(foto Ansa)

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Cosentino e il “sorry” di Saviano (?). Meloni e la destra di Salvini

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Fai il vertice con frittata di cipolle e torna Rutte.
Giuseppe De Filippi


Al direttore - La Corte d’appello di Napoli ha assolto con formula piena Nicola Cosentino. Secondo la dottrina Davigo è un altro colpevole che l’ha fatta franca. Certo che c’è voluto un lavoraccio. Cosentino ci ha impiegato ben nove anni dell’unica vita che ha.
Giuliano Cazzola 

 

Cercavo sui giornali di ieri un articolo di scuse di Roberto Saviano. Lo stesso articolo di scuse che mi aspettavo di vedere anni fa, quando lo stesso Saviano, dopo aver trasformato in un colpevole fino a prova contraria Stefano Graziano, ex presidente del Pd campano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, si dimenticò di dire “sorry, Graziano”, dopo la sua assoluzione. Non ho trovato quell’articolo  ieri, ma sono certo che lo troveremo oggi su Rep., considerando anche il fatto che per quell’accusa per cui è stato assolto Cosentino si è fatto tre anni di ingiusta galera.


 

Al direttore - Quasi tutta la stampa e i media italiani stanno diffondendo la falsa notizia che Giorgia Meloni è la prima italiana ad assumere la leadership di un partito europeo. Dimenticano che Emma Bonino è stata la prima presidente del Partito radicale transnazionale nel 1989, che Monica Frassoni è stata per dieci anni copresidente del partito dei Verdi europei e che, prima che ci fosse il partito, Adelaide Aglietta è stata presidente del Gruppo al Parlamento europeo. Ci sarà qualcuno domani che correggerà questa falsa notizia ristabilendo la verità?
Virgilio Dastoli 

 

La notizia è molto diversa da come è stata raccontata ed è anche sproporzionata rispetto a quelle che sono le dimensioni del gruppo parlamentare guidato da Meloni – Ecr, come ricordato ieri da David Carretta, è più piccolo non solo di Ppe, Pse, Renew, Identità e democrazia, Verdi ma anche dei così detti comunisti europei. Ma la notizia nella notizia è che Meloni ha voluto enfatizzare una nomina che dal punto di vista numerico conta poco ma dal punto di vista simbolico qualcosa conta. E che segna una cesura, su molti punti, con la destra di Salvini. Ci torneremo.



Al direttore - Tra gli obiettivi del Recovery fund c’è quello dell’innovazione e della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio naturale e storico-artistico. Non c’è bisogno di spendere parole sulla straordinaria ricchezza culturale e bellezza che il nostro paese offre. Oltre ai tradizionali itinerari turistici che ruotano intorno alle grandi città d’arte, sappiamo esserci una cosiddetta “Italia minore” che pur non offrendo Michelangelo e Caravaggio da ammirare, propone itinerari di bellezza fra siti archeologici e ruderi del passato, antiche abbazie e monasteri, castelli e ville nobiliari: luoghi che spesso, però, non possono essere pienamente fruiti e goduti per la mancanza da parte dei comuni e delle istituzioni locali delle necessarie risorse per il loro pieno recupero o per la loro manutenzione, con il rischio anche che alcune di queste preziose testimonianze vadano perse per incuria e impossibilità di intervenire. L’Italia ripartirà se saprà dare attenzione anche alla cultura, che costituisce l’identità di ogni nazione. Non va dunque persa l’occasione del Recovery fund per costituire un fondo di 4-5 miliardi da destinare a straordinari interventi di restauro e recupero del patrimonio storico-artistico dei centri minori, legando i fondi alla presentazione da parte degli enti richiedenti anche di un serio progetto di utilizzo e valorizzazione del bene. Insieme all’attività di restauro, ricostruzione e recupero (che metterebbero in moto e al lavoro professionalità del mondo edilizio e del restauro), si innescherebbe così nelle realtà locali un sistema economico virtuoso: dai piccoli musei alle opere da ammirare, dagli spazi storici per accogliere cerimonie ed aventi alla conoscenza della “micro-storia”, dalla riscoperta di edifici del passato alla valorizzazione delle tradizioni locali, attraverso la cultura l’Italia minore creerebbe una spinta importante alla ripresa, coinvolgendo altri settori come l’accoglienza, la ristorazione, l’artigianato locale, l’intrattenimento, generando così lavoro e attività economica duratura. E il tutto contribuirebbe anche alla piena riscoperta della coscienza nazionale. Dimostrando, per altro, che con la cultura si può mangiare. Abbiamo davanti a noi un’occasione straordinaria per consentire all’Italia di “fare l’Italia”, cioè di saper offrire bellezza in maniera diffusa: io credo che dovremmo coglierla.
Eugenio Comincini, senatore di Italia viva

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