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Lettere

Che fine per falce e martello e fiamma? C'è altro di che preoccuparsi

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Il Partito comunista di Marco Rizzo ha deciso di tagliare i ponti con il marxismo-leninismo e di convertirsi al credo ambientalista. Pertanto, ha scelto un nuovo simbolo: felce e mirtillo.
Michele Magno

 

A proposito di comunismo, di falce e di mirtillo. C’è una frase di Winston Churchill che potrebbe tornare utile a chi pensa di offrire un sostegno ai giovani scommettendo sulla carta delle tasse. Eccolo: “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”. 


 

Al direttore - Caro Cerasa, la magia era trucida, ora è sofisticata (come sono i rispettivi rappresentanti): falsi sillogismi, soluzioni confortevoli, coincidenze strumentali, ampie omissioni. Temo non sia possibile superare l’inganno con argomenti di buon senso, non ne abbiamo il tempo. I Calendas e la sinistra dovrebbero marciare su un terreno simile, sarà anche infido, ma la posta in gioco è altissima. Ad esempio, i sondaggisti potrebbero presentare domande un po’ suggestive, puntando sulla reazione in caso di isolamento nazionale o nell’ipotesi di un capo dello stato che risponda alla sola maggioranza parlamentare, ecc. Cordialmente.
Licia Dal Pozzo


 

Al direttore - Che poi, diciamo la verità, anche questa storia della fiamma un po’ ha stufato. È tutto vero, per carità. È vero che i gesti contano, ma è anche vero che i simboli non contano meno. Hanno una loro dignità storica e un loro ciclo di vita naturale. La fiamma farà la fine della falce e martello: un tempo esibita con orgoglio, poi occultata con imbarazzo. Di volta in volta sempre più piccola sul logo del partito, fino un giorno a scomparire. Un processo, appunto, naturale. Stiamo ai fatti, piuttosto. Alle scelte politiche e alle scelte politiche mancate di Giorgia Meloni e di quella che è o sarà la sua classe dirigente.
Andrea Cangini, senatore di Azione

 

La fiamma ovviamente non è neutrale, dato che è stata usata da tutti i partiti di estrema destra italiani, passando dal Movimento sociale italiano ad Alleanza Nazionale, fino a diventare parte del simbolo di Fratelli d’Italia nel 2014. Ma mi preoccuperei di più per l’interminabile lista di nipoti di Mussolini candidati da Giorgia Meloni in questi anni che per la fiamma nel logo di un partito. 


 

Al direttore - Caro Cerasa, è davvero curioso vedere come una parte politica cerchi di delegittimare Sergio Mattarella nel suo ruolo di massima responsabilità, proprio quella che ha salvato l’Italia in tutte queste crisi parlamentari. Lo stesso Mattarella che è stato costretto a un secondo mandato vista l’incapacità della politica di portare Mario Draghi al Quirinale (un vero e proprio fallimento). Insomma, si gioca ad attaccare i migliori, quelli che hanno realmente sorretto la democrazia italiana e i suoi valori. Chissà, è una tecnica di difesa?
Flavio Maria Coticoni