La folle società dell'incompetenza spiegata con i ricorsi al Tar contro gli insegnanti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Siamo diventati tutti sindacalisti o avvocati dei nostri figli? Non starò qua a ricordare che quando le scuole le abbiamo frequentate noi, che adesso siamo padri, aveva sempre ragione la maestra o il professore. Qualcuno può obiettare che così era troppo ma quanto ci ha descritto il presidente del Tar della Toscana Manfredo Atzeri di un boom di ricorsi sui risultati scolastici, è preoccupante. Molto preoccupante.  Preoccupa perché ci dice, statistiche alla mano, che non abbiamo più fiducia nella scuola, nell’istituzione scolastica, nel docente, nei dirigenti. Preoccupa perché rischiamo di educare una generazione che non accetta la sconfitta, il brutto voto, la bocciatura, la valutazione stessa. Il problema non sono i ragazzi ma rischiamo di essere noi padri e madri. Siamo noi che gridiamo all’ingiustizia, all’imbroglio e qualcuno anche all’immancabile complotto. Una cosa simile accade nei campi sportivi di qualsiasi sport e sempre più spesso anche tanti luoghi frequentati dai ragazzi, oratori compresi. Lo stesso presidente del Tar della Toscana presentando questi numeri in costante e preoccupante crescita ricordava che spesso le impugnazioni hanno questo contenuto: “L’offerta formativa non è stata sufficiente e l’alunno deve essere promosso”. Sembra l’elogio della furbizia, del raggiro, del “proviamo anche questa”. Chi pensa di aver subìto un torto ha tutto il diritto di far sentire le proprie ragioni, non voglio mettere in dubbio questo. Ma questi numeri, oltre a varie notizie di cronaca che vedono coinvolti presidi e docenti, vanno oltre, ben oltre la statistica dell’errore, e non può che preoccupare. La scuola è il luogo di crescita per eccellenza, luogo educativo, in cui si forma la coscienza critica, la personalità. Anche in quelle 1.000 ore all’anno si diventa adulti, maturi. I ragazzi hanno bisogno di una scuola che non sia solo nozioni, ma hanno anche bisogno di genitori che non siano necessariamente e solo “chioccia”. I ragazzi non hanno bisogno di sindacalisti o avvocati, hanno bisogno di adulti veri che li accompagnino nella scoperta della loro vocazione, non avendo paura della valutazione e dei voti. La scuola è fatta per i ragazzi quindi deve puntare al meglio e non alla mediocrità. Per questo sbaglia il governo a voler abolire o ridimensionare concetti come: valutazione, merito, qualità, maturità, alternanza. Una scuola che deve puntare al meglio e non alla mediocrità deve avere la collaborazione di noi genitori, chiediamo questo, chiediamo qualità, chiediamo risorse, chiediamo che i ragazzi possano fare esperienze vere. Smettiamola di fare i sindacalisti dei figli. Fidiamoci della scuola, degli insegnanti e dei dirigenti.

Gabriele Toccafondi,  deputato Civica Popolare-Ap-Psi-Area civica

 

Il pensiero unico antisistema, lo sappiamo, ha contribuito a creare una società all’interno della quale non è necessario essere competenti per esprimere una competenza e dove il principio dell’uno vale uno non si applica solo alla politica ma si applica anche alla vita quotidiana. Il punto non è soltanto il fatto che alcuni genitori siano diventati i sindacalisti dei figli. Il punto è che i genitori che non accettano il principio di autorità rappresentato dagli insegnanti usano tutto ciò che è in loro possesso per mettere in discussione la delega dell’insegnamento e il principio di autorità. Potremmo dire che è solo un problema della scuola, ma purtroppo è un problema dell’Italia.

Di più su questi argomenti: