Cinque frasi di Falcone da ricordare per onorare la sua memoria

Le lettere del 24 maggio al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - No all’abuso di dopo le europee.

Giuseppe De Filippi


Al direttore - In una riforma seria organica complessiva della giustizia (quello che nessun governo è riuscito a realizzare) ci starebbe anche l’abolizione del reato di abuso d’ufficio che i magistrati a volte perseguono e altre no a seconda della convenienza. Ma ora c’è un problema enorme di opportunità perché l’abolizione la propone Salvini il quale ha capito che il destino del governatore Fontana è ampiamente segnato dopo che davanti ai pm ha confessato e pure di più. Ricorda tutto questo la storia della riforma del falso in bilancio. Non era sbagliata in sé ma Berlusconi la fece per salvare s stesso e così non si va da nessuna parte… mai.

Frank Cimini


   

Al direttore - Stanno accadendo anche cose importanti in queste campagna elettorale per le europee. Non c’è solo la rissa quotidiana tra i due azionisti di governo, o i vecchi discorsi déjà-vu di Pd e Forza Italia. C’è la novità di una piccola forza politica che cerca di diventare grande, recuperando tutte le antiche radici di destra e aprendosi a spazi nuovi, verso i tanti “senza patria” del centrodestra. Sto parlando di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che hanno lanciato per le elezioni europee delle liste aperte dove sono tanti, e di diversissima provenienza, i candidati senza la tessera di questo partito. Faccio il mio piccolo esempio: siciliano quarantenne con vent’anni di militanza nella destra sociale, avvocato che campa della sua professione, mi sono allontanato da Fratelli d’Italia cinque anni fa, per poi partecipare all’esperienza civica di Diventerà bellissima di Nello Musumeci e per fondare – insieme a tanti naufraghi della destra diffusa – il Movimento nazionale per la sovranità. Oggi torno a candidarmi con il partito della Meloni, senza prenderne la tessera, ma proprio in rappresentanza, insieme ad altri candidati, del Movimento di cui faccio parte. La speranza è che un buon risultato a queste elezioni non solo convinca Salvini a sciogliere l’infausta compagine di governo con i pentastellati, ma sia anche la base per fondare un nuovo grande movimento in cui ci sia spazio per tutti coloro che stanno nel centrodestra, ma non vogliono né arruolarsi con Salvini, né obbedire al Ppe di Angela Merkel. Sovranisti e conservatori dice Giorgia Meloni, io mi permetto di aggiungere con grande attenzione alle ragioni del sud e delle isole, dove riposa una buona parte della nostra meravigliosa identità nazionale. Un sovranismo senza avventure, con la responsabilità di trovare una strada giusta e percorribile per la nostra Italia, che noi amiamo unica e indivisibile. Non rinunciando mai a quella aspirazione di meritocrazia e di profondità culturale, che ha sempre tenuto la destra radicata nel nostro popolo, ma lontana dalla “pancia” della peggiore demagogia. E’ un sogno, o una speranza concreta? Lo vedremo tra meno di una settimana dal segreto delle urne, dove qualche piccola-grande sorpresa potrebbe venir fuori.

Avvocato Francesco Rizzo, candidato con Fratelli d’Italia


   

Al direttore - Il 23 maggio del 1992, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la sua scorta, muoiono nel feroce attentato di Capaci. Due mesi dopo il 19 luglio, Paolo Borsellino e i suoi angeli custodi, furono barbaramente fatti saltare in aria. Con queste due atrocità, il paese sembrava essere schiacciato da un destino ineluttabile: il potere della mafia. Da quel momento ci fu una reazione immediata senza precedenti: manifestazioni a Palermo, le donne fanno sciopero della fame a piazza Politeama, gli otto sostituti procuratori di Palermo danno le dimissioni e alcuni latitanti furono scovati e condannati al carcere duro. Da quell’anno orribile, tanta strada è stata fatta ma oggi l’Italia non può e non deve dimenticare. L’Italia da qualche anno ha capito i suoi errori: non combatte più la mafia con generali senza esercito (Falcone e Borsellino) e con eroi solitari, ma con una risposta diffusa, costante e crescente. Chi lotta ogni giorno contro le mafie non deve sentirsi solo, acquisisce forza e energia raggiungendo l’invincibilità, se un numero crescente di persone gli è vicino in questa guerra.

Oggi più che mai l’Italia deve ribadire la sua indignazione e solidarietà a chi ha sacrificato la propria vita contro “il più corrotto dei sistemi”.

Andrea Zirilli

    

Sarebbe bello, oggi come non mai, ricordarsi cinque frasi di Giovanni Falcone che difficilmente troverete su qualche giornale: “L’informazione di garanzia non è una coltellata che si può infliggere così, è qualcosa che deve essere utilizzata nell’interesse dell’indiziato”; “per fare un processo ci vuole altro che sospetti e bisogna distinguere le valutazioni politiche dalle prove giudiziarie”; “la cultura del sospetto non è l’anticamera della verità: la cultura del sospetto è l’anticamera del khomeinismo”; è “profondamente immorale che si possano avviare delle imputazioni e contestare delle cose nella assoluta aleatorietà del risultato giudiziario”. Per onorare la memoria di Falcone forse converrebbe partire anche da qui.


   

Al direttore - Circa una settimana fa sono stata tratta in inganno da una busta consegnata per posta che aveva tutta l’aria di contenere delle schede elettorali. Nel prenderla in mano e mostrarla a mia figlia per ricordarle che votare è importante – ho scoperto che non era indirizzata a me, bensì a mio marito, cittadino britannico.
Ho mugugnato un po’ sul fatto che i servizi postali gestiti da Sua Maestà fossero più efficienti dei nostri, ma ho lasciato cadere l’irritazione in attesa della mia scheda ritardataria. Il ritardo ormai divenuto esagerato mi ha spinto ad informarmi. Scoperta surreale: i cittadini Ue che sono residenti fuori dall’Ue non sono tutti uguali: alcuni possono votare per posta, altri no: devono tornare in patria per votare chi rappresenterà il proprio paese in Europa. E per chi vive a qualche migliaio di chilometri di distanza, non è proprio come uscire e andare a piedi al seggio.
Io vivo negli Stati Uniti da quasi tre anni, e le garantisco che tutti gli europei che incontro si appellano come europei piuttosto che olandesi, spagnoli o italiani. Certamente ognuno di noi sente un legame particolare con il paese di origine, ma l’Unione europea è parte integrante della nostra vita di professionisti trapiantati nell’oltre Ue. Per molti di noi, tornare in Europa – anche per un viaggio di lavoro – è davvero tornare a casa. Tornare nella propria Italia, Olanda o Spagna, invece è guardare quella casa da dentro invece che da fuori.
La casa europea è anche un po’ degli italiani in giro per il mondo. Di certo, e con tutto il rispetto dovuto, è più nostra che dei nostri – forse ex compagni di avventura –, i britannici.

Ilaria Capua


  

Al direttore - Il giovane pm antimafia Roberto Tartaglia, che ha sostenuto l’accusa nel processo sulla cosiddetta Trattativa stato-mafia e che ora andrà a fare il consulente in Commissione Antimafia, dice che in futuro, per svelare i misteri ancora celati dietro le stragi, sarà fondamentale partire dalle affermazioni di Giuseppe Graviano su Berlusconi intercettate in carcere. Il boss di Brancaccio, però, come dimostrano le sue stesse parole captate dalla Dia, nonché le annotazioni degli investigatori, sapeva benissimo di essere intercettato e poteva, dunque, inventarsi la qualunque per uno o mille motivi. Ma Tartaglia, nell’intervista al Fatto Quotidiano, non lo rammenta, considerandolo, evidentemente, un insignificante e trascurabile dettaglio. Speriamo che, affiancato da Morra, in Commissione Antimafia certe distrazioni si possano evitare. Ci contiamo tantissimo!

Luca Rocca

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