Meloni perfetta sulle responsabilità russe. E sul rigassificatore?
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Mosca ha risposto con cento missili alle dieci proposte di Kyiv per l’apertura di una trattativa. Visto il rapporto tra i due numeri, i pacifisti intendono suggerire a Zelensky di dare una robusta sforbiciata al suo decalogo.
Michele Magno
“Quello che mi preme dire è che anche l’ipotesi che sulla Polonia sia caduto forse un missile non russo ma un missile dell’antiaerea ucraina, dal nostro punto di vista, cambia di molto poco la sostanza. La Russia sta sistematicamente distruggendo le infrastrutture civili ucraine in violazione di tutte le norme del diritto internazionale. Il fatto che i bombardamenti al confine da parte russa possano colpire il territorio polacco è un rischio che i russi conoscono bene, che hanno evidentemente reputato di voler correre. Quindi, la responsabilità di quanto accaduto è tutta russa”. Così ieri Giorgia Meloni al G20 a Bali. Su questo, semplicemente perfetta.
Al direttore - Dunque mi pare di capire che la Meloni ha convinto Biden a farci mandare più Gnl. Poi però le navi col Gnl le lasceremo, pure quelle, in rada, con divieto di attracco, perché la Meloni non è riuscita a convincere il sindaco di Piombino, del suo stesso partito, a fare il rigassificatore.
Maria Marroni
Resta un mistero che andrebbe chiarito. Ad agosto, il sindaco di Piombino, sindaco di Fratelli d’Italia, disse che del caso del rigassificatore “ne ha parlato spesso anche con Meloni”. E poi aggiunse: “La posizione del partito è chiara: in linea di massima FdI è favorevole ai rigassificatori, ma la scelta di Piombino è assolutamente sbagliata”. Delle due l’una. O il sindaco di Fratelli d’Italia considera la leader di Fratelli d’Italia una leader inadeguata a tutelare gli interessi degli elettori di Fratelli d’Italia. O il sindaco di Fratelli d’Italia ha fatto ricorso al Tar del Lazio, sul caso rigassificatore, avendo il via libera della leader del suo partito. Difficile pensare alla seconda opzione. Ma se la prima opzione fosse quella vera il problema non sarebbe da poco. E il problema sarebbe semplice: i populisti possono anche cambiare rotta, come ha fatto Meloni sui temi energetici, ma quello che il populismo ha seminato resta lì, a far marcire il paese.
Al direttore - Novembre è la stagione in cui nel ferrarese, mentre si lancia la fiocina all’ultima anguilla, si apre la caccia alla salama da sugo. Come l’Eupalla di Gianni Brera, la salama da sugo è femmina e ugualmente tonda, l’unico salame femmina dell’umanità, per ogni ferrarese oggetto di devozione e superstizione. Tecnicamente solo un insaccato di carni scelte e poco fegato, condite con aglio, pepe e spezie, cannella e talvolta chiodi di garofano, lasciate macerare giorni in vino e acquavite. La vescica di maiale le dà la sua forma e ne fa un pezzo unico per ogni porco, almeno nella tradizione. La si matura per un anno, appesa a una pertica nei solai durante la stagione fredda e sotto la cenere nella calura estiva. Si cuoce a vapore per sette ore appesa a uno stecco sopra una pentola d’acqua bollente. L’essenziale è che non vada perso il sugo nel budello, che serve a irrorare la carne al momento del servizio ma anche a condirci poi future tagliatelle. Di salama da sugo i ferraresi fanno anche concorsi. Il 17 novembre all’Istituto italiano di cultura di Parigi andrà in scena il primo Concorso di Salama da sugo all’estero. Cinque giurati rigorosamente ferraresi assaggeranno le cinque diverse salame che ognuno di loro porta in gara e nomineranno la vincitrice. I criteri di giudizio sono tre: forma, odore e sapore. Ma ci sarà anche un assaggio per il pubblico di una salama fuori concorso. Quest’anno la voce dice che la migliore sia quella di Madonnina Boschi. Il perché, come sempre, non si sa.
Diego Marani