Foto LaPresse

Cronache e avventure della procura più pazza del mondo

Luciano Capone

Dal “Tranigate” di Berlusconi al complotto di Standard & Poor’s, in mezzo decine di inchieste sulle banche. E poi Bankitalia indagata per usura e i vaccini correlati all’autismo. Questa è la procura di Trani

Si è tornato a parlare delle inchieste della procura di Trani dopo le assoluzioni nei processi alle agenzie di rating, ma la prima volta che la procura pugliese è diventata il palcoscenico dell’informazione giudiziaria risale al marzo del 2010, con l’arrivo di Michele Santoro, assediato da una folla di curiosi e giornalisti, per una deposizione sul “Tranigate”. E’ l’inchiesta del giovane pm Michele Ruggiero su Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, intercettato mentre esercita pressioni per censurare Annozero, la trasmissione di Santoro: il premier è indagato per concussione e minacce. Scoppia una feroce guerra politica, c’è chi grida al golpe politico sull’informazione e chi a quello giudiziario per la fuga di notizie e l’abuso di intercettazioni. Passa qualche anno e la vicenda si sgonfia, l’inchiesta passa a Roma dove le accuse a Berlusconi prima si afflosciano in abuso d’ufficio e poi vengono archiviate.

 

Come fa una procura, da una denuncia di un signore per una rata da 100 euro, a indagare il presidente del Consiglio?E' l'"effetto farfalla"

Ma come ha fatto una procura di provincia ad arrivare a intercettare i telefoni del presidente del Consiglio? “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un uragano in Texas?”, chiedeva il matematico e meteorologo Edward Lorenz. Può un piccolo evento provocare attraverso una serie di reazioni a catena nel tempo e nello spazio provocare conseguenze incredibili? Il battito d’ali è la denuncia di un signore di Molfetta, titolare di una carta di credito, che dopo aver saltato il pagamento di una rata da circa 100 euro ritiene ingiusta la richiesta di 650 euro di more e interessi. Nasce l’inchiesta del pm Ruggiero sulle “carte revolving” dell’American Express, accusata di “truffa” e “usura”. Ma ascoltando le intercettazioni, il pm passa dalle carte “revolving” a quelle “Centurion”, riservate a una platea ristretta di clienti facoltosi, e così si trova a seguire le conversazioni di qualcuno che parla con qualcuno dell’Agcom, che a sua volta parla con qualcuno del Tg1, che parla con i piani alti della Rai, che parla con il presidente del Consiglio. Una telefonata allunga la vita e un’intercettazione allunga l’inchiesta: la procura imbocca un’altra pista, che è quella di Berlusconi, Santoro e delle prime pagine, che finisce con un’archiviazione.

 

E il filone sulla carte di credito? E’ vivo. A distanza di quasi dieci anni c’è un processo a carico di cinque dirigenti dell’American Express, per un danno che le parti civili ritengono pari, complessivamente, a 1.500 euro. E’ l’uragano mediatico che si trasforma in un battito d’ali giudiziario.

 

Questo meccanismo che dal signore di Molfetta conduce al premier passando per i manger dell’AmEx, diventa nel tempo un metodo operativo della procura pugliese. Dal Tranigate in poi è un crescendo di inchieste con diversi elementi costitutivi comuni: partono da piccole denunce, spesso di associazioni dei consumatori, hanno un forte impatto mediatico per il coinvolgimento di nomi eccellenti, non riguardano direttamente la circoscrizione giudiziaria di Trani e alla fine si perdono nel nulla. Negli anni la procura locale ha indagato politici e banchieri, ha visto sfilare come testimoni statisti, uomini di spettacolo, ministri e istituzioni.

Dopo dieci anni c’è un processo per usura sulle carte American Express, per un danno che le parti civili ritengono pari a 1.500 euro

Col senno di poi si può dire che “Tranigate” dovrebbe essere il nome dello scandalo di una procura fuori controllo, emblema delle criticità della giustizia italiana. Queste patologie sono state denunciati da un giudice, Roberto Oliveri del Castillo, a lungo gip a Trani, in un libro “di fantasia” in cui però si riconoscono alla perfezione protagonisti e fatti reali, noti in città. Il giudice racconta lo sconforto e il senso di impotenza che si prova di fronte a un sistema corrotto: “I due colleghi erano conosciuti nell’ambiente come organizzatori di truffe e corruzioni di alto livello. Uno faceva il pubblico ministero, l’altro il giudice: la tattica preferita era l’intesa, il mettere in mezzo, sotto indagine, se non arrestarlo, qualche imprenditore o qualche politico, per poi estorcere denaro per far morire il processo”. Questo nel romanzo. Nella realtà il Csm è dovuto intervenire chiedendo il trasferimento di una paio di magistrati, Luigi Scimè e Antonio Savasta (recentemente condannato per falso), indicati in diversi esposti come perni di una “rete di conoscenze” con avvocati, forze dell’ordine, imprenditori e amministratori, che influenza le indagini. A ciò si aggiungono magistrati non interessati a “reti di conoscenze”, ma alla ricerca di attenzione mediatica e popolarità attraverso inchieste clamorose. In assenza di una guida credibile e autorevole, una patologia dà spazio all’altra ed entrambe si espandono.

 

"Osservo l'insieme dei palazzi del potere: il castello, la cattedrale, e in mezzo, il tribunale. Kafka ci sarebbe andato a nozze in un posto così"

L’importanza del tribunale per la città di Trani è scritta nella storia e visibile nell’urbanistica. Palazzo Torres, l’edificio cinquecentesco che da due secoli amministra la giustizia, si trova in piazza Duomo, sul mare, e di fronte alla cattedrale che custodisce le reliquie di San Nicola Pellegrino. Il tribunale e la cattedrale, sono questi i due poteri della città. “Osservavo l’insieme dei palazzi del potere – scrive nel suo libro Oliveri del Castillo – il castello, la cattedrale, e in mezzo, il tribunale. Kafka ci sarebbe andato a nozze in un posto così”. Si narra di una visita in città di Aldo Moro, in cui l’esponente della Democrazia cristiana descrisse così lo scenario della cattedrale e del palazzo di giustizia che si guardano negli occhi: “Sembra che la giustizia divina contrapposta a quella terrena esorti quest’ultima a essere equa e imparziale e sembra che la giustizia terrena chieda aiuto a quella divina per affrontare il peso delle decisioni”. Qualcosa deve essere andato storto, Moro non aveva notato che sull’altro lato gli uffici della procura affacciano sul Castello svevo, la fortificazione che fino a poco fa è stata sede del carcere.

 

L’affermazione del potere della procura si è palesato in maniera clamorosa quando nel 2011 il pm Savasta ha indagato per usura il vescovo di Trani Giovan Battista Pichierri, per aver comprato un palazzo adiacente all’arciescovado a un prezzo che secondo la procura era troppo basso. La notizia dell’indagine venne diffusa il giorno prima della festa patronale di San Nicola, costringendo il vescovo a guidare la processione con l’accusa di usura sulla testa. L’inchiesta è finita con un’archiviazione.

 

Oltre al vescovo anche i sindaci sono stati colpiti e abbattuti dalle inchieste della magistratura. L’ex primo cittadino di centrodestra Giuseppe Tarantini è stato inquisito diverse volte, in due processi è stato assolto, ma ormai ha abbandonato la vita politica. Più complicata è la vicenda del suo successore, sempre di centrodestra, Luigi Riserbato. Il 20 dicembre 2014 scatta l’operazione “Sistema Trani”: sei persone arrestate e messe in galera nella settimana di Natale con l’accusa di associazione a delinquere, concussione, corruzione elettorale. L’inchiesta di Ruggiero ha una grande eco nazionale e produce subito i suoi effetti politici: Riserbato viene liberato dopo aver dato le dimissioni, si va alle elezioni che consegnano la città al centrosinistra. La vicenda presenta alcune anomalie. Il gip che conferma gli arresti, Francesco Messina, è il fratello di Assuntela Messina, vice segretario del Partito democratico in Puglia. Il giudice non ritiene opportuno astenersi dal giudizio su un avversario politico della sorella, e la vice segretaria del Pd non ritiene inopportuno fare campagna elettorale nella città in cui il fratello ha fatto arrestare il sindaco. Dopo due anni, ancora prima della chiusura dell’inchiesta, per Riserbato cade l’accusa più pesante, quella di associazione a delinquere.

 

Un altro bersaglio della procura di Trani è Antonio Azzollini, ex sindaco di Molfetta e senatore di Forza Italia. L’inchiesta più nota è quella per il fallimento della casa di cura Divina Provvidenza, con cui la procura a chiedere l’arresto del senatore. Il Senato nega l’autorizzazione: “Non siamo dei passacarte della procura di Trani”, dice il premier Matteo Renzi. Poco dopo la Cassazione annullerà la richiesta di arresto.

 

Un’altra vicenda curiosa, che però descrive l’ambiente giudiziario tranese, è l’inchiesta sempre ai danni di Azzollini per abuso d’ufficio. L’allora sindaco di Molfetta aveva bloccato i lavori di ristrutturazione di un torrino di proprietà di un’avvocatessa, edificato a ridosso di una torre del Duomo duecentesco. Su denuncia di parte, un pm porta a giudizio Azzollini per aver arrecato intenzionalmente danni alla proprietaria dell’immobile. Il problema è che quel pm, nello stesso periodo dell’inchiesta, era un frequentatore della casa oggetto d’indagine, dove si svolgevano feste con altri magistrati e avvocati. Quel torrino è la stessa location della festa in cui vennero scattate le foto, pubblicate dal Giornale, dell’avvenente pm tranese Simona Merra, titolare dell’inchiesta sul disastro ferroviario di Andria, immortalata mentre si fa leccare i piedi dall’avvocato difensore di un indagato per la strage. L’inchiesta su Azzollini alla fine si è conclusa con un’assoluzione richiesta da parte di un altro pm – probabilmente non invitato ai party sul torrino – che addirittura ha elogiato l’iniziativa di Azzollini a tutela del patrimonio storico della città.

 

Nel 2011 viene indagato per usura il vescovo di Trani, la notizia viene data il giorno prima della festa di San Nicola. Archiviato

Ma il filone che ha reso nota la procura di Trani nel mondo è quello sui temi finanziari. Si parte dall’inchiesta del 2004 di Savasta per favoreggiamento a carico del governatore di Bankitalia Antonio Fazio e del presidente della Consob Luigi Spaventa finita con un’archiviazione e si arriva alla recente sentenza di assoluzione di Fitch e Standard & Poor’s accusate da Ruggiero di manipolazione del mercato ai danni dell’Italia. In mezzo vengono messi sotto inchiesta i vertici di American Express, Barclays, Monte dei Paschi, Bnl, Unicredit, Intesa SanPaolo, ancora Banca d’Italia, Morgan Stanley, Deutsche Bank, le principali agenzie di rating e tanti altri. Ad oggi non è arrivata nessuna condanna.

 

La storia delle inchieste sulle agenzie di rating è un grande esempio di “effetto farfalla”. Può un esposto dell’Adusbef di Elio Lannutti e della Federconsumatori di Rosario Trefiletti portare a inquisire i vertici delle agenzie di rating per aver ordito un complotto teso a infangare l’onore e la credibilità dell’Italia?

 

Per Michele Ruggiero, il pubblico ministero che come Don Chisciotte si lancia in guerra contro i mulini a vento della finanza internazionale, l’irraggiungibile è a portata di mano: la legge dice che si occupa di ipotesi di reati commessi all’estero da parte di stranieri residenti all’estero la procura che per prima apre il fascicolo. Grazie a questo spiraglio il limite territoriale viene superato e per la procura non ci sono più confini: si può mandare a processo anche Deven Sharma, presidente mondiale di S&P’s. Da Lannutti a Sharma, effetto farfalla.

Una consulenza su S&P’s è di Alberto Micalizzi, noto come “il Madoff della Bocconi”, sotto accusa per una mega truffa finanziaria

Certo che spiegare l’“effetto Trani” ai propri capi, soprattutto se sono stranieri e conoscono altri sistemi giudiziari, è una cosa complicata. L’ad italiana di S&P’s, Maria Pierdicchi, in un’intercettazione captata dagli inquirenti cerca di far capire la vicenda ai superiori americani in questo modo: “Trani? E’ una specie di piccolo paese dell’Oklahoma”. Ma come si fa a spiegare a S&P’s che tutto è partito dalle intuizioni di Lannutti & Trefiletti? E soprattutto come su fa a illustrare il fatto che in Italia, mentre tutte le procure archiviano, a Trani si va avanti? Ruggiero ha avviato tre inchieste sulle tre sorelle del rating. Quella su Moody’s è stata immediatamente archiviata. Il processo contro gli analisti di Fitch è stato invece diviso in due tronconi, con quello spostato a Milano immediatamente archiviato. Per S&P’s stessa cosa, chi come l’ad Pierdicchi ha avuto la fortuna di essere giudicata a Milano è stata subito archiviata dalla stessa procura, gli altri sono andati a processo. La sostanza non cambia visto che tutti sono stati assolti, nonostante per l’occasione Ruggiero avesse indossato una patriottica cravatta tricolore per spezzare le reni alle agenzie straniere.

 

Ma gli elementi paradossali in questa vicenda sono davvero tanti. Prima dell’assoluzione a Trani, S&P era già stata oggetto di un’inchiesta della Corte dei conti poi archiviata. Anche il procuratore Raffaele De Dominicis, successivamente assessore al bilancio M5s a Roma, era convinto del complotto della agenzie di rating ai danni dell’Italia, proprio come Ruggiero, anche se poi il procedimento è finito con una richiesta di archiviazione dello stesso De Dominicis perché “non appare sostenibile in giudizio la tesi accusatoria”.

 

Ma in questa vicenda assurda c’è qualcosa che la rende degna della trama di una commedia all’italiana. La consulenza tecnica su cui si sarebbe basata la Corte dei conti, secondo quanto egli stesso afferma, è di Alberto Micalizzi, meglio conosciuto come “il Madoff della Bocconi”. Sul suo blog Micalizzi scrive di aver consegnato il 6 marzo 2014 alla procura generale presso la Corte dei conti del Lazio “gli esiti di circa 18 mesi di lavoro di analisi condotto sull’operato delle tre principali agenzie di rating, commissionato dalla Procura generale durante il 2013”. Il problema è che Micalizzi, ex ricercatore della Bocconi, è indagato ed è stato arrestato un paio di volte, nel 2013 e nel 2014, con l’accusa associazione a delinquere e truffa per aver ideato raggiri finanziari da centinaia di milioni di euro.

 

Visto che il pm Ruggiero ha affermato di non aver speso un euro per le consulenze, sarebbe ulteriormente paradossale se nella sua inchiesta su S&P’s avesse usato gli stessi atti della Corte dei Conti, e quindi l’analisi del “Madoff della Bocconi”. Sarebbe una conclusione tragicomica per quello che è stato pomposamente definito “il processo del secolo”, un’inchiesta che aveva l’obiettivo di riscrivere la storia. “Possiamo conoscere la verità sul nostro paese – ha detto Ruggiero nella requisitoria da otto ore – quanto valevamo e quanto male hanno fatto all’Italia gli imputati, che hanno manipolato, falsificato e imbrogliato il mondo intero”. Il processo del secolo richiedeva naturalmente la presenza dei principali protagonisti della Storia: sono stati chiamati a testimoniare ex ministri come Giulio Tremonti, ex presidenti del Consiglio come Romano Prodi e Mario Monti, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il presidente della Bce Mario Draghi. A palazzo Torres è giunto anche il presidente della Consob Giuseppe Vegas, a cui, durante la deposizione, è stata rubata l’auto parcheggiata vicino al tribunale. A fronte di tanta esposizione mediatica, l’inchiesta è sempre stata carente di prove. L’impianto accusatorio di Ruggiero era un castello di deduzioni appese a considerazioni campate in aria. Com’è andata a finire si è visto, anche se in pochi l’avevano previsto.

 

Per anni Ruggiero è stato indicato come esperto di reati finanziari, quando invece, per adesso, è al massimo un esperto di indagini. Di reati non ne ha poi trovati tanti. Nel 2009 avvia un’inchiesta sulle carte revolving della Barclays, accusata di usura e truffa pluriaggravata. Le indagini si sono concluse nel 2014 e a quanto si sa il pm a ha avanzato una richiesta di archiviazione.

Nel 2010 viene aperta un’inchiesta sui derivati di Banca Intesa per truffa ed estorsione, 55 indagati: archiviata nel 2014. Da questa inchiesta ne parte una sui vertici di Bankitalia, accusati di omessa vigilanza. Archiviata.

Nel 2012 vengono messe sotto indagine per manipolazione del tasso Euribor Societé Generale, Barclays, Deutsche Bank, Hsbc e Rbs: le indagini sono ancora in corso. Sempre nel 2012 Ruggiero apre un’inchiesta per truffa sui alcuni derivati del Banco di Napoli, che porta tre anni dopo a giudizio i vertici del gruppo Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, Giovanni Bazoli, Enrico Salza e Giovanni Gorno Tempini. Il danno sarebbe un ingiusto profitto della banca di 40 mila euro: il processo dovrebbe chiudersi a breve. Un’inchiesta simile sui derivati ha portato a giudizio i vertici di Bnl, tra cui Luigi Abete e Fabio Gallia, per un derivato acquistato in una filiale pugliese da un cliente. Il processo non è ancora concluso.

 

Nel 2014 si indaga su Morgan Stanley per manipolazione del mercato e truffa aggravata, procedimento che poi è stato trasferito a Roma e archiviato. Nello stesso anno viene aperta un’inchiesta sulla Banca d’Italia, stavolta per usura, con indagati la Anna Maria Tarantola e Fabrizio Saccomanni. L’indagine è ancora aperta. Per la stessa vicenda sono indagati i vertici dell’epoca di Unicredit, Alessandro Profumo e Federico Ghizzoni, più altre 60 persone di quattro banche (Unicredit, Mps, Bnl, BpBari): la Popolare di Bari è sotto inchiesta per un vantaggio usrurario da 296 euro.

 

Nel 2016 si è saputo di un’inchiesta su Deutsche Bank per manipolazione del mercato. Si tratta di uno spin-off del filone sulle agenzie di rating: la banca tedesca avrebbe venduto i btp in pancia per far alzare lo spread nel complotto mondiale contro l’Italia.

 

C’è poi l’inchiesta sull’High frequency trading, aperta nel 2012 e forse abbandonata. Si diceva che Ruggiero volesse sentire come testimoni il premio Nobel per l’economia Paul Krugman e Webster Tarpley, uno svitato che crede alle teorie del complotto sull’11 settembre, una specie di Giulietto Chiesa.

 

A furia di dare retta personaggi improponibili, Ruggiero arriva ad aprire un fascicolo sulla correlazione tra vaccini e autismo. Una sciocchezza colossale. Prima dell’apertura del fascicolo il pm partecipa a un convegno con un medico della polizia, Massimo Montinari, che da anni diffonde bufale sui vaccini e specula sulla salute dei bambini malati. “Dopo questa sera i vaccini facoltativi non li faccio fare più”, dice dal palco il magistrato con la sua consueta cautela. Ma la cosa più paradossale e ignota di questa vicenda è che la direttrice dell’ufficio epidemiologico regionale, Cinzia Germinario, aveva inviato alla procura di Trani un esposto per denunciare l’interessata e pericolosa “opera di disinformazione di Montinari”. Quell’esposto è stato completamente ignorato: il procuratore capo Capristo aveva preferito indagare, insieme a Ruggiero, sul legame vaccini-autismo proprio sulla base delle follie di Montinari.

 

Dalla finanza ai vaccini si aprono grandi e clamorose inchieste che finiscono nel nulla. Squilli di tromba per gli avvisi di garanzia e nessuna notizia quando tutto si dissolve: “Furia francese e ritirata spagnola”, si dice da queste parti. Non è detto però che questo susseguirsi di furie e ritirate sia dannoso per la città. Anzi, in un certo senso la procura ha creato una sorta di turismo giudiziario, con un grande viavai di avvocati, periti, consulenti, indagati e testimoni che alimentano l’indotto di ristoranti, bar, alberghi e quant’altro. Una specie di stimolo keynesiano, che non consiste nello scavar buche come suggeriva lord Keynes, ma nell’aprire inchieste.

 

Questo meccanismo con la sua fisiologica inefficienza, arreca enormi danni economici e morali alle persone e alle istituzioni coinvolte, ma non provoca alcun problema ai magistrati: i due pm spinti al trasferimento per le “reti di conoscenze” sono stati premiati con un posto a Roma e uno a Salerno, Carlo Maria Capristo che ha a lungo guidato la procura di Trani con questi metodi e questi risultati è stato gratificato con il posto di procuratore capo a Taranto e Michele Ruggiero sembra pronto per il salto in politica. Il resto della magistratura non parla di Trani, non la considera un’anomalia. A parte il libro del giudice Oliveri del Castillo, i più autorevoli magistrati italiani che discettano su ogni argomento non vogliono commentare “per correttezza e indipendenza”, dicono, ciò che succede a Trani.

 

L’anno scorso il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo è stato invitato in città dai pm locali per tenere un discorso sulla giustizia davanti agli studenti. Il carrozzone va avanti da sé, con le regine i suoi fanti i suoi re.

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali