le lettere al direttore

Per gestire il Pnrr, pieni poteri (stavolta sì) a Palazzo Chigi!

Chi ha scritto a Claudio Cerasa

Al direttore - Tutte le scadenze del Pnrr erano state rispettate dal governo Draghi ma con l’attuale esecutivo si è cominciato a parlare di modifiche e di rinvii, senza nemmeno spiegare cosa si intenda fare, a partire dalla governance. La gestione dei processi, come rilevato dalla Corte dei conti, è complessa a causa di un sistema burocratico lento e non controllabile. Rischiamo di perdere la più importante occasione di crescita che il paese abbia mai avuto da molti anni a questa parte per far fronte alle sfide della modernità: essere competitivi, far crescere l’economia e ridurre le diseguaglianze. Condivido la necessità, di fronte a un quadro tanto preoccupante e all’incapacità conclamata del governo Meloni di gestire questo dossier cruciale, di affidare la gestione del Pnrr a un civil servant, scelto fuori dalle logiche di bottega e spartitorie, che come commissario straordinario possa adottare i provvedimenti necessari affinché i progetti previsti siano eseguiti. Ne va del futuro dell’Italia. Il 10 novembre del 2011, nel pieno della crisi dello spread, il Sole 24 Ore decise di aprire il giornale con il titolo: fate presto. Ecco, è arrivato il momento che il governo agisca per non perdere un’occasione storica e far precipitare il paese in una crisi da cui sarebbe difficile risollevarsi. Fate presto! 
Beatrice Covassi

  

Al direttore - Ci vorrebbe un Figliuolo, lei scrive in sostanza, per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, considerati i ritardi e le difficoltà di cui si parla. Non so se basterebbe. Del resto, l’accentramento dell’intera governance del Piano a Palazzo Chigi non sarebbe, dal punto di vista degli insegnamenti della disciplina dell’organizzazione, sbagliato. Naturalmente, bisogna disporre di tutte le leve: personale con le relative competenze istituzionali e professionali, norme adeguate e tecnologie. Se non ricorrono queste circostanze è ovvio che sorgono problemi. Ma nella situazione attuale, prima ancora di un eventualmente necessario Figliuolo con quel che ciò significa, occorre che sia compiuta un’operazione di trasparenza e di “accountability”: sullo stato di attuazione del Piano, sui ritardi, su eventuali ostacoli, sulle prospettive, sulle parti che ci si ripromette, se così è, di rinegoziare con la Commissione Ue, nel presupposto che naturalmente sono specifiche parti che possono essere ridiscusse e per le motivazioni espressamente previste dalle relative disposizioni, non certo l’intero Piano e che ciò può farsi, per ovvie ragioni, una sola volta. Diversamente, si offrirebbe l’immagine non solo dell’incapacità di attuare misure ottenute, in sede europea, con impegno e di carattere straordinario, ma anche di una più generale inadeguatezza. Insomma, sul Pnrr si gioca molto di più della realizzazione del Piano stesso. 
Angelo De Mattia

    

Più che scaricare sul passato i problemi del presente (due degli alleati di Fratelli d’Italia, Lega e FI, il Pnrr lo hanno scritto e approvato nella scorsa legislatura), il governo Meloni farebbe bene a trovare soluzioni per risolvere i problemi. E se ci sono dei ritardi nel Pnrr, come ci sono, Meloni non dovrebbe dare l’impressione di essere rassegnata all’idea di essere pronta a perdere qualche miliardo per strada ma dovrebbe dare l’impressione di essere pronta a fare tutto ciò che è necessario per diventare lei il Figliuolo del Pnrr. Serve un commissario, lo abbiamo detto, ma nulla vieta che quel commissario possa essere proprio il premier. Una volta tanto, l’espressione pieni poteri a Palazzo Chigi non suonerebbe male.