Enrico Letta (foto Ansa)

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I ricchi “restituiscano”? Ahi Letta, un po' Le Pen, un po' Mélenchon

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Caro Cerasa, chi ha la responsabilità di essere segretario di un partito di maggioranza deve avere la capacità e il coraggio di far lavorare il partito per il futuro del paese, anche se le diatribe all’interno di quel partito si concentrano spesso sul passato e accidentalmente sul futuro. Se siamo un partito di maggioranza dobbiamo ricordarci che i cittadini non hanno mai smesso di fare domande, anzi le richieste stanno aumentando e diventando sempre più particolari. Ciò che manca oggi, forse per pigrizia, è la capacità di cercare risposte complesse a richieste complesse dell’elettorato. Quando un partito è anche partito di governo, questo ha doveri nazionali e internazionali che si scontreranno talvolta con la base. E va sempre ricordato che la responsabilità verso il paese viene prima della responsabilità verso il partito. Abbiamo oggi più che mai bisogno di politici responsabili capaci di creare quel ponte tra il consenso del passato e quello del futuro. Lo scotto per chi governa è  spesso di indebolire la propria identità di dirigente di partito. Ma come ricordava qualcuno più illuminato di me, questa è la profonda differenza tra politici e statisti: i primi pensano al successo proprio e del partito; i secondi a quello del paese.
Andrea Zirilli



Al direttore - Caro Cerasa, vedo che è intervenuto sui social in merito alla proposta Letta, e chiedo umilmente un chiarimento, tramite suo, all’on. Letta riguardo al funzionamento della sua proposta di incremento della tassa di successione a favore di una “dote” ai diciottenni. Io l’ho capita così: fase uno: muore un ricco. Fase due: sul patrimonio lasciato in eredità, per i patrimoni superiori ai 5 milioni di euro, si applica una tassazione non più del 4 ma del 20 per cento. Fase tre: si dà la dote. Se posso osare, mi sembra palese l’assurdità della vicenda. Si crea una situazione in cui lo stato ha interesse che alcune persone muoiano per recuperare i soldi che – presumo – ha anticipato ai diciottenni. Ma se i ricchi tardano a morire, che si fa? Si aumenta un po’ il debito dello stato? Se si vuole fare il reddito di diciottanza (se non altro rispetto a quello di cittadinanza è meno probabile la frequenza di furbetti che presentino falsi documenti per incassarlo), si faccia. Lo si finanzi con una patrimoniale (almeno i soldi lo stato li prende subito e non a babbo morto), ma si abbia il coraggio di chiamarla con il suo nome, e di non propinarci l’ennesima presa in giro. In Italia esiste la tassazione progressiva, che è principio sacrosanto. Si vuole aumentare l’aliquota per i redditi più alti? Ci sta; se ne discuta in Parlamento. Ma facciamo le cose alla luce del sole, ognuno si prenda le sue responsabilità, ci metta la faccia, e quando si andrà a votare si vedrà se è una misura condivisa dalla popolazione. Cordialmente.
Sandro Chierici 

 

Più che il meccanismo infernale che lei ha descritto (e se muoiono meno ricchi? tragedia), il verbo su cui vale la pena ragionare è quello usato dal Pd: restituire. I ricchi restituiscano. Un po’ Rifondazione comunista, un po’ Le Pen, un po’ Mélenchon. Caro Pd, ma che stai a fa’?



Al direttore - Ma dov’è il trucco? Sono diventato un vostro fedele lettore, ma adesso non riesco più a leggere gli altri giornali. Complimenti, con i miei cordiali saluti.
Giacomo Zerilli
 

Vedrà: il bello deve ancora venire. Grazie di cuore.

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