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Luigi Di Maio e i gilet gialli: ok le scuse, ma l'anello al naso no, grazie

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - #ritiraGilet.

Giuseppe De Filippi

Domenica sera da Fabio Fazio, Luigi Di Maio ha parlato dei suoi rapporti con i gilet gialli cospargendosi il capo di cenere, dicendo che no “non li incontrerei più” e che il Movimento 5 stelle in fondo non ha fatto nulla di male: “Quando ho visto che una parte dei gilet gialli voleva creare una lista sono andato a incontrarli, ma abbiamo scoperto che c’erano delle idee un po’ violente e eversive”. Sono andato a controllare la data del famoso post scritto da Luigi Di Maio sul Blog delle stelle, quello intitolato “Gilet gialli, non mollate!”. In quel post, il vicepresidente del Consiglio italiano scriveva frasi molto impegnative: “Sappiamo cosa anima il vostro spirito e perché avete deciso di scendere in piazza per farvi sentire”. E poi: “Il grido che si alza forte dalle piazze francesi (…) è lo stesso spirito che ha animato il MoVimento 5 Stelle fin dal 4 ottobre del 2009, il giorno della nostra nascita”. E ancora: “Il  MoVimento 5 Stelle  è pronto a darvi il sostegno di cui avete bisogno”. E infine: “Una nuova Europa sta nascendo. Quella dei gilet gialli, quella dei movimenti,  quella della democrazia diretta. E’ una dura battaglia che possiamo combattere insieme. Ma voi, gilet gialli, non mollate!”. La data del post è quella del 7 gennaio 2019 e fino a quel giorno, effettivamente, non c’era alcuna ragione per dubitare dell’identità dei gilet gialli. Il 18 novembre, a seguito delle prime manifestazioni, ci sono stati 409 feriti e 117 arresti. Il 24 novembre, in un parcheggio di un centro commerciale ad Angers, un gilet giallo ha minacciato di farsi esplodere se Emmanuel Macron non lo avesse ricevuto all’Eliseo. Nello stesso giorno, a Parigi, i manifestanti hanno incendiato alcune vie, lanciando sassi contro gli agenti in tenuta antisommossa, provocando danni in tutta la Francia pari a 1,5 milioni di euro. Nei giorni seguenti, il primo dicembre, a Parigi vengono incendiate più di cento auto, l’Arco di Trionfo viene vandalizzato e il sindaco di Parigi in quelle ore stima tra i 3 e i 4 milioni di euro. L’8 dicembre il ministro dell’Interno francese dichiara l’arresto di altre 1.723 persone con 135 feriti, il 22 dicembre centinaia di manifestanti inseguono alcuni agenti in fuga per strada tirandogli pietre e bottiglie e sempre nella stessa giornata viene arrestato Éric Drouet portavoce dei gilet gialli. Il 5 gennaio una quindicina di individui vestiti di nero, alcuni col gilet giallo, si impadroniscono di una ruspa da cantiere usandola come ariete contro il portone del ministero per i Rapporti con il Parlamento, Benjamin Griveaux. Due giorni dopo Luigi Di Maio scrive ai gilet gialli: “Non mollate”. L’anello al naso no, grazie.

 

Al direttore - Per contendere a Matteo Salvini il primato amoroso sulla copertina delle riviste di gossip, Giggino Di Maio ha esibito (almeno senza la  divisa da poliziotto) una fidanzata, rigorosamente scelta all’interno del Movimento (donne e buoi dei paesi tuoi). Per rendere nota la sua storia d’amore il vice-premier ha organizzato una piccola conferenza stampa sui prati di Villa Borghese e si è fatto ritrarre, in amorosi sensi, mentre scambiava con la pulzella dolci carezze e baci libidinosi, all’ombra di un albero galeotto. Tutto  rigorosamente coram populo. C’è un aspetto di questa storia da rotocalco che non mi sembra approfondito adeguatamente. Di Maio, per l’importante ruolo istituzionale che ricopre, ha diritto ad una scorta. Immaginiamo che, della sua intenzione di trascorrere qualche ora in camporella, non fossero informati solo i fotografi incaricati di immortalare la scena, ma anche la questura. Provate, allora, a immaginare quanto occorra (di personale e mezzi)  per  implementare il servizio di tutela se la “personalità’’ (è questo il termine tecnico) decide di stare all’aperto, in compagnia, all’interno di un parco pubblico molto frequentato. Il servizio di scorta non deve solo garantire la sicurezza (per l’esponente e la sua ospite), ma deve organizzare, secondo un’accurata esecuzione delle “regola di ingaggio”,  una cintura invalicabile per evitare che degli estranei turbino l’idillio  della coppia. Quando una personalità di alto profilo politico ed etico, una vera signora, come Anna Finocchiaro, allora capogruppo Pd al Senato, fu ritratta mentre acquistava oggettistica per la casa all’Ikea con un agente che le spingeva, per cortesia, il carrello, il popolo del web insorse al grido: “E’ giusto dare la scorta per la ‘vita privata’ dei politici?”. Sorvoliamo sulle sconcezze che le furono rivolte sui social.

Giuliano Cazzola

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