Silvio Berlusconi all’ultimo incontro dei Giovani di Forza Italia, nel marzo scorso a Milano (foto LaPresse)

E' tornato il polo azzurro

Marianna Rizzini

Oltre i ballottaggi c’è di più. Facce, indizi e storie da seguire nel centrodestra risorto che guarda già al 2018, con Berlusconi come padre fondatore (ma anche come regista non tanto occulto)

Si era inabissato, il centrodestra sottomarino e un po’ smarrito che ora si affaccia ai ballottaggi delle amministrative con la speranza (in alcuni casi certezza) di poter quantomeno dire “siamo riemersi”. C’è infatti stata – per gli altri, cioè per il centrosinistra e per il Movimento Cinque Stelle – la tempesta perfetta che rende complicata la tappa del 25 giugno, con l’ombra del referendum costituzionale perso che ancora si allunga sul Pd renziano e con il caso Raggi e i consensi non “a valanga” del primo turno che inquietano le truppe asserragliate nell’anticamera del blog di Beppe Grillo. Comunque vada domenica, e al di là del futuro rapporto tra Forza Italia e la Lega di Matteo Salvini, il riaffacciarsi sulla scena del polo azzurro è stato preceduto da una serie di indizi, sotto forma di apparizione (televisiva, via social network o nelle piazze) di consiglieri comunali, coordinatori, esperti di formazione e candidati che nel complesso disegnano la mappa della nouvelle vague (dietro le quinte si muovono intanto il trentottenne Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia ed ex formattatore, oggi responsabile della formazione di Forza Italia, e Annagrazia Calabria, responsabile Forza Italia giovani). In attesa dei ballottaggi, dunque, a destra si tiene, sì, lo sguardo rivolto a Lecce, dove si spera nella vittoria di Mauro Giliberti, e a Verona, dove si incrociano le dita per Federico Sboarina, e a Genova, dove si tifa per Marco Bucci (che ha ricevuto la chiamata di incoraggiamento di Berlusconi proprio mentre l’avversario di centrosinistra Gianni Crivello riceveva quella del nume tutelare-grande padre speculare Romano Prodi). Ma è il dopo-amministrative che preoccupa. Chi schierare nelle liste per il Parlamento, chi mandare in combattimento sul campo mediatico?

 

Ecco un piccolo, arbitrario atlante degli “emergenti”.

 

Elisa Serafini, candidata ed eletta per il Consiglio comunale di Genova nella lista a sostegno di Marco Bucci (ha preso 792 preferenze). Ventotto anni, analista economica, blogger, ex manager di Uber, già animatrice del Movimento dei “Tea party” italiani, Serafini dal 2011 in poi è stata spesso ospite dei principali talk-show, nel ruolo della super-liberale che discute con Maurizio Landini e Marco Travaglio, ed è stata anche volto opinionistico fisso su La 7 (ad “Announo”, a “La gabbia” e a “Tagadà”), e presenza abituale su Rai 2 (“Virus”) e su Rai 1 (“Unomattina”). Nonostante la giovane età, Serafini ha, da sempre, posizioni non in linea con il pensiero unico indignato alla “Occupy Wall Street”. Nata a Milano e cresciuta a Genova, sposata e proprietaria di un cane adottato in Arizona, si definisce una che “da sempre promuove i valori della libertà politica ed economica e dei diritti civili”. La carriera giornalistica è cominciata presto (giornalino del liceo), ed è poi proseguita su Il Giornale, Linkiesta e L’Opinione. Intanto, Serafini si è laureata con una tesi sulla flat tax che ha ricevuto il Premio dell’Istituto Bruno Leoni. In piazza la si è vista con cartelli contro la pressione fiscale (tipo “non rubare-lo Stato odia la concorrenza). Dopo due semestri di studio negli Stati Uniti, dopo un’esperienza all’Università Bocconi e dopo aver lavorato per House&Loft e Uber, ha scelto la libera professione (“sono una tartassata Partita Iva”, dice) ed è consulente e socia d’impresa per Startup. Politicamente si definisce oggi “indipendente”, anche se in passato ha fatto parte della cabina regionale della Giovine Italia in Liguria. In tv, dove si presenta con maglie colorate a manica lunga e capelli sciolti a onde, discetta spesso di Donald Trump e Brexit (parole d’ordine “non scandalizzarsi” e “non spaventarsi”). A Marco Travaglio un giorno ha detto, ad “Announo, “lei vive di antagonismo da troppi anni…basta fare i manettari…se Grillo va al governo lei deve cambiare lavoro”. Risposta: “secondo te il giornalista è uno che lecca il culo ai politici? Io racconto quello che succede”. Per Genova il suo slogan è “meno tasse, meno costi e meno burocrazia” (poi c’è il punto programmatico di politica sociale anche detto “il nipote di quartiere” – che potrebbe essere un disoccupato, scrive Serafini – figura di riferimento a disposizione di disabili, anziani e di “chi si trovi in difficoltà”).

 

Oggi si vota, ma c'è chi, in Forza Italia, pensa già alle liste per le politiche e alla "nouvelle vague" della ripartenza a destra

Pietro Tatarella, giovane “mister preferenza” di Forza Italia al consiglio comunale di Milano, già capogruppo, già consigliere municipale. Trentatreenne, padre di un bimbo e “di Hermione” (il suo cane), Tatarella ha come motto motivazionale “la mia generazione può fare tanto e sono pronto a dimostrarlo”. Cresciuto in periferia (quartiere Baggio), figlio di padre falegname e madre casalinga, dice di aver preso dalla famiglia i valori di cui “va fiero” (“rispetto, onestà e umiltà”) e sui quali ha “pesato ogni singola decisione” nella vita. Convinto che “la gente normale” debba “sentirsi rappresentata da persone altrettanto normali”, in Comune vuole “dimostrare ai cittadini che non siamo tutti uguali e che le cose possono cambiare”.

 

Marco Bestetti, trentenne presidente del Municipio 7 a Milano (sostenuto da tutto il centrodestra ed eletto con 28.852 voti), ex responsabile dei Giovani universitari del Pdl, già coordinatore dei Giovani di Forza Italia, anche detto “il golden boy della tv” (va ovunque, da “Matrix” su Canale 5 a “L’aria che tira” su La7, dove si è scontrato con Francesco Caruso, ex leader dei Disobbedienti al tempo dei Noglobal). Bestetti, come Pietro Tatarella, è cresciuto in periferia e lì “immagina” il suo futuro: “Voglio mettere a disposizione la mia passione e l’esperienza maturata negli ultimi cinque anni passati in Consiglio di Zona, dove mi sono sempre battuto per più sicurezza e legalità, più decoro nei nostri quartieri e un trasporto pubblico efficiente”, scrive. Il suo programma-sicurezza è: “Più agenti della polizia locale e forze dell’ordine nelle strade, un presidio capillare del territorio e tolleranza zero verso gli abusivi”. Bestetti è dunque un po’ “sceriffo”, ma anche un po’ “centrodestra dal volto umano” (riqualificazione aree abbandonate, aria pulita, “importanza alle piccole cose”). Suoi tormentoni sono: “Insieme possiamo!” e “tu diventi responsabile di una situazione se non fai nulla per cambiarla”. Silvio Berlusconi lo notò anni fa, al Teatro Dal Verme, quando lo vide intervenire e lo prese sottobraccio, anche dicendogli di fare attenzione a non tenere aperti troppi bottoni della camicia. Figlio di un bancario e di un’insegnante, fiero di ispirarsi a sua nonna, un lavoro nell’ufficio legale di una società autostradale alle spalle, Bestetti è stato incoraggiato da Silvio Berlusconi, ma anche gentilmente rimproverato: in tv non si deve mai accavallare la propria voce a quella dell’avversario, anche se ti interrompe. Si è sempre definito “uomo di partito”, il giovane Bestetti, nonostante sia politicamente cresciuto in epoca di partiti liquidi e movimenti. Ricorda bene i vari “predellini” e rinascite azzurre, e forse per questo viene considerato, a dispetto dell’età, un veterano della Forza Italia locale.

 

Massimo Mallegni, tre volte sindaco di Pietrasanta, già imprenditore turistico, già socialista e fondatore del primo club di Forza Italia in Provincia di Lucca (nel lontano 1994). Alle spalle, il quasi cinquantenne Mallegni, altro volto noto dei talk-show, ha una storia di malagiustizia. Una decina di anni fa, infatti, fu arrestato con 51 capi d’imputazione, tra i quali corruzione, estorsione, truffa, associazione per delinquere, che gli sono costati 39 giorni di carcere e 120 di arresti domiciliari. Poi Mallegni è stato prosciolto dalle accuse, al termine di un’odissea tribunalizia. Nel corso dell’ultima primavera, Mallegni è stato ospite, tra gli altri, di “Porta a Porta”, “Mattino Cinque”, “Piazza Pulita”, “Omnibus”, “Skytg24”. L’esposizione mediatica del sindaco, dicono gli insider, è voluta e seguita dal Cav. A un certo punto Mallegni si è trovato, su Sky, di fronte al sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, che è anche l’ex magistrato che condusse le indagini su di lui – in quel caso, però, i due hanno parlato non di giustizia ma di migranti.

 

Da nord a sud, i consiglieri comunali che bucano il video, ex del "Tea party" o "ragazzi di periferia orgogliosi di esserlo"

Elena Donazzan, quarantaquattrenne assessore regionale all’Istruzione nel Veneto di Luca Zaia, considerata “di destra-destra” a dispetto del percorso (da An a Forza Italia), è da sempre in guerra contro quello che considera lassismo in tema di immigrazione e contro l’introduzione della teoria del gender nelle scuole (con toni durissimi – c’è chi dall’opposizione la chiama infatti “censore”). E’ anche nota sui social network per il racconto dell’inseguimento del ladro che voleva rubarle la bicicletta (Donazzan in quell’occasione aveva pronunciato una frase invisa agli internauti politicamente corretti: “Non avranno più tanta voglia di rubare se avranno il dubbio che vi sia un patriota pronto a farsi giustizia”).

 

Claudia Porchietto, cinquantenne consigliere regionale di Forza Italia in Piemonte, già assessore nonché “Signora preferenze” alla Provincia di Torino (voti ottenuti nel 2010, come ousider che veniva dal mondo dell’associazionismo). Impegnata sul fronte lavoro, e ora sul sostegno alle “neo mamme e neo papà sul lavoro”, ha condotto una battaglia per gli incentivi all’apprendistato. Per via dei lunghi capelli castano-ramati e della vis retorica, è stata soprannominata la “Michela Vittoria Brambilla del Piemonte”.

 

Luigi Miranda, trentasettenne presidente del Consiglio comunale di Foggia, avvocato e presenza arrembante televisiva per Forza Italia. Quando gli chiedono “come mai Berlusconi a un certo punto ti ha scelto per l’assalto mediatico ai tempi della corsa alla Regione Puglia?”, Miranda risponde che, “dopo la rottura con Raffaele Fitto”, ha inviato una e-mail a Palazzo Grazioli, scrivendo che in Puglia c’erano molti giovani disposti a lavorare per Forza Italia, “contrariamente a quanto si potesse pensare”. Miranda pensa che la politica “abbia bisogno di persone che vivono la quotidianità e non fanno politica per arricchirsi, perché hanno una loro professione, a differenza di molti politici di sinistra”.

 

Gloria Zanardi, candidata consigliera comunale a Piacenza per Massimo Trespidi Sindaco, considerata una delle rivelazioni della tornata elettorale.

 

Luca Cannata, riconfermato sindaco di Avola al primo turno con quasi il 70 per cento di consensi (il M5s, forte in altre zone della Sicilia, è fermo al 6 per cento circa). Il trentaseienne Cannata è considerato uno dei possibili “under 40” nelle liste per le prossime politiche, proprio in virtù dell’opera “dal basso” nella terra che ha visto l’affermazione di grillini e orlandiani (nel senso di Leoluca Orlando).

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.