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Un posto al sole e la concorrenza dei talk, che fare?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Il Foglio tra i primi si è accorto, grazie a Michele Masneri che ne ha costruito uno splendido racconto, della protesta che si è scatenata per salvare “Un posto al sole” dallo spostamento di fascia per far posto all’ennesimo talk. Altri hanno dovuto aspettare l’interrogazione di un parlamentare grillino, facile oggetto di comicità, per attaccare una soap che da 25 anni giorno per giorno, con leggerezza e freschezza, è uno dei prodotti più rivoluzionari, contemporanei, originali e innovativi della televisione pubblica italiana. “Upas” (la chiamiamo così noi affezionati) fa più servizio pubblico di molti talk e tg: sempre a difesa degli ultimi, dei diritti, della libertà, ma mai bigotto e moralista. “Un posto al sole” con discrezione e pacatezza ha accompagnato la contemporaneità degli italiani, con una registrazione a 5 giorni dalla messa in onda, partendo dal posto che meno lo consentiva: Napoli. Di cui ora, come dice il suo inventore, quel genio di Giovanni Minoli, è la più grande industria della città con un indotto di diecimila lavoratori. Realizzando un successo straordinario: “Upas” fa più ascolti nell’access prime time di tutti i talk in onda a quell’ora su Rai 2, Rete 4 e La7.  

Finché il governo ci obbliga a pagare il canone, perché un parlamentare non dovrebbe occuparsene, dopo che tutti si sono occupati del primo maggio di Fedez? Per una volta un Cinque stelle ne ha fatta una giusta. Del resto pochi giorni prima lo aveva detto pure il governatore De Luca, organizzando nel suo ufficio di presidenza la conferenza stampa per i 25 anni di Upas: “Avete creato un prodotto popolare in un paese di squinternati che ti obbliga a fare i conti con i radical chic, intellettuali che leggono solo un libro, mentre voi rappresentando la complessità avete unito l’Italia”. Radical chic lontani dal paese reale, come un comico che bullizza chi difende un programma che fa il 7,4 per cento di share la stessa sera che lui, sempre su un canale del servizio pubblico, fa il 2,7.
Annarita Digiorgio 

Lettera perfetta, cara Annarita. Ma il problema in Rai resta: può permettersi il servizio pubblico di non fare, in quella fascia oraria, un investimento di qualità e lasciare tutto ma proprio tutto alle altre reti? Nell’attesa di avere una risposta a questa domanda, forse ha ragione il nostro Michele Masneri, che ha genialmente suggerito di mandare in onda il talk annunziatesco da una dépendance di palazzo Palladini. Slurp!

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