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Anto', ritira Mussolini! La Tav non è una ferrovia: è un'idea di mondo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ritira Mussolini!

Giuseppe De Filippi

Anto’, fa caldo.

 

Al direttore - La mia Cuneo è terra di confine, poggia su solide basi imprenditoriali, di grande tradizione industriale, edile, agricola, fatta di un’imprenditoria che affonda le sue solide basi nella tenacia della nostra gente. Io sono orgogliosamente presidente dei “costruttori di valori”, come a noi piace chiamarli, che hanno saputo tenere in piedi le loro aziende supportati da collaboratori altamente qualificati. Recentemente abbiamo assistito alla negazione da una parte politica dell’esistenza del cantiere Tav, pertanto, abbiamo deciso di andare a vedere personalmente l’avanzamento dei lavori, perché per noi Tav è la più bella speranza di sviluppo del paese. Tramite l’Ance Piemonte e grazie alla disponibilità di Telt ho potuto portare un gruppo di quaranta imprenditori edili cuneesi a visitare il cantiere sul versante francese. Abbiamo percorso 8 km di un meraviglioso cantiere, allestito con i più elevati standard di sicurezza europei, dove lavorano grandi imprese italiane, tecnici e maestranze di tante nazionalità europee, uno splendido esempio di Europa, dove si vedono grandi capolavori di tecnologia all’opera come la fresa “Federica” che fa circa 14 metri di avanzamento al giorno. Come si può negare che esistano i lavori per la Tav? Come si può negare la dignità (per usare un termine caro al governo) e l’eccellenza del lavoro svolto da circa 480 addetti tra maestranze e tecnici? Con la rete viaria, gli antichi romani hanno conquistato il mondo, la Tav per qualcuno potrebbe non essere un’opera necessaria, ma è strategica e nessuno può negare che un cantiere del genere esista. E’ stato bellissimo vedere l’entusiasmo dei miei colleghi dinanzi a un’opera così importante e vedere quanta passione ci fosse nei racconti di chi lavora da anni sul cantiere. La bellezza del mestiere edile è questa: le persone fanno la differenza, perché i saperi e le esperienze sono fondamentali per la riuscita di complesse lavorazioni. Oggi siamo impazienti di impiegare i nostri talenti: abbiamo ottimi tecnici, ottima manodopera ma siamo prigionieri di una palude burocratica che ci impedisce di mettere in moto le nostre energie. Torniamo a casa ancora più desiderosi di vedere partire tutti i cantieri italiani oggi ancora bloccati. Parafrasando De Gasperi non possiamo che auspicare che fra i tanti politici che pensano solo alle prossime elezioni, ci sia anche qualche statista che pensa alle prossime generazioni.

Elena Lovera, vicepresidente Ance Piemonte

 

Il punto è che la Tav non è solo un’infrastruttura. E’ il simbolo di una scelta. Isolamento o integrazione? Apertura o chiusura? Crescita o decrescita? Scommettere sulla Tav non vuol dire ragionare in modo freddo e manipolatorio sui costi e sui benefici. Vuol dire credere che la politica debba occuparsi più del futuro che del passato. E’ davvero così difficile decidere da che parte stare?

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