Senza una destra anti Salvini, Salvini continuerà a combinare guai

Al direttore - Il pacco di Varsavia.

Giuseppe De Filippi


  

Al direttore - Era ora. Davvero era ora che qualcuno lo dicesse in questo modo: semplice, netto, affilato. “Serve una destra anti Salvini”, lo ha scritto il direttore Claudio Cerasa sul Foglio della scorsa settimana lanciando un appello che non può non essere accolto. Perché il “nodo” della politica italiana, il problema, è quasi attinto in questa assenza, in questa carenza. Anzi, per dirla tutta: quel che manca in Italia, ormai da troppi anni, è una destra moderna, pacata, non populista, europea, decisionista, laica, antiburocratica. Una destra coraggiosa, anche, che non soffia sulle legittime paure della gente ma anzi cerca di sconfiggerle. Una destra che, se fosse esistita, avrebbe già contrastato con tutti i mezzi democratici a disposizione l’avanzata di questa destra truce, plebea e populista, sciatta, razzista, volgare, estrema. E’ così in tutta Europa, perché non dovrebbe essere così in Italia? Non c’è in effetti nessun motivo se non la cronaca politica di questi decenni berlusconiani: una cronaca caratterizzata da una continua, inesorabile rincorsa di quella che Pierluigi Battista ha definito “la destra del cattiverio”. Tutto è perduto? Siamo costretti a morire becero-salviniani? No, tutt’altro. C’è anzi un enorme spazio per chi se la sente di combattere questa battaglia di civiltà. E forse è anche il momento giusto. Una cosa va detta: il grande successo della destra melmosa e cattiva non è merito di Matteo Salvini ma causa dell’enorme vuoto politico che Silvio Berlusconi ha lasciato. Quello vuoto è ancora lì, temporaneamente occupato da una destra populista ed estrema. Senza alcuna strategia se non un’eterna campagna elettorale. Ha ragione Claudio Cerasa: servono uomini di buona volontà capaci di costruire con pazienza un’alternativa “buona” a una deriva politica che non potrà che far male alla nostra “povera patria”.

Filippo Rossi, direttore artistico Caffeina

Senza una destra anti Salvini, Salvini continuerà a non avere concorrenti e se Salvini continuerà a non avere concorrenti continuerà a far male all’Italia.


   

Al direttore - Se l’economia non va bene o si opera maldestramente in modo da danneggiare il collocamento del debito sovrano, è ovvio che le banche ne risentano, come Ella prospetta analizzando il caso Carige sul Foglio del 9 gennaio. I vertici bancari possono avere tutte le responsabilità e possono essersi segnalati per casi di “mala gestio” o per avere privilegiato inutilmente la crescita di valore per l’azionista rispetto alla stabilità e alla sana e prudente gestione dell’istituto, ma se l’economia non tira o, addirittura, va in recessione è pressoché impossibile che migliori di colpo la qualità del credito. I diversi soggetti, a vario titolo competenti, sono ora chiamati ad agire per il salvataggio e il rilancio della Banca ligure, approdando, comunque, a una ineludibile aggregazione, a condizioni equilibrate, con un altro istituto. Ma già si fa strada la reazione presuntamente giustizialista dei promotori della costituenda commissione parlamentare di inchiesta “bis” sulle banche, ai quali non pare vero di agitare il caso Carige per incolpare banche, istituzioni, passati governi, etc. Si prospettano, dunque, nuovi mesi, dopo la passata esperienza dell’inchiesta di fine 2017, di attacchi, contrasti, requisitorie, moniti che, poi, approderanno alla stessa fine della passata inchiesta. Questa, promossa per attaccare violentemente la Banca d’Italia, si è tradotta in un durissimo boomerang, mentre nessuno è stato in grado di mettere in serie difficoltà le audizioni di esponenti dell’Istituto, in specie dopo l’audizione del governatore, Ignazio Visco. Si deve proprio fare il bis? O la “storia” è destinata a ripetersi, come vuole la nota espressione, quale farsa? Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

Anche no, grazie.


  

Al direttore - Sto leggendo “M. Il figlio del secolo”, il romanzo storico di Antonio Scurati su Benito Mussolini. Mi ha colpito una frase riferita a Filippo Turati: “Lui la pensa come Matteotti. Ai socialisti resta un’unica arma: il disprezzo. L’irriducibile disprezzo”. Non crede che sia così anche per noi, adesso?

Giuliano Cazzola

Di Turati, però, la frase più bella, e forse più attuale, resta quella pronunciata alla Camera il 15 luglio 1923: “Le libertà sono tutte solidali. Non se ne offende una senza offenderle tutte”.

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