Ignazio Marino e Matteo Renzi (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Roma tra il dracma Marino e il Renzi day

Mario Sechi
Se cercate il conformismo e il peggiorismo, il ma anche no e il però, rigorosamente con il ditino alzato, leggete il Corriere della Sera. Primo caffè, titolo di ieri: “Crisi, 20 anni per recuperare”. Sono i dati del Fondo monetario internazionale, si riferiscono al lavoro.

Santi Nazario e Celso, martiri, i cui corpi furono rinvenuti da sant’Ambrogio a Milano.

 

Titoli. Se cercate il conformismo e il peggiorismo, il ma anche no e il però, rigorosamente con il ditino alzato, leggete il Corriere della Sera. Primo caffè, titolo di ieri: “Crisi, 20 anni per recuperare”. Sono i dati del Fondo monetario internazionale, si riferiscono al lavoro. Commento con il titolo già settato dalla tipografia automatica del giornalista collettivo: “La generazione perduta”. Un fondamentale Mattarella a centro pagina: “Gli egoismi pesano sull’Europa. Ci batteremo per i marò”. Rassicurato dal Quirinale con frasi non banali di cui si discuterà moltissimo stasera a cena a Parigi e a Berlino, passo a Repubblica. Il quotidiano illuminista getta luce su tutto e titola sui grattacapi del partito renziano: “Roma sul baratro, lascia anche Sel. Sanità, è battaglia”. Caro premier, la soluzione è solo una: a Roma mandateci la Troika. Quanto alla Sanità, affidate tutta la spesa alle manine di forbice di Wolfgang Schauble. Occhio al fogliettone di Repubblica, è su la Casa Vianello dei Radicali: “Pannella, rottura con la Bonino. Emma non è più radicale. Pensa solo al jet set”. Be’, certo, Pannella in questi decenni ha tenuto il low profile, lontanissimo dai riflettori. Vabbè, andiamo oltre. E a Roma che accade? Leggiamo er giornale de bottega e de portafoglio, er Messaggero: “Renzi: Roma non merita questo”. Sì, ci arriviamo signor premier, però lei scrive lettere a quelli di via del Tritone e sembra un disco rotto. Più Marino resta al suo posto più lei perde smalto, consenso e credibilità. Libero si dedica a cose concrete, soldi: “La Cina crolla, la Ue quasi. Ecco dove mettere i soldi”. Ok, tutto risolto. Disavventure? Quella dell’Espresso con Crocetta alla cornetta, impaginata dal Giornale: “Falsa notizia e calunnia, indagati i giornalisti dell’Espresso”. Cominciamo bene. Buona giornata.

 

Zagrebelsky e la sovranità. Il giurista (Gustavo) che si occupa di economia è uno spettacolo. Su Repubblica scrive che “di fronte alla Grecia non c’era l’Europa, ma la finanza che si fa beffe di formalità e competenze codificate”. E naturalmente “pecunia regina mundi” e perbacco “vox clamantis in deserto” e perdindirindina “l’Europa politica” è “un progetto all’ordine del giorno urgente e cogente”. Cogente. Che meraviglia. Chi sono i creditori della Grecia? Potete seguirne le tracce in un grafico interattivo del Wall Street Journal. Ecco la finanza di cui parla Zagrebelsky. Centotrentuno miliardi deve incassarli un soggetto chiamato European Financial Stability Facility (EFSF). Che cosa è? E’ un meccanismo di salvataggio fondato nel giugno del 2010 per assistere Irlanda, Portogallo e Grecia. Chi sono gli azionisti? Eccoli: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Niente Wall Street, nessuna traccia del mio amico Gordon Gekko, ci sono i governi. Ah, la finanza, dove sarà mai nascosta? Un altro creditore è la Banca centrale europea: 24 miliardi da riscuotere. Chi sono gli azionisti? Il capitale della Bce è sottoscritto dalle banche centrali dello Stato, a loro volta partecipate dai governi e altre istituzioni finanziarie. L’elenco si può agevolmente leggere qui.  Poche tracce dei perfidi gnomi di Zurigo, peccato. Il Fondo monetario internazionale conta per 19 miliardi. Chi c’è dentro l’istituzione di Washington? Sono 188 paesi che partecipano in quote variabili al Fondo, le quote sono determinate secondo gli indici economici principali: Pil, riserve, etc. Banche presenti? Zero. Bello, il fantasioso mondo di Zagrebelsky. Andiamo avanti. Trentaquattro miliardi sono di investitori privati, i più vari. I governi dell’Eurozona direttamente pesano per 53 miliardi di euro. Altri 15 miliardi sono dei sottoscrittori di titoli di Stato emessi da Atene. Nel magico mondo di Zagrebelsky tutto è della finanza cattiva, solo che alla prova dei fatti i creditori sono gli Stati direttamente o indirettamente attraverso i meccanismi di salvataggio dell’Europa, presentissima. I primi tre soggetti esposti con il bilancio sbrindellato della Grecia sono Germania, Francia e Italia. La geografia dei creditori della Grecia dal 2010 a oggi è cambiata radicalmente. Le banche si sono ritirate, sono rimasti i governi. Così:

 

 

Citofonate Zagrebelsky: l’Europa c’è, sono i governi che semplicemente vogliono indietro i soldi prestati alla Grecia.

 

Varoufakis e la dracma. Ecco la telefonata in cui parla del suo piano. E questa è la trascrizione del Financial Times.

 

La Germania e l’Europa. Volete sapere perché la Germania ha un ruolo chiave nel Vecchio Continente? Allora seguite alla sede della Commissione europea a Roma il seminario organizzato dall'Istituto Affari Internazionali di Roma e la Europaische Akademie Berlin. Parlerà Michael Roth, ministro tedesco per gli Affari Europei. (Via IV Novembre, 149 ore 11:30 - 13:00)

 

Il dracma di Marino. Siamo nel campo dei disastri, lui ci sta benissimo qui. The Daily Beast titola così: La seconda caduta di Roma. Alle 14 il sindaco di Roma dovrebbe essere ascoltato dalla commissione Trasporti della Camera per i disagi della tratta ferroviaria Roma-Lido. Daje.

 

Renzi. Alla festa dell’Unità c’è il Matteo Day. Giorno delicatissimo, con la crisi della Capitale che erutta sondaggi in calo per il governo. Stay tuned, ore 21.

 

Istat. Per sapere, per capire. Escono i dati sulla fiducia delle imprese e dei consumatori.

 

Pakistan (e Afghanistan). Per la serie guerre dimenticate, segnalo l’intervento di Raheel Sharif, Capo di Stato Maggiore dell'esercito pakistano all’incontro organizzato dal Centro Studi Internazionali (Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato - ore 16)

 

28 luglio. Tazio Nuvolari nel 1935 vince il Gran Premio di Germania sul circuito del Nurburgring. Il Mantovano volante.

 

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