Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Gli allocchi del sovranismo e la gran forza del Partito dei Fatti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - E allora l’Agenzia delle entrate si candidi alle elezioni.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - Ha ragione, Cerasa. Ho notato che i cosiddetti giornaloni hanno, ormai, preso posizioni fortemente critiche nei confronti del governo sovranista-populista. Gli editoriali di Panebianco, Giavazzi e Alesina per il Corriere e chiare prese di posizione molto critiche di molte firme di Repubblica stanno a dimostrarlo. E’ un fatto importante, ma temo riguardi principalmente la élite. Meglio, forse, è l’opposizione esercitata da alcune trasmissioni televisive più vicine al “popolo”. La resa dei conti nel governo non è molto lontana. O vi sarà un arretramento di posizioni o la dichiarazione di guerra aperta a tutte le istituzioni che lei ha riassunto nell’acronimo Pdf. Post Scriptum. Ha citato Sallusti. Si è scagliato con durezza inusitata contro Borghi e Salvini, ma la pagina web del suo quotidiano è di tutt’altro tenore. Difficile fare il direttore liberale di un giornale che non mostra di esserlo.

Lorenzo Lodigiani

 

Lasciamo stare i dettagli. C’è un ritorno alla ragione anche tra chi l’ha sfidata giocando con il populismo e con il sovranismo e anche tra chi ha scambiato la melma per cioccolata. E’ tardi, doveva succedere prima, non era così difficile capire che un nazionalista sovranista è un nazionalista sovranista e anti europeista anche se si mette la cravatta a Cernobbio, ma qualcosa sta succedendo e ogni conversione, per quanto tardiva, non può che essere elogiata, no?

 

Al direttore – E’ rimasto un unico elemento di continuità tra la Lega di Bossi e quella di Salvini: il celodurismo.

Giuliano Cazzola

 

Al direttore – Riprendendo le considerazioni svolte nel pezzo “Il Partito dei Fatti è l’unico antidoto contro il falso quotidiano del populismo” (Cerasa 15 ottobre) – in particolare la sottolineatura che, a fronte della fatica con cui l’opposizione politica alle forze del governo Conte tenta di riprendersi dalla sconfitta elettorale del 4 marzo, c’è invece un’opposizione non politica che dà primi e promettenti segni di resipiscenza, resistenza e contrasto al fronte populista – mi viene da porre la seguente osservazione: qual è la ragione principale della fatica con cui l’opposizione politica (Pd e, in qualche modo, anche Fi) tenta di riorganizzare una risposta alternativa al populismo? A mio parere, si può rispondere a questo interrogativo proprio partendo dal giudizio politico che una parte dell’opposizione non politica – ovverosia il mondo dell’informazione pentita (stampata e televisiva) – sta rapidamente e autocriticamente maturando intorno alla natura dell’asse pentaleghista. Da diversi quotidiani e organi televisivi nazionali, difatti, si sta prendendo atto che: 1) è stata una grave illusione avere pensato in una possibile evoluzione moderata del M5s o di una sua parte; 2) è assolutamente evidente che, per tutti coloro che si oppongono al fronte populista e sovranista, è politicamente suicida pensare di instaurare, in un futuro più o meno ravvicinato, un rapporto positivo di alleanza con una parte dello schieramento populista (Pd + M5s o Fi+Lega). Ebbene, è proprio l’assenza di presa d’atto dei suddetti punti da parte dell’opposizione politica la causa della fatica che essa evidenzia nel costruire un’alternativa allo sfascio pentaleghista: ovverosia componenti interne al Pd (Zingaretti, Emiliano, Orlando) e a Fi (Toti e non solo) coltivano ancora l’illusione di costruire o ricostruire un rapporto politico con il M5s o con la Lega. L’errore, in termini strategici, in cui Pd e Fi rischiano di rimanere imprigionati, dunque, è quello di subire lo schema del cosiddetto falso bipolarismo (copyright Cerasa) che vede un populismo di sinistra (M5s) e uno di destra (Lega); falso bipolarismo del quale Pd e Fi farebbero bene a liberarsi immediatamente per imporre e seguire il vero bipolarismo (sempre copyright Cerasa): M5s e Lega da un lato, riformisti e moderati ed europeisti dall’altro.

Alberto Bianchi

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