Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

Il lavoro intellettuale

Andrea Ballarini
Di questi tempi non lo si nega a quasi nessuno. Ma anche se siete tra i pochi fortunati a non svolgerlo direttamente, non potete esimervi dal tranciare giudizi in merito

- Qualunque lavoro che non si riesca a spiegare in meno di cinque parole.

 

- Ricordarsi sempre di dire con sdegno che, al contrario di quanto accade normalmente in Italia, va pagato, posiziona come coscienza critica della contemporaneità

 

- Rivalutare il lavoro manuale, specialmente di tipo artigianale, troppo a lungo svalutato a favore di illusorie prospettive manageriali rivelatesi fonte di frustrazioni.

 

- I lavoratori intellettuali: la fascia alta dei morti di fame.

 

- Essere dolentemente consapevoli che il vostro idraulico è infinitamente più ricco di voi.

 

- Diffondere dei video su YouTube che mettono alla berlina i luoghi comuni del lavoro intellettuale. Non cambiano la situazione, ma se non altro ci si sfoga. Convenirne.

 

- Scagliarsi contro chi tuona che il lavoro creativo debba essere pagato come qualunque altro lavoro, argomentando che solo le mezze tacche si lamentano: quelli bravi davvero emergeranno comunque. (Vedi seguente)

 

- Lamentarsi che dopo decenni di studi si è costretti a fare dei lavori al di sotto delle proprie competenze è sempre da sfigati.

 

- Oggi il lavoro bisogna inventarselo. Di seguito precisare che il vero valore sono le idee.

 

- Ironizzare amaramente su chi offre lavori non retribuiti in cambio di visibilità.

 

- Sostenere che bisogna fare delle esperienze di lavoro all'estero, soprattutto da giovani, poiché aprono la mente. (Vedi seguente)

 

- Per far capire che ci si muove in un orizzonte internazionale, ricordarsi di paragonare quel che accade, per esempio, in Gran Bretagna, dove è possibile ottenere dei finanziamenti solo sulla base della presentazione di un progetto, a quel che accade qui, dove spesso non si viene pagati mai. Evitare l'esterofilia preconcetta.

 

- Avviare una startup. Figo.

 

- Pubblicare almeno un articolo ogni sei mesi su un qualunque giornale, concede a pieno titolo la patente di lavoratore intellettuale e permette una migliore gestione psicologica della disoccupazione.

 

- La differenza tra un intellettuale e un operaio?  L'operaio si lava le mani prima di pisciare, l'intellettuale dopo. (Jacques Prévert)

 

- Gli stage sono il male.

 

- Citare Bianciardi fa sempre figo. Non è indispensabile averlo letto.

 

- Se non si è in grado di mantenersi non è lavoro intellettuale, al massimo è volontariato. Convenirne.

 

- Quelli che con la faccia come il culo ti chiedono di investire con loro in un progetto, poi se andrà bene si parlerà di denaro. Tumularli immediatamente.

 

- Mai tralasciare di affermare in tono dolente che il vero lavoro è inseguire il pagamento delle fatture. (Vedi seguente)

 

- Confrontare con altri lavoratori intellettuali le risposte più dada ai solleciti di pagamento. Tuttora imbattuto l'amministratore delegato che si è slogato un polso e non può firmare l'assegno, benché sia già sulla sua scrivania da settimane.

 

- Non parlare di precariato intellettuale, bensi di cognitariato, nella speranza che qualcuno chieda che cavolo sia e di poterlo spiegare. Attenzione a non tirarsela troppo.

 

- Perché il freelance è una commodity ad alto tasso di sostituibilità, e (...) dunque fingersi sempre impegnatissimi, e soprattutto ricchissimi. Il direttore e il caporedattore fiutano la povertà e l’indigenza come gli squali col sangue. Più sei povero e meno ti pagheranno.  (Michele Masneri, "Stampa precaria", Il Foglio, 10 Novembre 2014)

 

- Durante una conversazione con un collega freelance è buona educazione evitare di lagnarsi che la Casagit più di seimila Euro l'anno per lo psicanalista non li rimborsi.

 

- Sempre meglio che lavorare.

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