Il futuro dell'immagine

Stefano Taddei

Federico Vercellone
Il Mulino, 152 pp., 15 euro

L’immagine domina l’attualità. Lo si riscontra da tempo, pensando che sia una mera congiuntura degli ultimi lustri. In realtà, quello odierno, è solo l’ultimo passaggio di una diatriba che attraversa i secoli e coinvolge parola e figurazione. La colpa primigenia della rappresentazione, sulla scorta del pensiero di Platone, fu di non essere riflessiva come il verbo. Certamente il presente ha modificato, attraverso l’intervento pure di altri pensatori, tale assunto. Ora l’immagine è sicuramente un fenomeno che, in tempi d’instabilità identitaria, può esporre per la maggioranza un’ancora di salvezza. Siamo inoltre in una situazione in cui diverse culture conflittuali sono costrette a vivere fianco a fianco. Anche in questo caso la visione ha assunto un valore grandissimo, non certamente di pacificazione. L’identità ha oggigiorno una valenza universale grazie alla tecnologia e così si crea un cortocircuito dell’immagine in cui tutti hanno possibilità esplicative tali da rendere il mondo parecchio conflittuale. In tale testo l’autore propone un “reincantamento del mondo” che veicoli per l’essere una nuova identità, più universalmente condivisa. La visibilità dovrebbe uscire dalle maglie dell’estetica e proporsi come apertura verso nuovi mondi possibili. Sicuramente le rivoluzioni tecnologiche più recenti saranno di notevole ausilio su questa strada. Nello scorrere incessante delle immagini e delle conseguenti identità che vi si accompagnano bisogna scegliere quali fermare. Tali soste devono essere modulate intelligentemente perché foriere di inusitate formazioni personali e complessive. Qui poi non è sbagliato considerare una nuova etica della figurazione che ci trasporti oltre le sabbie mobili dell’attualità. Importante quindi la cernita che passa nel marasma contemporaneo. Trovare una condivisione universale in immagini-mondo è la vera sfida che attraversa lo statuto dei nostri tempi. Numerosi sono gli autori che si stanno muovendo in questo senso, dove l’immagine si contamina con il mondo e propone tragitti di senso ulteriori. Quello che ci appare è allora il potere generativo della rappresentazione, emancipatasi dalla pura apparenza. Solo augurandosi un cambiamento culturale grazie alla potenza simbolica della visibilità, si potrà condividere una realtà che, altrimenti, sembra impazzita in mille rivoli disgiuntivi. La sfida è perciò lanciata, vedremo nell’avvenire cosa ci potrà regalare la nostra società. Il futuro dell’immagine è perciò nel suo sapersi modificare riflettendo su se stessa, in nome di una creazione di nuovi universi da condividersi il più possibile.

 

IL FUTURO DELL'IMMAGINE
Federico Vercellone
Il Mulino, 152 pp., 15 euro

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