La gran svolta grillina: per il bene dell'Italia, meglio farsi da parte

    Al direttore - Suárez: prossimo esame mi presento con una segreteria collegiale.
    Giuseppe De Filippi



    Al direttore - Reddito di cittadinanza. Taglio al numero dei parlamentari. Vitalizi. E se il M5s avesse esaurito la sua ragione sociale?
    Luca Martini

    Forse. Ma il dato più interessante di questa fase politica è un altro, che c’entra forse con la sua annotazione: alle regionali il M5s ha capito che per non nuocere troppo all’Italia deve farsi da parte, provando semplicemente a sparire e dando un po’ più spazio al Pd. Se il M5s, dopo aver seguito egregiamente questa linea in campagna elettorale, scegliesse di fare lo stesso nell’azione di governo, per l’Italia sarebbe un successo.


     
    Al direttore - Bene ha fatto il Foglio (“I giornali si sono dimenticati del Papa”, 24 settembre 2020) a sottolineare che la netta condanna dell’eutanasia come “omicidio” è passata pressoché inosservata sulla grande stampa e che Francesco fa notizia solo quando si schiera dalla parte del mondo e del pensiero dominante, mentre quando ridiventa cattolico gli viene messo il silenziatore. Vorrei tuttavia prendere spunto da questa corretta annotazione per ricordare che, dopo tutto, esiste anche un diritto del fedele cattolico a essere guidato dal supremo pastore in modo lineare, cosa che, sento di poterlo dire, durante il pontificato di Francesco non si è verificata. Un osservatore esterno, ignaro dell’identità del Papa, faticherebbe a pensare che il Pontefice del “chi sono io per giudicare”, del “Dio ama i gay, li ama così e non mi interessa”, dell’“Amoris laetitia” con tutti i suoi artifici e gli alibi per giustificare il peccato, della dichiarazione relativista di Abu Dhabi, dell’ecologismo e delle Pachamama sia lo stesso che poi dà il via libera a un documento della congregazione per la Dottrina della fede che, giustamente a mio avviso, definisce l’eutanasia “un crimine” e “una malvagità”.

     
    Questo diritto del fedele cattolico a essere guidato in modo coerente, alla luce della legge divina insegnata e confermata dalla chiesa lungo i secoli, non viene mai preso in considerazione, eppure proprio coloro che, come Francesco, parlano spesso e volentieri del popolo dovrebbero preoccuparsi di come questo popolo viene educato e orientato. Invece, purtroppo, vediamo un Papa che spesso si comporta non da pastore del gregge ma da politico, per cui il suo insegnamento appare ondivago, guidato non dalle Scritture e dalla tradizione, ma dalle circostanze e dalle opportunità.
    Amici argentini riferiscono che ambiguità e opportunismo sono sempre stati tratti caratteristici di Bergoglio e che da lui non ci si può aspettare la linearità perché la sua visione del mondo e della stessa chiesa è eminentemente politica. Dicono che l’invito spesso rivolto da Francesco alla chiesa perché sia “in uscita” rivela questa sua visione, perché solo chi è intimamente convinto che la chiesa sia organismo politico può raccomandarle di uscire nel mondo, mentre chi la conosce e la vive per ciò che è sa benissimo che la chiesa è già ovunque nel mondo, presente in mille forme diverse, e non ha bisogno di essere incoraggiata a uscire ma, semmai, va confermata nella fede.

     
    Il problema di un pontificato politico come quello di Francesco è che a un certo punto può perdere, proprio come succede ai politici, ogni appeal. I politici, con le loro giravolte, fatalmente stancano, diventano irrilevanti, e per il Papa non è molto diverso. Personalmente, da battezzato e praticante, solo fino a pochi anni fa mai avrei pensato di poter considerare tutto sommato marginale o, peggio, irritante l’insegnamento del Papa, eppure oggi avverto che è proprio così, dal punto di vista sia dottrinale sia, più in generale, culturale. Pur con tutto il rispetto possibile, lo dirò in modo esplicito: le sue capriole mi hanno francamente stancato e, anche se ora sembra aver dato un colpo di timone a favore dell’autentico pensiero cattolico, non posso fare a meno di avvertirne l’incoerenza e il trasformismo. Suscitare disinteresse è peggio che sollevare dissenso. Chi di politica colpisce, di politica perisce. Vale anche per i papi.

     
    Aldo Maria Valli