Europa, Pos e tetto al contante. La giusta domanda per Meloni

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa. Le lettere del 13 dicembre 2022

Al direttore - Le malelingue dicono che per la sinistra il tetto al contante è di cinquecentomila euro in casa e di trentamila nella cuccia del cane.
Michele Magno


  

Al direttore – Leggo che sul profilo Facebook del presunto killer di Fidene vi sia una medaglia con un fascio littorio e il motto fascista “Molti nemici molto onore”, soldatini con le fattezze di Hitler e Mussolini. Come mai, caro Cerasa, i giornali si sono soffermati poco su questo elemento?
Carla Martoni

 

Purtroppo, in questo caso, più che il tema delle immagini presenti sul profilo Facebook di Claudio Campiti, l’autore della strage durante la riunione di condominio a Fidene, tornano di attualità le parole consegnate a questo giornale, qualche settimana fa, dal dottor Michele Cerquetti a proposito di malattie mentali. In Italia c’è un enorme buco organizzativo nella prevenzione e nella cura della malattia mentale. E non ci vuole una laurea per capire che un uomo distrutto dalla vita, dalla perdita di un figlio, che viveva in un rudere, da solo, che minacciava persone a destra e a sinistra, che scriveva i suoi deliri su un blog pubblico, che era stato più volte denunciato, che aveva cercato di ottenere senza riuscirci il porto d’armi, avrebbe forse fatto scelte diverse se fosse stato individuato con anticipo, dalle autorità sanitarie, come persona da seguire e aiutare. La medicina, ha scritto il dottor Cerquetti, “ha scelto di abdicare di fronte alla malattia e deroga ormai sempre più spesso a polizia e magistratura penale il compito del contenimento e della cura”. Più cura, meno burocrazia. Per colmare il buco organizzativo, a proposito di malattie mentali, occorre ripartire anche da qui.


  
 
Al direttore - Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso era partito con una grande soluzione per tutte le aziende in crisi: statalizzarle. Ma aveva fatto i conti senza l’oste: i proprietari. Che se non si limitano al giro di Confindustria, non sono disposti a cedere sovranità. Né si accontentano di garanzia Sace e golden power. E così, sia il direttore generale di Isab Eugene Maniakhine per Lukoil sia l’ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli per Ilva hanno fermato le mire nazionaliste del governo, che era già pronto a espropri e liquidazioni pilotate. Se dobbiamo vendere lo decidiamo noi. Nel frattempo però, Urso ha parlato di treno che sta deragliando. Un danno d’immagine incredibile per multinazionali quotate. Cosi si difende il Made in Italy?
Annarita Digiorgio


   

Al direttore - Non va disturbato chi produce: queste parole vengono rimproverate a Giorgia Meloni. Eppure “io sono Giorgia” ha avuto un buon maestro. Era una giovane, da poco impegnata in politica, quando Massimo D’Alema, allora presidente del Consiglio, esortava così gli imprenditori: “Crescete, arricchitevi, investite, se ci sono ostacoli segnalateceli, noi li toglieremo di mezzo”.
Giuliano Cazzola

  

A proposito di Meloni. Ieri la premier ha segnato un punto, ricordando che l’Unione europea ha deciso di fissare il tetto al contante a 10 mila euro, il doppio di quanto stabilito dal governo italiano. Si è chiesta retoricamente la Meloni: anche l’Europa vuole favorire gli evasori? La domanda di Meloni è corretta, ma  andrebbe inserita in un contesto diverso per risultare verosimile. E la domanda che le suggeriamo è: un governo che, dopo aver annunciato di voler alzare legittimamente il tetto al contante, decide di rendere più difficili i pagamenti con il Pos e di agevolare la politica dei condoni, è un governo che sta offrendo tutte le indicazioni necessarie per dimostrare di essere fortissimamente contrario a ogni forma di evasione fiscale?

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