"Famiglia colombiana" di Botero

Famiglia e vuoto da riempire. Pd: ma pensare almeno alla Ztl?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Maggioranza divisa su castrazione, si va verso coglione unico?

Giuseppe De Filippi

  

Al direttore - Auto in fiamme e cassonetti bruciati. Guerra contro i rom, trasferiti da via Toraldo a via Codirossoni. I residenti non ci stanno e fanno le barricate. Rovesciati a terra anche i panini portati per cena: “Fate schifo, sozzoni. Morite di fame’’. Così i giornali raccontano una brutta pagina di cronaca nella Capitale. Nicola Zingaretti prenda nota. Per tornare a vincere nelle periferie il Pd se la sente di dare appoggio, avere comprensione, se non addirittura manifestare solidarietà per questi autodafé del “popolo che soffre’’? I populisti hanno la meglio perché dicono alla “ggente’’ quello che vuole sentirsi dire.

Giuliano Cazzola

 

Ripartire dalle periferie, si dice giustamente quando un partito si trova in difficoltà. Ma prima di pensare alle periferie, e pensare a come conquistare nuovi voti, un partito come il Pd farebbe bene a non dimenticarsi di rappresentare gli elettori che in buona parte già rappresenta ma che giorno dopo giorno rischiano di sentirsi sempre meno rappresentati. Il caso Roma, in questo senso, è formidabile: una città al collasso, che si permette il lusso di chiudere per ragioni inspiegabili tre fermate della metropolitana (Barberini, Spagna, Repubblica) in pieno centro, in piena Ztl, e con un’opposizione che però, di fronte allo sfascio, non riesce a trovare un modo per fare notizia, per far sentire la sua voce, per regalare un sogno alternativo all’incubo che sta schiacciando la Capitale d’Italia. Sveglia, please.

 

Al direttore - Caro Cerasa, mi permetto di chiederle ospitalità per esprimere, da sinistra, un’opinione fuori dal coro e che credo non sia distante dal punto di vista espresso dal suo giornale (e dal mio stimato amico Giuliano Ferrara) sul controverso congresso veronese sulla famiglia. Pur confermando le mie obiezioni all’approccio e alla regia dell’evento, ho riscontrato una dose di dogmatismo di segno opposto in talune voci critiche. Un certo spirito illiberale tra i fieri liberali! Avverto come un dovere fare questi distinguo. Da vecchio cattolico forse un po’ retrò ma ostinatamente laico e di sinistra.Con stima.

Franco Monaco

 

Al direttore - Anche io, come ha scritto il Foglio, credo che il tema della famiglia debba tornare centrale nell’agenda politica, e culturale, del nostro paese.Una società è tanto più forte, coesa e solidale quanto più profondi, diffusi e duraturi sono i legami famigliari, che si formano dentro quella forma di società naturale che da sempre costituisce il fondamento delle comunità umane. Da tempo peraltro viviamo un’ipertrofia della cultura dei diritti individuali e delle libertà personali che hanno finito col rendere i legami tra le persone più fragili, le solidarietà più effimere, le generosità meno solide. Tutto ciò si riflette in una rinuncia sempre più misurabile ad assumere un impegno “per sempre”, come accade nel matrimonio, che infatti è in continua contrazione, in un aumento delle famiglie unipersonali, e dunque della solitudine, in una inarrestabile diminuzione delle nascite, con la popolazione italiana che sta rapidamente diventando la più vecchia del mondo. Un modello di società forse funzionale al mercato, di certo non auspicabile o da incentivare. Occorrono dunque politiche diverse, che incoraggino l’assunzione di impegni duraturi, anche attraverso misure fiscali dedicate, che incentivino la maternità, con una politica di servizi adeguata e non con meri incentivi monetari, che tutelino l’infanzia, oggi sempre più a rischio povertà. Per fare tutto ciò occorre serietà, bisogna costruire condivisione, allargare i consensi, confrontarsi in modo aperto.

 

Fare cioè l’esatto contrario del congresso internazionale della famiglia di Verona, organizzato anche grazie a persone note per la vicinanza a formazioni politiche di estrema destra e in alcuni casi anche neofasciste. Un incontro che è stato finalizzato più a costruire una identità politica, una sorta di internazionale della destra sovranista, che pare trovare nell’Italia di oggi un terreno fertile, che a discutere in modo costruttivo e dialogante di politiche per la famiglia, dove la famiglia è diventata merce elettorale funzionale a obiettivi politici. Chi lo ha organizzato ha fatto un pessimo servizio alle politiche per la famiglia. E anche per questo una forza politica con la testa sulle spalle non può permettersi di lasciare i temi della famiglia ai campioni dell’estremismo.

Alfredo Bazoli, deputato del Pd

 

Le politiche a sostegno della demografia, e pro life, in Italia oggi non hanno una casa se non quella estremista. E se oggi è solo l’estremismo politico a dar voce con forza alle battaglie a favore della natalità un partito con la testa sulle spalle, come giustamente lei scrive, non può limitarsi a criticare gli estremisti, ma deve interrogarsi su cosa può fare per colmare un vuoto che semplicemente esiste.

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