La guardia, il poeta e l'investigatore

Maurizio Stefanini
Jung-myung Lee
Sellerio, 393 pp., 16 euro

    Cresciuto in un negozio di libri usati, poi studente e infine soldato, dopo la fine della Seconda guerra mondiale il ventenne Watanabe Yuichi è recluso in quello stesso carcere di Fukuoka presso cui aveva prestato servizio come guardia. “Per la legge marziale americana sono accusato di maltrattamenti sui prigionieri. Un’imputazione prevedibile visto che durante la guerra ho reso servizio come guardia; persino io faticherei a dichiararmi innocente”, ammette nel lungo resoconto che sta scrivendo per il tribunale che dovrà giudicarlo. “Ho maltrattato i prigionieri, qualche volta intenzionalmente, altre senza neanche accorgermene. Ho urlato e picchiato. Non posso fare altro che accettare il reato di cui mi accusano. Ma di qualcos’altro sono ancora più colpevole: non aver fatto niente”. Più che per difendersi, infatti, scrive per raccontare la storia di due uomini che ha conosciuto. “Uno era un detenuto, l’altro una guardia carceraria. Uno un poeta, l’altro un addetto alla censura”. Considerato un eroe di guerra per essere scampato ai russi in Manciuria in circostanze  misteriose ma temuto dai detenuti per la brutalità con cui li tratta e con cui cerca forse di esorcizzare gli incubi del suo passato, Sugiyama Dozan nel corso di una vita difficile ha anche ricoperto mansioni che richiedevano spiccate doti di sensibilità: s’ingegnò al punto da diventare accordatore di pianoforti, finendo per interessarsi anche di letteratura. Molti dei detenuti di Fukuoka sono coreani accusati di nazionalismo. In carcere è loro imposto l’uso del solo giapponese. Yun Dong-ju, giovane poeta cattolico, conosce abbastanza la lingua nipponica da poter scrivere per conto dei suoi compatrioti lettere in grado  di passare la censura. Sugiyama, però, muore assassinato (con dettagli crudi che testimoniano una certa ferocia).  Watanabe è dunque incaricato non solo di prendere il suo posto come censore, ma anche di indagare sul delitto. Dall’inchiesta emergono le strane relazioni che si erano stabilite tra Sugiyama e Yun Dong-ju, ma anche altri segreti, insospettabili e terribili. Molte cose, infatti, non erano in realtà come sembravano. Ex giornalista che ha esordito in letteratura nel 2006, Jung-myung Lee con questo libro ha venduto oltre un milione di copie. Sebbene la vicenda narrata sia frutto della fantasia dell’autore, Yun Dong-ju è esistito davvero, e la sua raccolta postuma “Cielo, vento, stelle e poesie” è una delle più significative della letteratura coreana contemporanea.

     

    LA GUARDIA, IL POETA E L'INVESTIGATORE
    Jung-myung Lee
    Sellerio, 393 pp., 16 euro