(foto Ansa)

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La Costituente del Pd? Macché, serve un amministratore delegato

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Visto che Salvini sta sempre in campagna (elettorale), il posto di ministro dell’Agricoltura gli spetterebbe di diritto.
Michele Magno

Braccia rubate alla vicepremiership.


Al direttore - In un raptus di masochismo, il Pd pensa di cambiare nome per trovare una nuova identità. Riuscirà solo a falsificare i documenti di riconoscimento.
Giuliano Cazzola 

Per il futuro del Pd, non servono tante chiacchiere (la Costituente? Ma per favore). Servono fatti semplici. Uno in particolare: meno leader programmati per essere amministratori di condominio, più leader programmati per muoversi come amministratori delegati.


Al direttore - L’onorevole Ettore Rosato presiederà il 15 ottobre la prima riunione della nuova Camera dei deputati. Un’ottima occasione per un cristiano di cospargersi il capo di cenere, per chiedere scusa di fronte a tutti quelli che hanno approvato l’indecente “Rosatellum”. 
Massimo Teodori

Il doppio turno, modello dei sindaci, resta la legge del cuore. E in subordine il proporzionale resta il nostro personalissimo second best. Ma le chiedo: una legge elettorale che dà un premio di maggioranza a una coalizione che supera il 43 per cento dei voti e che costruisce quel premio di maggioranza sulla base delle vittorie nei collegi è davvero una legge così penosa? Qualche dubbio, caro Teodori. 



Al direttore - La questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato va vista, a mio avviso, in termini assai diversi da quelli apocalittici descritti da alcuni osservatori. Putin ha fatto una incredibile forzatura sul terreno del Diritto internazionale con l’annessione di quattro province del Donbas prima attraverso un’aggressione militare e poi attraverso un referendum fasullo. Come conseguenza di questa operazione egli ha aggiunto che chi oserà attaccarle, trattandosi oramai di territorio russo, potrà essere colpito anche con le armi atomiche. Nel contempo egli ha richiamato 300 mila riservisti, misura che può voler dir tutto o niente: può essere una sorta di parata o può anche significare la preparazione nei tempi medi di nuovi attacchi al cuore dell’Ucraina una volta che è stato riorganizzato un esercito oggi parzialmente in rotta. Ebbene a questo punto paradossalmente l’Ucraina va accettata nella Nato proprio per evitare guai peggiori, perché mentre non potrà mai essere realizzata una pace iniqua e ingiusta fondata sulla presa d’atto dell’annessione, a sua volta l’attuale Ucraina va messa in sicurezza rispetto alla possibilità di attacchi futuri. Se non è ipotizzabile una pace alle condizioni di Putin, tuttavia bisogna vedere il rovescio della medaglia: l’attuale Ucraina va messa in sicurezza perché un paese che ha l’ombrello della Nato è a sua volta protetto dalla sua deterrenza e Putin non può non fare i conti con la realtà anche militare, che è l’unica cosa che lo può condizionare. Infatti, a essere realisti, oggi non esistono le condizioni della pace dopo tutte le mosse unilaterali di stampo militare e di prevaricazione giuridica, ma si può creare una tregua di fatto a condizione che essa sia protetta da una garanzia molto forte. Nel quadro della partita a scacchi in corso si risponderebbe così alla mossa di Putin con una iniziativa che non è sul terreno della illegalità e della prepotenza, ma su quella di una garanzia politico-militare. Coloro i quali respingono l’ipotesi dell’Ucraina nella Nato sostenendo che si tratterebbe di una provocazione nei confronti della Russia o soffrono di un complesso di inferiorità rispetto a Putin oppure gli fanno consapevolmente da sponda.
Fabrizio Cicchitto

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