Resilienza, chi? Un Macron da imparare a memoria

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 17 settembre 2020

Al direttore - E’ arrivato il piano, ma insomma che vuole dire poi resilienza?
Giuseppe De Filippi

 

“Ci sono due modi per concepire un piano di rilancio. Il primo: riprodurre esattamente lo stesso sistema, versando miliardi di sovvenzioni, anche nei settori che sappiamo che non potranno operare come prima. Il secondo: trasformare il rischio in chance, la crisi in opportunità, investendo prioritariamente nei settori più trainanti, quelli che guideranno l’economia e creeranno i lavori di domani. E’ la nostra scelta, quella del futuro, della proiezione”. Lo ha detto Emmanuel Macron, presentando il suo piano per la resilienza. Sarebbe bello se chi governa l’Italia imparasse a memoria questo passaggio.

 


 
Al direttore - Caro Cerasa, concordo con le considerazioni del suo quotidiano per quanto riguarda il pontificato di Francesco. Io sono convinto da tempo che la Sua non sia mai stata una lucida rivoluzione, ma una confusa rivolta, di quelle che – se va bene – lasciano immutate le cose. Spesso le peggiorano. Complimenti e buon lavoro.
Giuliano Cazzola

  


 

Al direttore - L’Italia ha bisogno di leader politici che rilancino una nuova cultura costituzionale. Abbiamo necessità di riportare il dibattito sulla riforma costituzionale nel merito e non (come in passato) ancorarlo alla durata di un Governo. La Costituente nel 1946, decise che il numero dei parlamentari doveva variare con il variare del numero degli abitanti: dopo un lungo dibattito, si decise un deputato ogni 80.000 abitanti e un senatore ogni 200.000. Fu poi la legge costituzionale n. 2 del 1963, a trasformare quel numero variabile in un numero fisso di 630 deputati e 315 senatori. Oggi il referendum propone il taglio lineare di deputati e senatori, senza altre modifiche: il referendum non interviene sul bicameralismo perfetto, sulla doppia fiducia di Camera e Senato verso il governo. Non modifica alcune storiche storture: non frena l’abuso ricorrente alla decretazione d’urgenza, l’abuso “strategico” alle questioni di fiducia e ai maxiemendamenti. Non si rafforzano infine i poteri di controllo del Parlamento verso il governo e i poteri d’intervento nel processo legislativo del governo. Sarà solo un semplice taglio lineare che avrà effetti sulla rappresentanza. Sarò romantico ma la Costituzione è sacra e non può essere merce di scambio politica.
Andrea Zirilli

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