Arvind Kejriwal. Foto LaPresse/XinHua

C'è un grillino in India che sta per essere affossato dalla corruzione

Maurizio Stefanini

Il partito dell'Uomo Qualunque ha il 17 per centro dei suoi eletti sotto processo. Intanto Arvind Kejriwal, Chief Minister di Delhi, è al centro di uno scandalo che ha scoperchiato un ciclo di faide interne

Roma. Sui media italiani che si sono occupati del fenomeno è stato presentato come il “Grillo indiano”. E’ Arvind Kejriwal, ex agente delle tasse il cui partito, oltre ad avere come simbolo una scopa che richiama la simbologia di Mani Pulite, ha la denominazione ufficiale di Aam Aadmi Party (Aam), che significa proprio “Partito dell’Uomo Qualunque”: un impressionante omologo di varie sbornie populiste dei tempi recenti. Kejiriwal è sceso in campo nel 2012 – l’anno prima che i Cinque stelle entrassero in Parlamento – ed è diventato Chief Minister di Delhi nel febbraio del 2015, dopo che il suo partito aveva preso 67 sui 70 seggi all’Assemblea della capitale federale. Il fatto è che neanche due anni e mezzo dopo, l’amministrazione del partito anticorruzione sta affondando nella corruzione.

    

Fare paragoni con quel che sta avvenendo a Roma con Virginia Raggi sarebbe forzato, ancorché suggestivo. Con tutta la perdita di innocenza di cui stanno soffrendo, i Cinque stelle non sono ancora arrivati al 17 per cento di eletti sotto processo dell’Aam. In compenso, il ciclo di faide interne che ha scoperchiato l’ultimo scandalo ricorda parecchio certi regolamenti di conti visti attorno al Campidoglio. In particolare, pietra dello scandalo è Kapil Mishra, ex assessore alle Acque, che dopo essere stato destituito si è vendicato denunciando di aver visto Arvin Kejiriwal mentre intascava 20 milioni di rupie da un altro membro della giunta. Al cambio, sarebbero 285 mila euro. “Che è questa roba?”, gli avrebbe più o meno chiesto. “Sono cose che succedono in politica”, sarebbe stata la risposta. Mishra assicura di essersi talmente indignato da aver deciso di muovere guerra al suo ex leader: momento clou della sua campagna di denuncia, quando è svenuto dalla debolezza in piena conferenza stampa per via di uno sciopero della fame a oltranza.

    

La leadership locale dell’Aap risponde spiegando che Mishra è un semplice “pupazzo in mano al Bjp”, il partito del premier Modi (e il parallelo è ancora più impressionante, se si pensa agli epurati dai Cinque stelle accusati di essere al soldo del Partito di Renzi). Siccome l’acqua come bene comune è una fissazione – oltre che di Grillo – anche di Kejiriwal, lo scandalo ha avuto inizio con la commissione di inchiesta che il nuovo sindaco fece istituire una volta arrivato al potere, per indagare su una serie di appalti per la distribuzioni di acqua attraverso autobotti. Alla testa di quella commissione era appunto Mishra, che appurò in effetti una truffa da 57 milioni di euro, ma fu subito destituito. “Perché era un incapace”, spiegano al partito. “Mi hanno cacciato perché avevo scoperto che sulle autobotti avevano mangiato anche esponenti dell’Aam e volevo denunciarlo”, assicura lui.

    

Mishra accusa anche l’assessore alla Sanità Satyendra Jain, dicendo che ha usato la sua influenza per ottenere un terreno dal valore di 7 milioni di euro poi destinato a un parente del sindaco. Nel frattempo lo stesso Jain è sotto inchiesta da parte della Cbi, l’Fbi indiano, per altre due storie: un supposto riciclaggio di denaro sporco per 655.000 euro, che avrebbe avuto luogo tra 2015 e 2016, e il contratto di consulenza che il suo assessorato ha fatto a sua figlia. “Montature di Modi”, è il mantra recitato dall’Aam. Sembra proprio Grillo.

Maurizio Stefanini

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