Gabriele Albertini (Ansa) 

lettere

Non fare a Morisi ciò che lui farebbe ad altri. Chi si vota a Roma

Le lettere al direttore del 28 settembre 2021

Al direttore - Citofonare Morisi.
Luca Martoni

 
Esperimento da provare: non fare a Luca Morisi (e a Matteo Salvini) quello che Luca Morisi (insieme con Matteo Salvini) avrebbe fatto con la sua Bestia se il Luca Morisi di turno fosse un immigrato o lo spin doctor di un altro partito.


 

Al direttore - Circola un video in cui Calenda demolisce la bufala del voto utile a Roma. E’ presto detto: tutti i sondaggi dicono che Raggi non ha alcuna speranza di arrivare al ballottaggio, dunque si tratta di scegliere chi tra Gualtieri e Calenda sfiderà Michetti al secondo turno. Il rischio di favorire un terzo incomodo non esiste, votiamo liberamente chi riteniamo il candidato sindaco migliore. Ma chi dei due, nel ballottaggio, avrebbe maggiori probabilità di farcela? I sondaggi non hanno dubbi: Calenda. Dunque, paradossalmente, la bufala del voto utile si ritorce contro chi l’ha messa in giro. Se non sarà Calenda lo sfidante, rischiamo cinque anni con Michetti al Campidoglio. Aggiungo l’argomento più importante. La scelta di Calenda avrebbe un enorme significato nazionale, dimostrerebbe che esiste uno spazio politico fuori degli assi Salvini-Meloni e Letta-Conte. Ecco il voto veramente utile: fare in modo che dopo Draghi, alle prossime elezioni politiche, l’offerta politica non si riduca alla scelta tra una destra che continua a corteggiare i No vax e una sinistra che pensa di sconfiggere la povertà con il Reddito di cittadinanza.
Enea Dallaglio

 

Ragionamento perfetto. Resta il fatto che a Roma, votare Calenda, mi sembra tutto tranne che inutile. Personalmente, lo farò, per le ragioni spiegate già un anno fa su questo giornale: scommettere su un indisciplinato di talento potrebbe essere un azzardo necessario per dare a Roma la possibilità di tornare a sognare.


 

Al direttore -  Caro Cerasa, la scorsa settimana ha scritto che ho deciso di non votare per le amministrative a Milano. In realtà, come lei correttamente ha riportato, avevo dei dubbi, che però non erano ancora delle certezze. Ho deciso, a questo proposito, di tornare a Milano il 3 mattina, dove voterò, e poi farò ritorno a Merano, dove mi trovo ora. Sono 300 chilometri all’andata e 300 chilometri al ritorno. Ma non posso esimermi dall’esercitare un diritto/dovere che, in passato anche nel nostro, ed anche ora, in molti stati del mondo, non è riconosciuto. E’ un dovere da rispettare e da far rispettare. Lieto se lo farà sapere. Grazie e buona giornata.
Gabriele Albertini

 

L’ex sindaco Albertini, gentilmente, ci ha mandato ieri questo messaggio che avete appena letto, dandoci l’autorizzazione a pubblicarlo. A seguito dell’sms, chiediamo ad Albertini, che mesi fa il centrodestra avrebbe voluto come suo candidato sindaco, per chi voterà. L’ex sindaco ci pensa e ci risponde così. “Voterò per una lista, che non so se raggiungerà il 3 per cento, e voterò per quella lista rievocando il mio primo voto politico, quello nel 1971 mi portò a votare per il Pli”. Dunque cosa, chiediamo ancora? “Voterò per il Ple ed esprimerò due preferenze per due amici di gioventù: Laura Wildermuth e Flavio Ramella”. Con voto disgiunto? “Niente voto disgiunto. Mi ero già  dichiarato disponibile, dopo aver rinunciato alla candidatura a sindaco, in un patto con Salvini, ad accompagnare in campagna elettorale e in caso di vittoria, anche dopo, come vicesindaco, il candidato che avessero scelto, eccetto Lupi che, tuttavia, avevo consigliato di candidare, come più noto di altri civici nei sondaggi. Io stesso avevo suggerito, come civico/politico, Di Montigny, Farinet, Bernardo… Alla riunione decisiva, Lupi, giustamente risentito per l’epiteto che gli avevano riferito avergli indirizzato di ‘chierichetto affarista’, pose il veto sul binomio Bernardo/Albertini-sindaco/vicesindaco e non se ne fece niente. Da allora, sono spettatore in campagna elettorale, nonostante gli inviti a fare il capolista di tre liste su sei a favore di Bernardo. Ma non mi contraddico tanto da non votare il candidato, che avevo dichiarato di sostenere, se non si fosse imposto il ‘chierichetto affarista’ (soi disant), addirittura con una lista congiunta Albertini/Bernardo”.
 

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