(foto Ansa)

lettere

Le giuste intenzioni non bastano a fare del ddl Zan una legge giusta

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Casaleggio non cede il brevetto.
Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - La legge è uguale per tutti tranne che per i magistrati. Forse perché nei tribunali ce l’hanno scritto alle spalle e fanno fatica a girarsi (Giulio Andreotti).
Michele Magno



Al direttore - C’è una frase bellissima di Romelu Lukaku, di qualche tempo fa, che ho ripescato in questi giorni e che mi ha colpito: “Ricordo il momento esatto in cui mi resi conto che eravamo in miseria, non semplicemente poveri. Avevo sei anni e, tornando a casa da scuola per la pausa pranzo, vidi mia madre piangere. Quel giorno il menù era lo stesso del giorno prima e di tutti quelli precedenti. Pane e latte allungato con l’acqua era tutto ciò che ci potevamo permettere. La foto di mia madre appiccicata al frigorifero mi ricorda ogni giorno le sofferenze che abbiamo dovuto attraversare. Fu allora che feci una promessa, giurando che un giorno sarebbe cambiato tutto e che avrei smesso di vederci vivere in quelle condizioni”. Viva Big Rom!
Mauro Marroni 

 

God bless. 


 

Al direttore - C’è un elemento ulteriore relativo alla legge Zan che la rende un “polpettone” composto da tanti ingredienti che mescolati insieme occultano le proprie singole peculiarità, e il prodotto finale, seppur apparentemente gradevole, può risultare pesante e farraginoso. Gliene segnalo uno che riguarda la limitazione della libertà di pensiero (di opinione). Le nuove fattispecie penali prevedono la punibilità delle condotte di istigazione (ovverosia di azioni di persuasione). I proponenti in una prima stesura avevano esplicitamente introdotto il reato di opinione, che avrebbe reso perseguibili come istigazione alla discriminazione le manifestazioni di pensiero in difesa della famiglia eterosessuale, o dissenziente dal pensiero “lgbt”. La commissione per gli Affari costituzionali, a difesa dell’art. 21 della Costituzione, aveva imposto di specificare che “non costituiscono discriminazione la libera espressione delle idee, di convincimenti, di opinioni o di libertà di scelte, purché non istighino all’odio o alla violenza”. Il testo finale approvato alla Camera non ha accolto in pieno l’indicazione della commissione per gli Affari costituzionali, e anziché esplicitare che non costituiscono discriminazione (e quindi non è reato), testo che avrebbe fugato ogni dubbio in una eventuale fase processuale, ha raggirato l’indicazione con la dizione che “sono fatte salve (leggasi: consentite)  la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte”.  Commento: Viene sovvertito il naturale senso comune della famiglia, diventa principale la famiglia omosessuale e una eccezione “consentita” affermare l’opinione di preferire la famiglia eterosessuale. Viene così lasciato all’interprete (al giudice di turno) il compito di stabilire, caso per caso, il confine tra una condotta legittima di espressione del pensiero e una esternazione di convincimento che possa essere interpretata come atto discriminatorio. Non c’è da stare tranquilli! Basta una piccola espressione per essere accusati e condannati di reato.
Gesualdo Audino 

 

Una legge che lascia ai magistrati l’interpretazione delle parole, come ha saggiamente ricordato due giorni fa a “Otto e mezzo” Alessandro Sallusti, è una legge che può avere le intenzioni migliori del mondo, ma resta comunque una legge sbagliata e dunque pericolosa.

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