(foto LaPresse)

Salvare il turismo non con le chiacchiere ma con i fondi europei

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Helicopter (che ti multa e ti leva) money.

Giuseppe De Filippi

  

Al direttore - E’ a tutti noto l’effetto disastroso che il coronavirus sta avendo su una delle nostre attività socioeconomiche più preziose: il turismo. Se questo è universalmente riconosciuto, come ha ricordato ieri il Foglio, a molti sfugge, invece, che una vendita mancata, nel campo del turismo, non ha la stessa forma e i medesimi effetti di una mancata vendita in altri settori produttivi, seppur strategici. Questa crisi è uno choc di domanda. Non è certo la prima, anche in epoca moderna, ma ha delle caratteristiche uniche che agiscono tutte insieme. Purtroppo è planetaria, e ciò significa che i visitatori stranieri rimarranno per un po’ un bel ricordo. E’ una crisi economica: le disponibilità di spesa per servizi turistici degli italiani caleranno, a tutti i livelli, così anche per le imprese. E’ incerta nei tempi, nel quando potremo non tanto aprire le saracinesche ma tornare a godere di quei comportamenti collettivi che fanno parte integrante del turismo. E’ infine una crisi contagiosa, come il virus, perché il turismo del XXI secolo si diffonde ormai a quasi ogni altra attività socioeconomica. La politica ha oggi tre doveri da assolvere simultaneamente e che hanno a che fare con l’empatia, la positività, la visione. Il primo è fare proprie le grandi preoccupazioni degli operatori del settore. Il secondo è sforzarsi di ricordare che oltre la pioggia c’è sempre un sereno e che, anche se oggi sembra impossibile, sarà così anche questa volta. Il terzo dovere è di immaginare un orizzonte possibile, verso il quale indirizzare, sin da ora, il cammino, pur sapendo che ci vorrà molto tempo. Nulla di tutto ciò è semplice ma non è derogabile e la cosa migliore che una classe dirigente preparata e responsabile possa fare è occuparsi di assolvere a tutti e tre i doveri contemporaneamente. Le istituzioni, il Mibact innanzitutto, stanno operando in stretta collaborazione tra di loro per ascoltare, capire e rispondere. Nei primissimi giorni della crisi abbiamo attivato dei tavoli di confronto con categorie e associazioni e sono arrivati anche i primi provvedimenti: interventi a difesa del settore come il voucher per non perdere le prenotazioni fatte. Poi la cassa integrazione anche per i lavoratori del settore che non ne avevano diritto, quindi anche agli stagionali e a tutte le imprese. Lo stesso dl “Liquidità”, varato in questi giorni, contiene misure che ridaranno respiro alle numerose piccole e medie imprese del settore turistico, anche attraverso prestiti con garanzie statali al 100 per cento. Personalmente ho maturato la convinzione che questa crisi tremenda avrà un effetto di accelerazione sul prodursi di alcuni fenomeni che, già da qualche anno, andavamo osservando nel turismo internazionale e domestico. Non voglio dire che questa crisi è anche un’opportunità – concetto che non mi appartiene e che trovo, francamente irriguardoso nei confronti di chi oggi sta soffrendo – ma sto dicendo che il turismo dopo l’emergenza assumerà un volto diverso. La mia ferma convinzione è che, nel turismo, a uno choc di domanda, si debba rispondere con uno choc di offerta. E noi su questo dobbiamo lavorare, con apposite misure in grado di stimolare e promuovere il più possibile – almeno in questa prima fase – ogni soluzione di turismo domestico. Fin dall’inizio di questa crisi è stato ben chiaro che per salvare la stagione estiva sarebbe stato necessario attivare un forte impulso sul turismo in Italia. Per questo stiamo ragionando insieme agli operatori del settore su come realizzare quello che potremmo pensare come un “bonus vacanza in Italia” che sarà fondamentale adesso per l’intero comparto ma anche lo strumento da cui ripartire quando finalmente il paese potrà riaprirsi ai flussi del turismo internazionale. Il mio impegno personale, e quello delle donne e degli uomini delle istituzioni del turismo italiano, sarà fermamente orientato a realizzare questo ambizioso obiettivo. Non ci vorrà poco tempo ma ho in me la granitica certezza che ciò sia possibile. Perché siamo italiani.

Lorenza Bonaccorsi, sottosegretaria al Turismo Mibact

Lo abbiamo scritto oggi sul Foglio, nel nostro primo editoriale, e lo ricordiamo qui. Ci sono circa dodici miliardi di euro di fondi strutturali europei che si possono utilizzare a fondo perduto senza necessità di cofinanziamento da parte delle regioni italiane: che cosa aspetta il governo per utilizzarne almeno una parte per salvare e sostenere la filiera del turismo?

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