Il Playboy

Stefano Priarone
Chester Brown
Coconino Press Fandango, 224 pp., 18 euro

    Siamo tutti eroi delle nostre storie. E questo è particolarmente evidente nelle storie autobiografiche: i narratori cercano – consciamente o meno – di apparire più brillanti, più spiritosi, più affascinanti di quanto non siano nella realtà. I fumetti autobiografici a volte sembrano fumetti di supereroi con l’autore al posto di Batman o Capitan America. Con l’importante eccezione di quelli di Chester Brown: il fumettista canadese si racconta senza filtri, nelle sue storie non è certo un eroe, e neppure antieroe, è un uomo senza qualità, a parte la spietata sincerità. Se nel recente “Io le pago”  aveva raccontato, senza inibizioni, dei suoi rapporti con le prostitute – con tanto di diario e nomi delle escort frequentate – “Il Playboy”, che risale ai primi anni Novanta ma era finora inedito in Italia (l’edizione tradotta è quella del 2013, con le sue note), racconta della scoperta della celebre rivista di Hugh Hefner. Siamo nel 1975, Brown ha quindici anni, esce dalla chiesa, va dall’altra parte del sobborgo di Montréal dove abita,  compra la rivista, si eccita vedendo la playmate (Marilyn Lange, ci informa). Però nasconde il numero in un prato. E così fa con i successivi, cerca di comprarli dove non lo conoscono, strappa le pagine che lo interessano, nasconde o brucia la rivista, che guarda sempre con un forte senso di colpa, spesso pre-politicamente corretto (si sente razzista se la playmate nera non lo eccita). Anche senza pensare alla attuale enorme offerta  pornografica su internet, è curioso per un lettore italiano, cresciuto con modelle seminude persino sulle cover dei newsmagazine, osservare il grande imbarazzo di Brown per  una rivista dove ci sono stati articoli notevolissimi, che ha pubblicato racconti di autori come John Updike o García Márquez e che all’epoca presenta “Little Annie Fanny”, fumetto di due maestri quali Harvey Kurtzman e Will Elder. Brown arriva a rivelarci persino la sua tecnica di masturbazione. E racconta di quando, anni dopo, fidanzato con una ragazza che non gli piace, deve fantasticare sulle sue playmate preferite per mantenere l’erezione quando fa l’amore con lei, tanto che è contento quando viene lasciato. La sincerità di Brown è tanto affascinante quanto disarmante: nel finale del libro ci informa di avere (nascosta in camera sua) una collezione di foto spessa circa dieci centimetri. Nelle note, aggiornate a tre anni fa, ci dice il numero di dvd porno che possiede. Ma, forse, essere così docilmente e impudicamente sincero è il modo per essere l’eroe delle sue storie.

     

    IL PLAYBOY
    Chester Brown
    Coconino Press Fandango, 224 pp., 18 euro