Dall'altra parte

Stefano Priarone

Moreno Burattini
Cot-Up, 256 pp., 15 euro

Sono uno sceneggiatore di fumetti, uno scrittore fallito” dice il protagonista del romanzo autobiografico di Tiziano Sclavi (il creatore di Dylan Dog), “Non è successo niente”. Al contrario, Moreno Burattini, da un quarto di secolo sceneggiatore dello storico personaggio di Zagor (pubblicato dalla Bonelli di Dylan Dog) e da un decennio anche curatore della serie, è quasi fiero di dire “non sono uno scrittore, ma un intrattenitore” nell’introduzione di questa raccolta di racconti, a volte vecchissimi (certi risalgono ai primi anni Ottanta, quando Burattini, classe 1962, era adolescente), a volte recentissimi. Ventisei racconti, illustrati da celebri fumettisti, che hanno tutti un elemento in comune, il finale a sorpresa, e l’ultimo è una storia non a fumetti di Zagor (non la prima di Burattini che ha pure scritto un romanzo con protagonista il personaggio). Certo, il gioco alla lunga è un po’ prevedibile, si può immaginare che il mostro non stia insidiando la fanciulla a differenza di quanto pensa l’ingenuo cavaliere, se non dai soldi a un misterioso barbone, male te ne incoglierà, se, in un lontano futuro, vengono creati esseri sintetici per fare i lavori più degradanti, stai pur certo che nel tempo evolveranno e cercheranno di rimpiazzare gli umani. E il pifferaio magico non la conta tanto giusta quando promette ai villici di liberarli da un feroce lupo. Eppure in questi racconti, quasi tutti horror o fantascientifici, emerge un Burattini in parte diverso: se le avventure di Zagor, il giustiziere dell’immaginaria foresta di Darkwood nell’America del primo Ottocento devono comunque finire con la vittoria (anche se magari amara) le sue storie brevi hanno quasi tutte un finale non lieto, vincono spesso i “cattivi”, siano alieni o mostri (nella stessa storia di Zagor i “cattivi” sono puniti ma muoiono indiani innocenti e bellissimi cavalli). E sottotraccia affiorano le inquietudini dell’autore, che si interroga sulla morte e sull’esistenza di Dio: almeno quattro racconti sono ambientati dopo la sepoltura dei protagonisti. E se la “Signora Miller e Dio” è una storia leggera (con una celebre giallista – non diciamo di chi si tratta per non spoilerare – che svela all’Onnipotente il vero assassino di Abele), altri sono invece sofferti, come “Il giudizio di Dio” nel quale l’autore sembra ribellarsi, ma con una nota disperata, alla propria educazione cattolica, facendosi domande sulla versione di Dio che gli è stata insegnata. Mentre è un amaro bilancio sull’esistenza l’autobiografico “L’arcobaleno alla fine del mondo”. E pensare che c’è chi pensa che gli scrittori “di genere” non mettano se stessi nelle proprie opere.

 

DALL’ALTRA PARTE
Moreno Burattini
Cot-Up, 256 pp., 15 euro

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