana, pertanto parlarne sempre come di un blocco monolitico, senza alcuna possibilità di specificazione individuale. Parlarne con piglio etologico, come se si descrivesse il comportamento sociale delle otarie o delle folaghe.

 

- Premettere sempre che tutte le generalizzazioni sono pericolose, anche questa, quindi concludere che sono donne come tutte le altre.

 

- Meravigliarsi che a seguito della bagarre mediatica di questi giorni, nessuno abbia ancora ritirato fuori la storia delle badanti che si insinuano nelle famiglie abbindolando anziani facoltosi per ereditarne il patrimonio. Se la temperie populista dell’uditorio lo consente, colmare la lacuna.

 

- Poiché hanno conosciuto le durezze del comunismo, il fatto di vivere in un paese libero le rende più sorridenti delle autoctone che danno per scontati i privilegi della democrazia. Arabescare a soggetto con taglio politologico e/o sociologico.

 

- Parlare delle suocere dell’Est e giungere alla conclusione che non siano migliori di quelle autoctone.

 

- Citare ”Le ragazze dell’Est” di Claudio Baglioni.

 

- Dire che Trump ne è uno dei maggiori estimatori, infatti ne ha sposate ben due su un totale finora di tre.

 

- Conoscerne alcune che sono l’esatto contrario degli stereotipi: fisico non marmoreo; odiano la minigonna; se le tradisci tentano di evirarti; sono negate nei lavori di casa; frignano senza soluzione di continuità e nel ménage sono dei tiranni. Arabescare a soggetto per suggerire la propria estraneità alla massificazione del pensiero.

 

- Avere rintracciato il sito da cui sono state tratte le sei ragioni per cui le donne dell’Est sono migliori delle locali e avere scoperto, con una certa meraviglia, che il ventesimo punto dell’elenco recitava: “Riescono a leggere Dostoevskij in lingua originale.” Dissertare sulla distorsione dell’informazione da parte dei mass media.

 

- Avere assunto una colf di Kiev esclusivamente perché fa un borsch di rara prelibatezza e da allora oscillare tra l’appagamento organolettico e il disagio per la propria arroganza di classe che mal si concilia con l’educazione da sincero democratico.

 

- Ci si qualifica come coscienze critiche della società dell’informazione, segnalando che i media le raccontano esclusivamente come colf, badanti o escort. Chiedersi se l’unico ingegnere donna d’oltrecortina sia Natasha Stefanenko.

 

- Segnalarsi come spiriti liberi stigmatizzando l’ipocrisia di quelli che pubblicamente condannano gli stereotipi, ma poi nella vita privata dicono ben di peggio.

 

- Essere curiosi di vedere se realizzeranno mai un programma televisivo che presenti un elenco di motivi per preferire gli uomini dell’Est.

 

- I pigiamoni e le tutone sono peggiori delle ciabatte di pelle usurate e del rutto libero? Domandarlo provocatoriamente e proporre una revisione critica bipartisan delle categorie dell’abiezione.

 

- Per animare una serata stanca intavolare un dibattito al fine di stabilire dove passi il sottile confine tra l’ironia sul luogo comune e la cazzata tout court.

 

- Segnalare l’iniziativa di un ragazzo di Montefiascone che ha messo in rete “i sei motivi per scegliere una fidanzata dell'Est! Est!! Est!!!”, in cui si esaltano alcune eccellenze enologiche della Tuscia. Chic.

 

- Moglie e buoi dei paesi tuoi. Un evergreen.

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