Più che parlare del ruolo di Draghi-garante, si segua la sua agenda

Chi ha scritto a Claudio Cerasa. Le lettere al direttore del 27 agosto 2022

Al direttore - Breve racconto allegorico della politica nella diciottesima legislatura: “Mi viene incontro un anziano generico, che da anni, in questa rinascita storico-biblico-mitologica della nostra cinematografia, passa da un film all’altro senza nemmeno cambiarsi il trucco. E’ un saggio a Tebe, un arconte ad Atene, un consigliere alla corte dei faraoni, un sacerdote a Babilonia. A Creta è un guardiano del labirinto, nell’Olimpo è Saturno, in Galilea un apostolo. Mi chiede un piccolo prestito. “Non stai lavorando?”, gli domando. Allarga le braccia, desolato: “Dovrei fare un senatore, ma a settembre!” (Ennio Flaiano, “La solitudine del satiro”). 
Michele Magno


 

Al direttore - “Non sono Giorgia”, dichiara la leader di +Europa Emma Bonino. Alla ricerca di una identità nella non-identità. Alcuni suoi compagni parlano all’unisono di “unità antifascista”. La politica identitaria è cara alla destra autoritaria e all’integralismo di genere lgbt. Si poteva sperare che i +europeisti esprimessero qualcosa di meglio. Un saluto. 
Massimo Teodori

 

Meglio Emma che Giorgia, oh yes, ma la politica del “non sono”, di solito, è la tradizionale politica pigra, scontata e rinunciataria messa in campo da chi non ha una sola idea per provare a vincere un’elezione. Bocciata!


 

Al direttore - Caro Cerasa, il suo editoriale del 26 agosto è condivisibile, ma mi chiedo: non è una manifestazione netta di debolezza e di subalternità continuare, da parte di diverse forze politiche, a “dipendere” dall’elaborazione politica e programmatica di Mario Draghi e dal ruolo che, secondo alcuni, egli potrebbe svolgere di “garante” del nuovo esecutivo, quale che esso sia? Un ruolo conferito “inaudita altera parte”. E ciò dopo che lo stesso Draghi ha ridimensionato la formula della sua “agenda”? Non sarebbe meglio che i partiti dicessero, intanto, cosa può e deve fare il governo, benché dimissionario, in questi giorni di vera e propria emergenza? Con i più cordiali saluti. 
Angelo De Mattia

  

Caro De Mattia, capisco cosa vuole dire ma non concordo. L’agenda Draghi altro non è che una fitta agenda di doveri e immaginare per lui un ruolo di garante di questa agenda significherebbe avere in testa uno scenario auspicabile ma difficilmente realizzabile: una non vittoria di tutti i partiti e una formidabile riedizione di una formula, quella delle larghe intese, che ha permesso all’Italia negli ultimi due anni di affrontare con serietà ed efficacia le emergenze di fronte alle quali si è trovato il nostro paese. Un altro governo Draghi sarebbe un sogno, ovvio, ma in attesa di capire cosa ci sarà oltre il sogno, più che ragionare sul ruolo di garante che potrebbe avere Draghi con un altro governo, ruolo che onestamente non vedo, sarebbe più utile ragionare su cosa dovrebbero fare i partiti per non allontanarsi dalla stagione dei doveri e non rimettere al centro del paese un’agenda già sperimentata nel 2018: quella Tafazzi.

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