Photo Ettore Ferrari/LaPresse/POOL Ansa

Chi vaccinare subito. Lo spettacolo della crisi parlamentarizzata

Le lettere al direttore del 18 gennaio 2021

Al direttore - La recente decisione dell’Indonesia di privilegiare le vaccinazioni per la popolazione d’età compresa tra i 15 e i 59 anni induce a chiedersi se anche in Italia non sia il caso di vaccinare prioritariamente i giovani, intendendo in particolare coloro che hanno un’età compresa tra i sedici e i ventiquattro anni, età in cui gran parte dei ragazzi frequenta la scuola superiore o l’università. Se, come sembra, la decisione del paese del sud-est asiatico è dettata più dal fatto che non si conosce la reale efficacia del vaccino da loro somministrato nei confronti della popolazione più anziana, per il nostro paese si tratterebbe invece di una scelta strategica. L’Italia, in questo modo, invierebbe un messaggio forte e chiaro di attenzione verso coloro che erediteranno le sorti del paese, oltre al fatto che tale scelta rappresenterebbe anche una sorta di “compensazione” non solo per i tanti sacrifici che i giovani hanno sopportato in questi mesi di distanziamento sociale e di lontananza dalle aule scolastiche, ma anche per la scarsa attenzione che le politiche sociali hanno loro rivolto, a favore delle generazioni più in là con gli anni. Allo stesso tempo, immunizzare la parte di popolazione che, comunque, è la più mobile e che, data la tipica esuberanza dovuta all’età, è magari meno incline alla stretta osservanza delle norme riguardanti il distanziamento e/o l’uso della mascherina potrebbe forse aiutare sensibilmente a ridurre la circolazione del virus. Soprattutto, però, ciò significherebbe accelerare il ritorno in classe in sicurezza sia alle superiori sia all’università: un obiettivo da tutti dichiarato prioritario, ma ancora ben lontano dall’essere raggiunto.
Stefano Oneda

 

E’ una tesi suggestiva che però deve fare i conti con due dati di realtà. Il primo: il Covid-19 uccide prevalentemente persone anziane e per tamponare l’emergenza e ritornare gradualmente alla normalità è necessario andare a intervenire là dove il virus colpisce in modo più letale. Secondo: fino a quando il Covid-19 non verrà sconfitto non si può pensare di segregare in casa chi è avanti con l’età (cosa che capiterebbe qualora la scelta dovesse essere di vaccinare prima i più giovani e poi i più anziani) ma occorrerebbe fare quello che tra una crisi di governo e l’altra si potrebbe pensare di fare, ovverosia impegnarsi per creare corsie preferenziali e protette (nei supermercati, sugli autobus) per coloro che hanno il diritto di essere maggiormente protetti contro il virus. Se non ora quando?

 

Al direttore - Dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno (i 5  stelle), dovevano “rottamare” mezza Italia (Renzi) e ora la loro sopravvivenza è appesa ai detentori del simbolo della Dc (Mastella) e del Psi (Nencini). Il contrappasso.
Gianfranco Carbone

 

Lo spettacolo nello spettacolo della parlamentarizzazione della crisi: l’elogio della democrazia rappresentativa (!) da parte del partito che voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno (e la trasformazione in europeisti anche dei presidenti del Consiglio che un tempo sostenevano di essere populisti al cento per cento).

 

Al direttore - Sul caso Mario Oliverio. Nei confronti di Gratteri, e dei suoi errori, forse potrebbe bastare che venissero molto diminuite (meglio addirittura evitate) le sue comparsate in televisione: spiacerebbe un po’ alla sua famiglia, ai suoi amici, ai suoi ammiratori, ma almeno i cittadini eviterebbero di sentire baggianate pronunciate da un presuntuoso magistrato i cui insuccessi stanno diventando troppi. Se fosse un calciatore e tirasse i rigori ormai il suo allenatore lo terrebbe fisso in panchina o lo venderebbe a un’altra squadra; magari il ministro della Giustizia (che di errori e insuccessi è un vero esperto) potrebbe portarselo al ministero e fargli fare qualcosa di utile: la famiglia e amici e ammiratori non sarebbero contenti ma gli imputati da lui (spesso ingiustamente) incriminati avrebbero a che fare, forse, con un pubblico ministero più attento e più attendibile.
Grazie e saluti.
Alberto Savoini

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