I cattolici al bivio fra destra e sinistra: tertium (polum) non datur

Le lettere al direttore del 22 marzo 2023

Al direttore - Banche: aumenta il tasso di discredito.
Michele Magno



Al direttore - Quanto accaduto e segnalato qui ieri da Matteo Matzuzzi a proposito dell’inaudita “rampognata” via Twitter di Austen Ivereigh, attento osservatore d’oltremanica delle cronache ecclesiali, all’indirizzo del vescovo di Sydney per aver osato ospitare sul settimanale diocesano un articolo critico nei confronti dell’attuale pontificato, è solo l’ennesimo episodio di una lunga serie. E c’è da scommettere che non sarà l’ultimo. Per dire, qualche anno fa toccò allo stesso Matzuzzi finire nel mirino degli zelanti apostoli della Chiesa della misericordia cosiddetta, per aver pubblicato un’indagine la cui unica “colpa” era quella di dissentire da quanto sostenuto in un pezzo forse un pelo agiografico del direttore della Civiltà Cattolica. E che dire di quando i volenterosi guardiani della rivoluzione promossero nei confronti di Vittorio Messori, anch’egli reo di aver dato voce ad alcune rispettose perplessità nei confronti del nuovo corso ecclesiale, niente meno che la formazione di un comitato (sic!) che pretendeva che il Corriere della Sera con cui collaborava gli sospendesse la collaborazione? L’elenco potrebbe continuare a lungo. Fatti e misfatti che non fanno che confermare la distanza siderale tra certe narrazioni e la realtà (è anche per questo se dalla Chiesa in uscita all’uscita dalla Chiesa è un attimo). Ora l’aspetto singolare che accomuna le vicende che videro coinvolti Matzuzzi e Messori, come pure tanti altri, è che gli attacchi giunsero da quegli stessi ambienti che incidentalmente anni addietro contestavano un giorno sì e l’altro pure s. Paolo VI, s. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Con una piccola differenza: che se un Pontefice viene criticato, per semplificare, da sinistra, è lui che sbaglia e i suoi critici sono tutti martiri del libero pensiero; quando invece il Papa è criticato da destra, allora è lui che ha ragione e i suoi detrattori torto marcio. Al solito, due pesi e due misure. Anzi no, è che le cose sono complesse, ecco. Avanti il prossimo.

Luca Del Pozzo


 
Al direttore - Diciamoci la verità. La nuova leadership del Pd guidato da Elly Schlein ha impresso una nuova, e forte, identità politica e culturale al principale partito della sinistra italiana. Una identità netta e chiara che si può riassumere con alcuni titoli: radicale, libertaria ed estremista. E’ evidente a tutti che la nuova torsione politica del Pd scaturita dal voto delle primarie   archivia definitivamente una fase – quella inaugurata da Veltroni nel 2007 con la piattaforma del Lingotto – e decolla, di conseguenza, una stagione del tutto diversa, se non addirittura alternativa. Ora, con una identità più marcata e più netta è altrettanto evidente che ci sono culture politiche che, di fatto, sono estranee ed esterne rispetto al “nuovo corso” politico del Pd. Tra queste c’è, oggettivamente, la cultura cattolico-popolare e cattolico-sociale. E questo al di là delle strumentali e imbarazzanti  rassicurazioni dei cosiddetti “cattolici adulti” che garantiscono sulla bontà della nuova identità del Pd. Molto più semplicemente, si deve prendere atto che cambia la gerarchia valoriale, culturale e politica del progetto incarnato da Elly Schlein. Un progetto, cioè, che vede nella cultura cattolico-popolare un residuato ideologico del tutto avulso dalla prospettiva di un partito che fa proprio  della piattaforma radicale, libertaria e massimalista la sua nuova bussola di riferimento. Qui non si tratta, come ovvio, di riproporre una nicchia clericale, confessionale e legata a modelli del passato. In discussione c’è la sostanziale impraticabilità/impossibilità della tradizione cattolico-popolare e sociale di continuare a giocare un ruolo protagonistico nel progetto politico della Schlein. Ecco perché è giunto il momento per fare chiarezza. Politica, culturale e organizzativa. E l’area   popolare, seppur nella sua varietà e complessità, non può che guardare politicamente altrove. E cioè, nello specifico, nella costruzione di un centro politico, e soprattutto, di una “politica di centro”. Un progetto politico dove l’area cattolico-popolare e sociale sarà nuovamente protagonista e non un semplice “ospite” a cui si può dare, al massimo, un semplice diritto di tribuna.
Giorgio Merlo

  

Non mi sembra, caro Merlo, che fuori dagli attuali partiti ci sia spazio per realtà popolari, cattoliche, alternative. Ho l’impressione che i cattolici debbano fare una scelta. Semplice. O di qua o di là. E fino a che vi sarà un sistema ultra maggioritario ho paura che tertium (polum) non datur.