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A essere più realisti del Re, finisce sempre male. Il caso Renzi

Mario Sechi
Cantori del vertice di Berlino, quelli che è andato tutto bene e Matteo ha fatto strike e ora tutto è in discesa, ieri hanno avuto il loro bagno di realtà quando il presidente del Consiglio è tornato ad attaccare a testa bassa i “burocrati” di Bruxelles. E’ uno scontro destinato a durare. Perde chi cede.

    Presentazione del Signore.

     

    Titoli. Mai essere più realisti del Re. Finisce sempre male. E infatti i cantori del vertice di Berlino, quelli che è andato tutto bene e Matteo ha fatto strike e ora tutto è in discesa, ieri hanno avuto il loro bagno di realtà quando Renzi è tornato ad attaccare a testa bassa i “burocrati” di Bruxelles. E’ uno scontro destinato a durare. Perde chi cede. O forse perderanno tutti. Vedremo. Primo caffè, Corriere della Sera: “Europa, Renzi attacca ancora”. La questione dei tre miliardi di euro destinati alla Turchia è sempre quella che scotta. Altro? L’occhiello cela una notizia: “Draghi: «Ripresa lenta, la Bce interverrà. Su banche e salvataggi le regole vanno seguite»”. Il numero uno della Bce parla 24 ore dopo la sortita del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che chiede modifiche al bail-in. C’è qualcosa che non torna tra Roma e Francoforte. Il Corriere è ricco di spunti. Ernesto Galli della Loggia uncinetta un pezzo sull’equivoco dei diritti, la loro origine, natura e il rapporto (variabile) che hanno con la democrazia liberale: “Quando stabiliscono nuovi diritti le suddette maggioranze lo fanno, dunque, non già per adempiere i comandamenti della «democrazia liberale», ma perché ogni volta ciò gli sembra politicamente conveniente: vale a dire in grado di riscuotere il favore degli elettori, di fargli vincere le elezioni. Dal che deriva che di fronte alle loro decisioni si potrà benissimo e con buone ragioni continuare a dirsi democratici e liberali: ma semplicemente di diverso parere rispetto a loro. Non mancando magari di ricordare che per loro natura le maggioranze sono condannate ad essere sempre, in un modo o nell' altro, le rappresentanti del pensiero comune e del conformismo sociale”. Ottimo. C’è il prefetto della Capitale, Francesco PaoloTronca che dopo aver fatto la guerra ai centurioni del Colosseo, scoperto che nell’Urbe ci sono milioni di topi nelle fogne (e a cielo aperto), ora ha realizzato con vent’anni di ritardo che esiste un’affittopoli romana. Qui a List abbiamo pretese più terra terra e attendiamo con ansia che in città funzioni il servizio di nettezza urbana. Cosa fa Repubblica? Apre su Renzi, spalla sui millennials americani che votano i nonni, foto sulla Birmania. Tutto ordinato, calmo, rilassato. Troppo. Andiamo avanti, giro di titoli. La Stampa: “Conti e migranti, Renzi sfida l’Ue”. Il Giornale ha una storia di binari, treni in ritardo e ministri: “Un Frecciarossa per la Boschi inguaia i pendolari italiani”. Leggiamo: “Il treno Boschi, dal nome della potente ministra della provincia di Arezzo. Un privilegium aretinum tanto curioso quanto sospetto. Non c’è alcuna prova che il ministro abbia voluto la fermata nella sua città, ma tanti indizi. E non sarebbe il primo mezzo pubblico ad personam”. Libero che fa? “Meloni linciata perché è incinta”. E’ esattamente lo specchio della lotta politica in Italia, lo sbriciolamento del dibattito pubblico e la sua metamorfosi in assalto da fiera: brutale e senza onore. Che fa il Messaggero? Ha un titolo di taglio che è un sempre verde nei giornali: “Auto blu dimezzate ma c’è il taglio beffa: i ministeri resistono”. Non avevamo dubbi. Notizie? Su MF c’è un match tra Italia e Russia: “Saipem chiede 760 milioni a Gazprom”. Occhio a Draghi, sul Sole 24Ore: “Moderata ripresa ma i rischi aumentano”. E un avviso a quelli che in Italia bisogna fare diversamente: “Applicare con coerenza le norme sul bail-in”. Sommersi e salvati. Buona giornata.

     

    La metamorfosi di Trump. Ha perso la prima sfida in Iowa, ma la notizia rischia di essere un’altra: è stato di cavalleresca correttezza nell’ammettere la sconfitta, ha ringraziato gli avversari e si è congratulato con loro. La prossima tappa è in New Hampshire e là Trump è accreditato di un vantaggio di oltre 25 punti. Vediamo. E nel campo democratico? testa a testa incredibile tra Hillary Clinton e Bernie Sanders. Conseguenze? I delegati di Cruz sono 8 e quelli di Trump 7. La Clinton ne ha presi 23 e Sanders 21. Servono 2383 delegati (su 4764) per ottenere la nomination alla Casa Bianca nel Partito democratico e 1237 (su 2472) nel Partito repubblicano. Corsa lunga, è appena iniziata. E occhio al Super Tuesday del 1° marzo, si vota in tredici stati. Tutto quello che c’è da sapere su: New York TimesReal Clear Politics, Washington Post, Politico

     

    Brexit. La bozza d’accordo tra Unione europea e Regno Unito comincia a circolare. E non è solo una questione di nuove regole sull’immigrazione. C’è sempre la sterlina.

     

    Google, Alphabet e i viaggi sulla luna. Allora, la nuova capogruppo di Google ha dato i numeri e di botto è diventata la società più ricca del mondo, nonostante abbia fatto progetti che nel solido mondo del business verrebbero considerati un grosso azzardo, dall’auto senza pilota ai viaggi spaziali. Quanto denaro a vuoto (per ora) c’è in queste avventure? 3.6 miliardi di dollari. Risultato? Il mercato è impazzito di gioia perché la gallina dalle uova d’oro, Google, va alla grande, e i progetti pazzi servono a consolidare la leadership nel settore della tecnologia. Conseguenze: + 6 per cento e 550 miliardi di capitalizzazione, sorpasso su Apple che segna 540 miliardi. E questo si ottiene solo se si è davvero bravi. Si chiama immaginazione.

     

    2 febbraio. Nel 1990 viene ucciso a Roma il boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis.