Sparta

Stefano Taddei

Marcello Lupi
Carrocci, 224 pp., 17 euro

Sparta rappresenta un unicum dell’antichità. Della civiltà laconica si sono sedimentate nella memoria collettiva tante tipicità che la differenziavano da altre realtà, anche vicine. Certamente il modello ateniese era quello che strideva di più con quello spartano. In realtà le cose starebbero diversamente. In questo testo Marcello Lupi vuole dare conto dei numerosi studi che nei decenni passati hanno cercato di dare nuove prospettive per una più congrua storia di Sparta. Tale città ha subìto una sorta di idealizzazione, dovuta però principalmente a fonti esterne. Da siffatta letteratura superstite sono nati tanti luoghi comuni che è ora di indirizzare al meglio. Già la fondazione di Sparta non fu dovuta ai dori discesi nel Peloponneso, bensì fu frutto di popolazioni che già lì risiedevano precedentemente. Lo stesso Licurgo, a cui la tradizione faceva risalire il ruolo di legislatore delle istituzioni cittadine, si staglia primariamente come una figura non storicizzabile ma che ha avuto grande importanza nel delineare certe caratteristiche peculiari della realtà laconica come l’austerità o il grande interesse per l’esercizio delle armi. L’evento più eroico e rinomato delle guerre dei Greci contro i Persiani, la resistenza di Leonida e i suoi spartiati presso le Termopili, fu fondamentalmente una sconfitta che fu minimizzata dalla successiva vittoria delle forze alleate presso Platea. Anche in questo caso la propaganda spartana ebbe buon gioco a creare parecchie idealizzazioni dure a morire anche ai nostri tempi. Molto importante era presso Sparta l’obbligo, ogni sera, di consumare un pasto insieme ai compagni d’armi. Ciò creava ulteriore affiatamento nelle varie aggregazioni militari ed era basilare per rendere i laconici particolarmente agguerriti e uniti in battaglia. La loro fama inoltre li precedeva prima dei combattimenti, senza dimenticare certi effetti psicologici che sapevano utilizzare per incutere ancora più timore negli avversari. Dal IV secolo a.C. la potenza di Sparta cominciò a decadere, finendo successivamente nell’alveo dell’impero romano. Alcuni imperatori, per primo Augusto, continuarono ad avere riverenze per il glorioso ed ideale passato della città laconica ma non ne arrestarono il tramonto finché nel XIII secolo l’abitato antico fu infine abbandonato. La saga di Sparta è però arrivata fino ai giorni nostri, utilizzata come riferimento ideologico, tra gli altri, dalla Rivoluzione Francese o dal Terzo Reich, senza dimenticare gli usi che ne sono stati fatti anche nei recenti scontri di civiltà. Questo libro cambia la prospettiva di parecchie forzature.

 

SPARTA
Marcello Lupi
Carrocci, 224 pp., 17 euro

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