Spacciare paura è pericoloso quasi quanto spacciare stupefacenti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Noi italiani siamo noti in tutto il mondo per il design, la moda, la pizza e la flat tax con aliquote differenziate.
Michele Magno

 

E siamo noti in tutti il mondo anche per creare allarmi che non ci sono. Un esempio lo ha offerto ieri su Twitter il nostro amico Carlo Alberto Carnevale Maffè. Meloni dice che in Italia vi è una “crescente emergenza di devianze da droga, alcol e criminalità”. Il problema c’è, ovvio, ma i dati intanto indicano questo. Numeri del 2021 rispetto al 2019. Uso di droghe e psicoattivi: -24 per cento. Persone a rischio per abuso di alcol: -11 per cento. Reati segnalati: -12,6 per cento. Si chiede Carnevale Maffè se spacciare paura non sia pericoloso come spacciare stupefacenti. Paragone azzardato, certo, ma tutti i torti Maffè non li ha.


 

Al direttore - Caro Cerasa, il recente dibattito sulla nuova denominazione del ministero dell’Istruzione rischia di far prevalere un’interpretazione elitaria ed esclusiva dell’idea di merito che è stata vista da molti come strumento di selezione discriminatoria degli studenti. Nei prossimi mesi vedremo quali iniziative il governo e il ministero dell’Istruzione assumeranno al riguardo, ma già oggi ritengo vada privilegiata una lettura positiva del richiamo al merito poiché in linea con i princìpi democratici, costituzionali e inclusivi che la scuola deve avere. Nel concetto di merito sono racchiusi un metodo e un approccio finalizzati a mettere tutti coloro che studiano nelle condizioni più adeguate per poter ottenere il massimo da sé. In questo senso il merito si traduce in fiducia per la capacità degli studenti, anche per quelli che, per condizioni economiche o percorsi personali, non partono favoriti. Il merito così inteso diventa in pratica un investimento nel futuro delle persone e un argine contro un appiattimento verso il basso, dettato da concetti superati e finto-democratici come il “6 politico”, che si traducono di fatto in sfiducia nelle potenzialità degli studenti e non in una maggiore inclusività della scuola. Forse la forza principale del merito, garantito anche dalla nostra Costituzione nell’articolo 34, è da individuare proprio nei suoi tratti democratici ed egualitari, ovvero nell’idea che il talento dei giovani deve essere coltivato, e ciò indipendentemente dal loro reddito e dalla loro estrazione sociale. Trovare gli strumenti più efficaci per mettere tutti nelle condizioni di accedere a una formazione di qualità è forse la sfida più grande per il nostro paese in quanto coincide con la costruzione stessa del nostro futuro. Grazie al mio ruolo ho la possibilità di vedere da vicino i giovani che iniziano il loro percorso universitario all’interno dei Collegi di merito, una realtà in cui ragazzi e ragazze provenienti da differenti aree geografiche, condizioni di reddito ed estrazione sociale, ricevono borse di studio e sostegno per dare il meglio di sé nel percorso di studi. L’idea è di valorizzare il talento superando gli ostacoli che possono sorgere da difficoltà economiche. Lungi dall’essere una selezione esclusiva, un approccio come questo a mio avviso costituisce un tentativo di coniugare bisogno sociale e investimento sul talento ed è un esempio di applicazione inclusiva e non elitaria dell’idea di merito.
Vincenzo Salvatore
presidente Conferenza Collegi universitari di Merito