Sulla prescrizione la grillizzazione più grave è quella dei giornali

Le lettere al direttore del 17 gennaio 2020

Al direttore - Voto Pd da sempre, ho pensato fosse giusto fare il governo con il M5s per fermare Salvini ma non avrei mai pensato di trovarmi d’accordo con il centrodestra sul tema della prescrizione. Come si fa a non capire che allungare i tempi dei processi significa rendere i processi infiniti e ingiusti per definizione? Davvero il Pd può arrivare a tanto?

Luca Ferlaini

 

Vedremo nei prossimi giorni, difficile possa arrivare a tanto, così come è difficile dimenticare che la prescrizione è stata abolita dallo stesso capopopolo che oggi la rivorrebbe mettere, ovvero Salvini. Ma una volta esaurito il tema della grillizzazione del Pd, e se il Pd non riuscirà a porre un freno all'obbrobrio della prescrizione sarà difficile negare la sua grillizzazione, sarà interessante analizzare un altro fenomeno collaterale ma simmetrico: la grillizzazione su questo tema dei grandi giornali, incapaci da ormai un anno di esprimere con coerenza e con continuità una linea chiara contro una legge che garantisce la durata irragionevole dei processi. Il problema del grillismo non è il grillismo dei grillini, ormai in decomposizione, ma è il grillismo di chi, soprattutto sui temi legati alla giustizia, ha sdoganato il grillismo prima ancora di Grillo.


  

Al direttore - A vent’anni dalla sua scomparsa nessuna riabilitazione della figura di Bettino Craxi è possibile da parte di questa classe politica, così incerta, debole e improvvisatrice di fronte ai complessi scenari internazionali e così supina di fronte al giustizialismo d’accatto.

Com’è noto, durante il biennio del terrore ’92-’93, il leader socialista subì una persecuzione politico-mediatico-giudiziario di una violenza e di una ferocia mai viste prima nei confronti di un politico ancora in vita, accusato di aver percepito finanziamenti irregolari e non amnistiati per il Psi.

La sua morte suscitò in moltissimi italiani lo sgomento che generazioni prima avevano provato dopo il delitto Matteotti e anni dopo il rapimento e l’assassinio di Moro.

Un modo per ricordare la sua crudele morte in esilio è augurarsi che le modalità del processo senza appello a cui Craxi fu sottoposto non si materializzino mai più.

Margherita Boniver presidente Fondazione Craxi


  

Al direttore - Rispetto alla prospettiva del nuovo partito progettato da Zingaretti se il buongiorno si vede dal mattino allora siamo in una notte fonda. Almeno il partito nuovo proposto da Togliatti presentava già in partenza un disegno organico e chiaro in tutte le sue implicazioni; nel nostro caso siamo, nel migliore dei casi, a “Vaghe stelle dell’Orsa”, nel peggiore di fronte a un netto spostamento a sinistra con un inseguimento dei grillini e delle sardine. I grillini vengono inseguiti e raggiunti con un pessimo compromesso sulla giustizia, con l’accettazione del taglio dei parlamentari, con l’abbandono a Conte e a Di Maio della politica estera, ma, cosa più grave di tutte, con un’impostazione della politica economica e sociale tutta fondata su una moltiplicazione di bonus compresa l’impostazione che viene data alla riduzione del cuneo fiscale e senza alcun riferimento al nodo del debito pubblico. Su questo terreno oggi un partito davvero riformista, che non rifaccia il verso a Corbyn, per rompere la maledizione dell’aumento del pil a zero virgola dovrebbe concentrare tutte le risorse su un aumento degli investimenti pubblici e su una riduzione della pressione fiscale delle imprese. Perché quella è la strada maestra per la crescita, per l’aumento dell’occupazione e dei salari. Un governo davvero riformista dovrebbe affidare a uno come Cottarelli l’elaborazione di un progetto di deficit spending, altro che l’accettazione di quota 100. Ma non tutto è riducibile all’economia, c’è anche la dimensione ideale, politica e culturale. Allora per dare il segnale che si vuol fare qualcosa di veramente innovativo, Zingaretti dovrebbe fare suo quello che Giorgio Gori ha scritto sul Foglio a proposito di Bettino Craxi, marcando una vera discontinuità nei confronti di quell’uso politico della giustizia posto in essere dai “ragazzi di Berlinguer” in organica connessione con quel circo mediatico-giudiziario che domina il nostro paese dal ’92-’94 con i bei risultati che vediamo oggi perché sia il giustizialismo grillino sia il sovranismo leghista derivano da quella rottura eversivo-rivoluzionaria. E allora, siccome la politica si traduce anche in gesti esemplari, Zingaretti dovrebbe mandare una delegazione del Pd o venire egli stesso a Hammamet per il ventennale della morte di Bettino Craxi: omaggiando il messaggio politico-culturale di quell’esperienza del socialismo italiano, si cancellerebbe quella versione moderna di piazzale Loreto che avvenne con il lancio delle monetine a Largo Febo. A parte gli esponenti di Forza Italia che hanno tutti i titoli e le ragioni per esserci a Hammamet – sembra che saranno presenti anche esponenti di quella destra leghista e missina che nel ’92-’94 agitarono i cappi e invocarono manette – è proprio l’assenza del Pd a creare un vuoto che è riempito da chi è più abile dell’attuale gruppo di comando del partito. Insomma, solo seguendo questa via si darebbe davvero vita a un nuovo partito, cioè quel grande partito liberal-socialista e riformista quale non è mai stato il Pci-Pds-Ds e quale, malgrado lo stesso Craxi con le sue grandi intuizioni e iniziative politiche (ed anche con i suoi errori), non è riuscito a essere pienamente neanche il Psi.

 

Fabrizio Cicchitto

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