Il Salone del Libro di Torino (foto LaPresse)

La giustizia e il fascismo di cui occuparsi dopo l'onanismo sul Salone

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - O i fascisti o Raggi, poi dice che le periferie scoppiano.

Giuseppe De Filippi

  

Al direttore - Vorrei chiedere a Salvini, perché solo lui può liberarmi da un dubbio atroce: la castrazione chimica di uno stupratore militante di CasaPound deve essere considerata ghigliottina?

Michele Magno

 

Al direttore - Del nostro sistema tributario, mi ha sempre colpito, tra i tanti aspetti disfunzionali, uno che potremmo rubricare come “asimmetria informativa”. Il fisco vuole sapere tutto di noi, eppure a noi è dato sapere veramente poco o nulla di come lo stesso spende i soldi dei contribuenti (non i soldi pubblici che, com’è noto, hanno la stessa dignità ontologica degli unicorni). Non parlo della letterina dell’Agenzia delle entrate con i dati statistici per macro-voci, ma di un livello di dettaglio, se non uguale, avvicinabile a quello che è richiesto alle imprese contribuenti. Nell’impossibilità di opporci agli appetiti del Leviatano, ho sempre sognato, come magra consolazione, di aver rendicontata dall’amministrazione finanziaria la “tabella nutrizionale” di tasse e imposte. Per cosa ha speso e per cosa spenderà i miei soldi? E soprattutto, mi renderà a consuntivo ciò che ha indebitamente prelevato se invece delle proteine ha ecceduto, che so, in grassi saturi? E’ populismo fiscale? In caso, chiedo scusa in anticipo. Cordiali saluti, grazie di tutto e buon lavoro.

Federico di Fazio

 

Al direttore - Perdoni il disturbo ma proprio ieri mi è toccato leggere sul Foglio l’unico commento “sbagliato” rispetto al coretto di bambini di dio che hanno fatto “oooh” per l’ennesima retata a Milano. Dopo di che, non mi sconvolge il fatto che l’unico giornale con cui non ero ormai stato quasi più d’accordo si è dimostrato l’unico che, anche ieri, dal 1996, ha mantenuto intatta la ragione garantista più elementare, cioè umana e, di conseguenza, anche costituzionale e civile. Mi sconvolge il fatto che, adesso che faccio micropolitica in Consiglio comunale a Milano e sono compagno di banco e di partito del Tatarella che, richiesto di arresto “urgente" due mesi orsono, 24 ore dopo che aveva firmato la sua candidatura alle europee, e arrestato urgentemente giusto ieri mattina, portato via all’alba, davanti al suo bambinello di cinque anni, da 25 (dicasi venticinque!) carabinieri, ecco mi sconvolge che anche i miei fratelli di Tempi cerchino di proteggermi dallo sbaglio che mi ha portato a fare un comunicato stampa, sconsigliato da Forza Italia e che nessun giornale ha ripreso. Ora, siccome sono stato letto solo dai miei figli ai quali insegno che anche se da 25 anni fanno così, così è sbagliato, fossero anche tutti colpevoli non siamo il far west, fanculo Grillo e i suoi cacciatori di streghe, a questi figli che oggi mi chiedono conto vorrei servire la speranza che almeno un giornale “sbagliato” c’è. Perciò, se possibile, la prego di dar conto che in merito agli arresti dei colleghi di partito e amici Altitonante e Tatarella il consigliere Luigi Amicone aveva dichiarato ieri quanto segue: “Mi sorprende che un ministro dell’Interno si procuri una posizione anche da carabiniere e pubblico ministero, anche alla luce di quanto capitato a lui, ai suoi compagni di partito e, prossimamente capiterà, essendo che in Italia c’è un unico potere assoluto, cioè sciolto da ogni vincolo di trasparenza, prudenza e responsabilità. E comunque, la presunzione di innocenza vale per tutti, non solo per Siri. Secondo, pur non avendo elementi per entrare nel merito dell’inchiesta considero inaccettabile che in uno stato di diritto piuttosto che in una repubblica delle banane nello stesso giorno degli arresti si rendano pubblici video dei carabinieri e quant’altro dovrebbe – in uno stato di diritto – essere riservato al processo, luogo in cui dicono i nostri codici penali e costituzionali, si formano le prove. Prima del processo dice il codice di procedura penale gli elementi dell’accusa valgono zero. Mentre è di tutta evidenza che con la pubblicazione di video il processo diventa virtuale e la condanna alla velocità della luce. Questa non è democrazia ma è fascismo. In terzo luogo sono vicino agli arrestati e alle loro famiglie. Temo che si potesse evitare la galera per i nostri amici e colleghi Tatarella e Altitonante, come tante volte la si evita perfino agli assassini e agli spacciatori di morte via droga. Un caro saluto a lei e un “forza Zanda!” ai veri democratici antifascisti.

Luigi Amicone

 

Il fascismo contro il quale varrebbe la pena combattere, una volta finito l’onanismo sul Salone del libro, è anche quello promosso dalla teocrazia del circo mediatico-giudiziario, che sulla base dei sospetti trasforma gli indagati in condannati, che per non deludere i follower calpesta ogni giorno lo stato di diritto e che per non perdere uno zero virgola alle elezioni, come fatto ieri da Salvini sul caso Siri, trasforma il garantismo in un valore negoziabile. Un po’ di vergogna, no?

 

Al direttore - Ci manca Massimo Bordin anche per quello che avrebbe potuto dire in questi giorni sugli antifascisti che scoprono l’antifascismo solo quando l’antifascismo costa poca fatica.

Marco Manilo

 

Non sappiamo cosa avrebbe scritto Bordin sul Salone del libro. Ma sappiamo cosa scrisse anni fa su questo giornale Bordin parlando dell’evoluzione, per così dire, dell’antifascismo. Quella che segue è una sua rubrica del 24 aprile 2015, una delle molte che trovate nel libriccino a lui dedicato che in questi giorni è allegato con il Foglio. “Le insistite dichiarazioni di Matteo Salvini sul 25 aprile, alle cui celebrazioni il capo leghista non intende partecipare, ufficializzano una mutazione significativa nella già complicata identità del partito padano e del suo modo di porsi rispetto al centrodestra. C’è un’altra celebrazione del 25 aprile che fu importante nella storia della Lega, quella del 1994. Berlusconi aveva appena vinto le elezioni e la sinistra era sotto choc. A Milano più ancora che altrove. Si volle dare a quel 25 aprile un tono da nuovo Cln, anche se già non mancavano quelli che proclamavano l’intenzione di fare i fuoriusciti negli appartamentini da tempo acquistati al Marais per i weekend lunghi. Contemporaneamente, e in palese contraddizione, già allora a sinistra si sosteneva che comunque era meglio Fini di Berlusconi. Quel 25 aprile milanese era particolarmente teso ma Umberto Bossi si presentò al corteo, sostenendo che anche la Lega voleva ribadire il suo antifascismo. Ci furono momenti di tensione vera. Bossi fu protetto da alcuni esponenti progressisti, che rimasero colpiti dal coraggio, anche fisico, del leader leghista. Come oggi, la Lega intendeva in quel modo differenziarsi da Berlusconi. Solo che allora lo faceva ammiccando a sinistra. Per questo il confronto fra Bossi, allora ‘partigiano’, e Salvini, oggi amico di CasaPound, dovrebbe far riflettere non solo il centrodestra ma anche e soprattutto il Pd su come il paese sia cambiato in vent’anni”.

 

Al direttore - Nella sentenza delle Sezioni unite della Cassazione depositata ieri il divieto della maternità surrogata, contenuto nella legge italiana sulla fecondazione artificiale, è ritenuto coerente con l’ordine pubblico interno e con la dignità della gestante per altri (ci sarebbe anche la dignità della donna sottoposta a elettrostimolazione ovarica all’inizio della procedura, ma sarà per la prossima volta). Il comune non può trascrivere nei registri dello stato civile come figlio dei “genitori intenzionali” chi è nato seguendo questa pratica, e fin qui tutto bene. Quel che però esce dalla porta dell’ufficio anagrafe viene fatto rientrare dalla finestra del Tribunale per i minorenni: ai “committenti” è suggerita la via dell’adozione, meglio di quella stepchild adoption che con questa sentenza completa il cammino dal riconoscimento in primo grado alla consacrazione del consesso più elevato di legittimità. Per altra via, l’utero in affitto trova comunque legittimazione: a differenza delle adozioni ordinarie bisognerà fare un viaggio all’estero e pagare il costo di quella procedura che in Italia resta vietata: è un’adozione per portafogli più capienti. Se c’è una materia sulla quale è urgente l’intervento del Parlamento è esattamente questa: l’inerzia significa acquiescenza all’ennesimo aggiramento giurisprudenziale di un presidio di civiltà.

Alfredo Mantovano

vicepresidente del Centro studi Livatino

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