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Lettere

Una prova di forza europea, alla faccia di Putin. Forza Danimarca!

Le lettere al direttore del 31 maggio 2022
 

Al direttore - “Pacifismo”: tous les isme finissent en conformisme. A proposito di pacifismo. In arrivo un’ulteriore provocazione inaccettabile per Putin: mercoledì, la Danimarca, che ieri tra l’altro ha anche annunciato di non voler pagare per nessuna ragione al mondo il gas in rubli, voterà un referendum per riconsiderare la clausola di opt-out (la deroga) che finora ha tenuto il paese fuori dalla politica di difesa comune dell’Ue (dal 1992, quando il paese rigettò in un altro referendum il trattato di Maastricht). Il voto non è scontato (nel 2000 la Danimarca rifiutò l’adesione all’euro) ma dovesse andare in porto si dimostrerebbe ancora una volta che il ventre dell’occidente (ventre composto anche dalla Finlandia e dalla Svezia, a un passo dall’ingresso nella Nato) potrebbe essere infinitamente più forte rispetto a come Putin se lo immaginava. La differenza tra volere la pace, armando la democrazia, e tifare per il pacifismo, disarmando le democrazie, è anche qui. E’ anche nei dettagli. Forza Danimarca. 

Massimo Teodori


Al direttore - Viene rilanciata, sia pure con differenti configurazioni a seconda dei proponenti, l’esigenza di un patto sociale trilateralegoverno, sindacati, imprese – per affrontare questa difficile fase della vita non solo del nostro paese. La Cisl sostiene questa necessità nel suo congresso. I richiami, pure di studiosi, alla concertazione promossa nel 1993 da Carlo Azeglio Ciampi presidente del Consiglio dei ministri sono frequenti. Il fatto è che si dimentica che Ciampi alla base della sua iniziativa poneva l’introduzione di una politica dei redditi: di tutti i redditi, sempre soggiungeva. Oggi sarebbe possibile una tale politica? Con lo spostamento di poteri nell’Unione? E se non è possibile una sua automatica trasposizione, quali modifiche, preservando la sostanza di quelle politiche auspicate, occorrerebbe introdurre, a cominciare dai rapporti tra politica economica e di bilancio, a livello nazionale e accentrato, e politica monetaria? Così come per diverse altre materie, non è sui mezzi e sulle modalità che bisognerebbe discutere, piuttosto che astrattamente limitarsi ad auspicare una concertazione riveduta e corretta o una forma avanzata di dialogo sociale? 
Angelo De Mattia


Al direttore - Non si può non essere totalmente d’accordo con Giuliano Ferrara quando scrive che la “via italiana” annunciata dal neo presidente della Cei card. Zuppi in tema di abusi sessuali del clero è un segnale “nuovo, preciso, clamoroso”. E lo è perché finalmente ci si trova innanzi a un approccio che non rappresenta in alcun modo “una resa al mondo secolare”, come invece è accaduto altrove. Fermo restando, a costo di dover ribadire l’ovvio, che anche un solo caso di abuso sessuale su un minore è di troppo, sulla questione della pedofilia tra le file del clero solo un cieco potrebbe non vedere come fin dalle primissime denunce la Chiesa, e sottolineo non i singoli preti o vescovi ma la Chiesa in quanto tale, è stata investita da uno tsunami mediatico-giudizario (noi italiani ne sappiamo qualcosa) il cui unico obiettivo era e resta – oltre a quello immediato di natura risarcitoria che già di suo in alcuni contesti può mettere in ginocchio intere diocesi – se non l’abbattimento tout court dell’ultimo baluardo che si frappone all’avanzata laicista specialmente nel campo della bioetica e della morale famigliare, quanto meno una profonda e incisiva riforma in senso modernista del suo modo di essere e di operare. Tanto lo sgangherato rapporto Sauvé sugli abusi del clero francese, che tra le altre cose proponeva la riforma del segreto confessionale, quanto la recente inchiesta commissionata dalla Chiesa tedesca con l’immancabile endorsement a favore della revisione del celibato, vanno inquadrati esattamente nel quadro poc’anzi descritto. Rispetto al quale bene ha fatto la Cei a prendere le distanze, rigettando un modus operandi che – anche a causa di un pregiudizio anticattolico ben presente nelle presuntamente terze e indipendenti commissioni d’inchiesta, in primis quella francese e tedesca – in null’altro si sarebbe risolto se non nell’ennesima gogna mediatica, con tratti e caratteristiche per altro non dissimili dai roghi neopuritani di stampo wokista, in quanto tale distante anni luce da ogni sana prospettiva di giustizia. Tanto più se cattolica. 
Luca Del Pozzo

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