L'unità nazionale tra francescani, furfanti, intelligenti e cretini

Le lettere al direttore del 4 giugno 2020

Al direttore - Quindi pure le riforme?

Giuseppe De Filippi


Al direttore - Al Pappalardo in versione orange-orango preferisco il Pappalardo autore di una delle più belle canzoni del pop italiano, “Ricominciamo”. Con tre parole d’ordine: semplificazione, sburocratizzazione, tempi certi. Per cosa? Investimenti, pubblici ma anche (e soprattutto) privati, cantieri, grandi e piccole opere, innovazione e tecnologia, digitalizzazione. E poi scuola, sanità, ricerca, arte, cultura, turismo. E ancora, agricoltura, food, luxury, sostenibilità, economia circolare, e molto altro ancora. Crisi e opportunità viaggiano spesso insieme. Poi certo, è soprattutto (ma non solo) quando c’è da ricostruire che urge una visione, un progetto, un’idea di paese. Per non essere semplicemente politici che pensano alle prossime elezioni, ma statisti che guardano alle generazioni future. Ma intanto ricominciamo. Together we stand, divided we fall (Pink Floyd, “The Wall”).
Luca Del Pozzo


Al direttore - Antivaccinisti e complottisti, sovranisti e pappalardi di ogni specie sono tornati nelle piazze. Al di là dei suoi aspetti folkloristici, illustri firme di grandi giornali invitano a non prendere sottogamba il fenomeno, sintomo del malessere sociale che cova sotto le ceneri dell’epidemia. Io non solo non lo sottovaluto, ma lo temo molto. Perché, come diceva Friedrich Schiller, “contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano”. Ne era convinto anche lo storico Carlo M. Cipolla, che sul suo potere distruttivo ha scritto quarant’anni fa un geniale e memorabile saggetto. Che un paese – egli sostiene – sia in ascesa o in declino, che si consideri l’età classica, medievale, moderna o contemporanea, ogni società ha la sua inevitabile percentuale di idioti. Ma quando le persone ragionevoli scelgono di associarsi con loro, magari pensando di poterli così meglio controllare, è allora che i danni possono diventare incalcolabili. Infatti, lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce potentemente a dare maggior forza ed efficacia alla sua azione devastatrice. Del resto, lo stupido – ricorda Cipolla – non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano “self-consciousness” (autocoscienza). Può quindi in ogni momento scatafasciare i tuoi piani senza rimorso e senza motivo. Stupidamente, appunto. Anche per questo un governo di unità nazionale, che ogni tanto viene invocato da qualche anima pia, nell’Italia dei nostalgici del Papeete e dei forconi redivivi, resta il sogno di una notte di mezza estate.


Michele Magno
 

Tra le molte intuizioni geniali che ebbe, Carlo Maria Cipolla scrisse anche un breve e divertente saggio in cui descriveva in modo semiserio che le persone possono essere divise in quattro categorie. Prima categoria: quelle che fanno del bene agli altri e del male a se stesse, che possono essere definite i francescani; quelle che fanno del male agli altri e del bene a loro stesse, che possono essere classificate come furfanti; quelle che fanno del bene a se stesse facendo contemporaneamente del bene agli altri, che sono le più intelligenti; infine coloro i quali facendo del male agli altri lo fanno anche a loro stessi, e questi ultimi sono i cretini. Ho l’impressione che la categoria a cui si fa riferimento in questa lettera, quelli che allo stato attuale pensano sia possibile un governo di unità nazionale, facciano parte purtroppo della quarta categoria. Per il momento è così. Un domani chissà.
 

Al direttore - Rappresento gli steward in Italia, quale presidente della Ass. culturale Sia – Stewarding italiani associati. Nei giorni precedenti la nostra categoria è andata in fermento dopo le rivelazioni del ministro Boccia, il quale sostiene che la figura del volontario debba, tra le varie attività, gestire i flussi e far rispettare le regole all’interno di luoghi di culto (dichiarazione fatta durante la puntata di “DiMartedì” in onda su La7 il giorno 26 maggio 2020). Siamo letteralmente preoccupati dell’intervento del ministro che, in meno di 30 secondi, è riuscito a distruggere più figure professionali messe insieme, di come le istituzioni non conoscano la legislazione italiana in ambito di sicurezza privata, di come un ministro non si preoccupi minimamente di far gestire un servizio molto delicato a dei professionisti ma preferisca degli sceriffi improvvisati. Una dichiarazione, quella del ministro, che rovina un settore che ogni anno investe milioni in assicurazioni, fideiussioni, materiale e formazione del personale. Il ministro parla di figure che devono controllare senza alcun “potere” i cittadini, rischiando così di creare innumerevoli problemi di ordine pubblico. “Assistenti morali”, più che civici, che non sono controllati da uffici locali quali questure e prefetture. Gli steward da stadio sono incaricati di pubblico servizio, che durante la manifestazioni calcistiche hanno tra i vari compiti: accoglienza e instradamento, verifica del rispetto del regolamento d’uso degli impianti, servizi ausiliari dell’attività di polizia e anche controllo degli accessi. Gli steward dm 08/2019 sono le figure corrette per esercitare queste funzioni, basta ampliare la norma ed estenderla ad ambiti che non siano quelli del calcio professionistico. Oggi gli steward sono in panchina e sono stanchi di queste prese in giro.

Jacopo Musciolà

Di più su questi argomenti: