Ricostruire per ripartire senza lacci e lacciuoli. Il modello Genova

Al direttore - Fase due palle.

Giuseppe De Filippi

  


  

Al direttore - La lettura dell’articolo di Salvatore Merlo di martedì 31 marzo mi ha molto colpito e mi piacerebbe controargomentare su un punto in particolare: l’idea che Anac e codice degli appalti siano responsabili di questa situazione. Si cita anche la preoccupazione dei dirigenti pubblici nei confronti dell’azione della magistratura penale come ulteriore ragione di questo presunto blocco. Ma è davvero così? Potrei utilizzare i freddi numeri per dimostrare che con il codice appalti approvato nel 2015 il numero di gare bandite è cresciuto in modo esponenziale. Ma non è solo questione di numeri. E’ questione di mentalità e cultura. In questo paese si parla di trasparenza e corruzione negli appalti pubblici ma poi se si fanno norme per garantire la trasparenza si dice che bloccano il paese. In questo paese si vuole sciogliere Anac ma nessuno ricorda che Expo 2015 si riuscì ad aprire, dopo gli scandali sugli appalti grazie allo straordinario lavoro di Raffaele Cantone e della sua squadra. Ovviamente nessuno ricorda che gli appalti di Expo non erano sottoposti al codice degli appalti del 2015, ancora non approvato, ma a procedure straordinarie appositamente pensate per quell’evento. Chi oggi propone di azzerare il codice e cancellare Anac pensa a procedure come quelle di Expo? Dopo il grande risultato di Expo il legislatore ha chiesto a Cantone di svolgere un ruolo di accompagnamento e sostegno delle stazioni appaltanti italiane. La struttura si è messa a disposizione nonostante non le siano state assegnate tutte le risorse necessarie per svolgere questo ruolo. Con l’avvento del governo Conte I, Anac è diventata oggetto di una vera e propria azione demolitoria. Ora quella maggioranza non c’è più. Al posto di Salvini c’è il Pd. Mi auguro e credo che non si voglia proseguire con l’azione demolitoria di Anac e del codice. Per carità, si possono fare aggiustamenti delle norme ma i cardini del codice spero non vengano toccati. Davvero qualcuno pensa che il problema di questo paese sia ripristinare il massimo ribasso? Oppure reintrodurre la logica delle varianti e delle riserve che hanno prodotto danni enormi a questo paese? Oppure reintrodurre gli affidamenti diretti che danneggiano le imprese oneste e favoriscono i furbi? Capisco che sia più semplice immaginare commissari e norme straordinarie ma la storia dimostra che sono scorciatoie non solo improduttive ma anche molto spesso dannose. So anche io che in alcuni casi sono state costruite indagini su presunte turbative d’asta che tali non erano. Ma questo non può in nessun modo giustificare l’idea che sia colpa della magistratura se i dirigenti non firmano. Per quanto mi riguarda, credo giusto lasciare a verbale queste riflessioni nella speranza che su argomenti così rilevanti si scelga la strada del ragionamento complesso piuttosto che la scorciatoia della semplificazione emergenziale.

Stefano Esposito

 

Anac o non Anac, credo che nella stagione del dopo virus ci sia un punto su cui si dovrebbe tutti concordare: l’Italia ha bisogno di infrastrutture e di investimenti e per farli derogare, a partire dal codice degli appalti, a tutte le norme dell’ordinamento italiano, a esclusione di quelle penali, ponendo come unico paletto i princìpi inderogabili dell’Unione europea e quelli costituzionali è una strada che andrebbe percorsa. A Genova, con il ponte Morandi, ha funzionato. Per un periodo limitato potrebbe funzionare anche per il resto d’Italia. In una stagione non ordinaria, servono idee non ordinarie. No?

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