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lettere al direttore

Non c'è nessun rischio di orbanizzazione della Consulta

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Il governo dice che cambierà presto il Pnrr, ma ho l’impressione che in questi mesi si sia dimenticato di qualcosa: ci ha detto spesso che lo vuole cambiare, d’accordo, ma non ci ha ancora spiegato cosa vuole cambiare. C’è da preoccuparsi davvero?
Luca Martini

 

Le riporto un’agenzia uscita ieri. “La Spagna ha presentato alla Commissione una richiesta di modifica del suo piano di ripresa e resilienza, al quale si aggiunge il capitolo RePowerEu. Le modifiche proposte dalla Spagna prevedono l’aggiunta di 18 riforme e di 25 investimenti nuovi o più consistenti, per un totale di oltre 95 miliardi di euro di finanziamenti aggiuntivi. Gli investimenti proposti riguardano 66 miliardi di euro di nuovi strumenti finanziari per promuovere gli investimenti nell’economia, anche per sostenere la competitività delle Pmi e la transizione verde e digitale. Sono inoltre previsti 28 miliardi di euro per sostenere ulteriormente i progetti industriali strategici già delineati nel piano originale, di cui 8 miliardi di euro per realizzare gli obiettivi di RePowerEu. La richiesta della Spagna di modificare il proprio piano si basa sulla richiesta di usufruire degli 84 miliardi di euro di prestiti disponibili. E’ stato inoltre incluso un capitolo di trasformazione di RePowerEu che comprende sia le riforme che gli investimenti, finalizzati ad allontanare ulteriormente il paese dai combustibili fossili russi. Le modifiche proposte fanno sì che il piano presentato valga quasi 164 miliardi di euro”. Ci sono paesi che il Pnrr lo vogliono modificare e spiegano anche come vogliono farlo. Ci sono paesi che il Pnrr lo vogliono modificare e non dicono come vogliono farlo. Indovinate quale di questi paesi coincide con la Spagna e quale di questi paesi coincide con l’Italia. 

     


   

Al direttore - Leggo che alcuni esponenti del centrosinistra sostengono che la destra stia per “orbanizzare” la Corte costituzionale. Leggo titoli intensi. La Stampa, ieri, ha scritto: “Le mani sulla Consulta”. Repubblica, due giorni prima, ha scritto che “la destra adotta il modello Trump per cambiare la Corte”. Mi chiedo allora: ma perché quando è la sinistra a presidiare il potere si definisce quel processo “ricambio” e quando è la destra lo si definisce “occupazione?”. Cosa mi perdo?
Maria Arrini 

 

I giudici da nominare alla Corte costituzionale, da qui alla fine del prossimo anno, sono sei. Due di questi li nomina il presidente della Repubblica (che non ci pare si chiami Viktor di nome). Gli altri quattro li nomina il Parlamento. E li nomina con una maggioranza molto ampia che il centrodestra non ha: tre quinti dei membri. Un membro scade a novembre. E sarebbe curioso che quel membro non fosse del centrodestra considerando che il centrodestra alla Consulta esprime solo un elemento. Gli altri scadono nel 2024. Secondo uno schema consolidato, chi ha la maggioranza in Parlamento dovrebbe esprimerne tre fra quelli eletti dal Parlamento (che in tutto sono cinque). Se il centrodestra dovesse esprimerne qualcuno di più, non sarebbe un sintomo di una deriva orbaniana ma sarebbe il sintomo di una incapacità delle opposizioni di fare squadra insieme. E se proprio dobbiamo dirla tutta, a proposito di Corte, quando a novembre scadrà il mandato dell’attuale presidente, Silvana Sciarra, essendo il criterio normale di successione legato all’anzianità non ci sarà con ragionevole certezza un presidente della Corte vicino alla maggioranza di governo, essendo i tre giudici più anziani più vicini al centrosinistra (Modugno, Barbera, Prosperetti). Da Budapest è tutto, a voi studio.

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