Ecco la prima sfida di Draghi: la vaccinazione in tempi record

Le lettere al direttore del 11 febbraio 2021

Al direttore - È un peccato che per campare dobbiamo lavorare e non possiamo dedicarci all’arte. Il materiale umano e politico della Penisola offrirebbe fonti inesauribili per un grande zibaldone antropologico. E per uno strepitoso programma tv.
Pasquale Annichino

  

È il situazionismo, bellezza.


  

Al direttore -  Che sfiga per i Conte. Uno fuori dal governo, l’altro dalla Coppa Italia.
Gino Roca

  

Almeno uno in Europa qualcosa ha combinato (e non è quello rimasto ancora in campo).


  

Al direttore - Caro Cerasa, provo a leggere i giornali e sono disorientato. Non capisco se la situazione stia migliorando o se semplicemente ci stiamo preparando per tornare verso uno scenario da incubo.  Lei che idea si è fatto? 
Marco Maroni

  

Penso che, come spesso capita, abbia ragione Roberto Burioni, quando dice che la vera incognita, oggi, è questa nuova variante inglese, che pare essere molto più contagiosa della precedente. La tesi di Burioni è questa: se i dati iniziali venissero confermati (non è detto) e se la variante arrivasse in massa in Italia (quasi certo) diventerebbe molto difficile tenere aperto qualunque luogo pubblico. Dunque, per i prossimi mesi, c’è solo una strada: quella della vaccinazione, a tempi di record (strada che seppur con mille problematiche l’Italia, in questi mesi, è riuscita a percorrere con buona velocità di crociera, come riconosciuto ieri anche dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen). E su questo punto Burioni offre ragioni per non essere pessimisti: i dati ci indicano che chi è vaccinato non solo non si ammala, ma molto probabilmente non trasmette la malattia, per cui i vaccinati potrebbero (magari con qualche minima cautela, come la mascherina) riprendere a frequentare tranquillamente teatri e concerti e tutto il resto. Anche se ovviamente è difficile fare previsioni quando abbiamo a che fare con un virus che muta in maniera imprevedibile da un giorno all’altro. Il futuro del governo Draghi, Recovery a parte, in fondo passa prima di tutto da qui.

   

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