La Cina

Andrea Ballarini

I suoi figli hanno invaso il mondo silenziosamente e pacificamente, vivono in mezzo a noi ma non si confondono con noi. Una volta vendevano pelletteria di seconda scelta ora si comprano il debito dell'Occidente. Eccovi questi e altri succosi luoghi comuni sulla Cina e i cinesi da snocciolare con apparente competenza.

    - Dichiararsene affascinati perché "la sua cultura è così diversa dalla nostra".

    - (Variante della precedente) Ha una cultura molto più antica della nostra, eppure noi conosciamo solo gli involtini primavera e Bruce Lee. Dolersene.

    - Notare che i ristoranti cinesi sono stati soppiantati da quelli giapponesi. Replicare che per la maggior parte non si tratta di veri giapponesi, bensì di cinesi riconvertiti. Deprecarlo.

    - Diffidare dei ristoranti cinesi. Temere la scarsa igiene e che servano cani spacciandoli per manzo. I ristoranti cinesi di Londra, sì che sono fighissimi.

    - La mafia cinese è la più crudele e spietata di tutte. Dirlo anche di quella albanese, rumena, russa,  polacca, thailandese, indiana, coreana e nigeriana.

    - Rimpiangere i negozi milanesi sostituiti dalle botteghe cinesi.

    - Le aziende italiane non possono competere con quelle cinesi, che non conoscono i sindacati e hanno un costo del lavoro quattro volte più basso del nostro. Per uscire dall'impasse, puntare sull'altissima qualità, da sempre caratteristica della nostra manifattura. Convenirne.

    - Ricordarsi di dire che la Cina ha creato un nuovo modello capitalistico-comunista. Contestualmente citare Cindia e BRIC per suggerire dimestichezza con i temi dell'economia.

    - Aveva ragione Tremonti: bisognava imporre degli sbarramenti commerciali alle merci cinesi. I liberisti obiettino che è velleitario tentare di bloccare un movimento storico con una legge.

    - Sdegnarsi che la Cina calpesti i diritti del Tibet. Se qualcuno lo fa, relativizzare lo sdegno denunciando i soprusi compiuti dai lama nei confronti della popolazione tibetana: posizione dell'intellettuale alieno a tutti i conformismi.

    - Proclamarsi laici cartesiani, tuttavia consultare l'I Ching per questioni che non si riesce a dirimere razionalmente. In ogni caso condannare qualunque deriva freakettona.

    - Essere stati in Cina prima dei disordini di Tien An Men: socialmente molto apprezzato. Eventualmente dire di volerci tornare per misurare la distanza siderale tra il paese di allora e quello di oggi.

    - Trovare formidabilmente soporiferi i film cinesi di guerre tra antichi regnanti con combattimenti  e guerrieri volanti.

    - Ricordare che da ragazzini adoravate i film di Kung fu. Rivederli e rompersi i coglioni a morte.

    - Nutrire forti dubbi sulla tossicità delle scarpe cinesi, quindi estendere il ragionamento a tutte le merci di provenienza cinese.

    - Il pianeta non ce la fa a sopportare che un miliardo e trecento milioni di cinesi diventino classe media. Concionare su ecosostenibilità e sviluppo incontrollato.

    - Continuare a dire Mao Tze Tung, perché Zedong suona malissimo.

    - I guerrieri di terracotta: straordinari.

    - Scagliarsi contro "L'ultimo imperatore" di Bertolucci, divulgatore di una Cina da cartolina hollywoodiana. Non è necessario averlo visto per biasimarlo.

    - Wallis Simpson aveva ridotto Edoardo VIII a uno schiavo sessuale grazie alle tecniche erotiche apprese nelle case dei piaceri mandarini. Raccontarne alcune, anche improvvisando al momento.

    - Qualcuno era maoista.