Il movimento 5 fake news. Timeo sovranistos et dona ferentes

Al direttore - “DL 28/09/18 n. 109”. “Io di più”. #colcuore.

Alessio Viola

 

Proteste a Genova. Toninelli: “Decreto scritto col cuore, sarà migliorato”. Siamo su “Scherzi a parte”.

 


 

Al direttore - Parole, parole, parole. Hanno cominciato con un vaffanculo ed eccoci qui con l’incubo che dalle parole passino ai fatti: vogliamo parlare, tanto per fare un esempio, delle “spese morali”?. E i boccaloni continuano ad abboccare e gli oppositori a latitare.

Valerio Gironi 

 

Qualcuno poi dovrebbe spiegarmi come fa un vaffanculo a diventare moderato.

 


 

Al direttore - “In un regime totalitario, come deve essere necessariamente un regime sorto da una rivoluzione trionfante, la stampa è un elemento di questo regime, una forza al servizio di questo regime. In un regime unitario la stampa non può essere estranea a questa unità”. Benito Mussolini, dal discorso pronunziato il 10 ottobre 1928, presenti i direttori di tutti i giornali.

Marco Maffei

A proposito di Luigi Di Maio e a proposito di fake news, che secondo il vicepresidente del Consiglio sono quelle che vengono scritte dai giornali che non la pensano come Di Maio, vorremmo chiedere a Di Maio a chi appartiene questo virgolettato. Pronti? Via: “Se reprimiamo le fake news, reprimiamo la libertà di informazione. Allora dovremmo anche sanzionare le bugie che ci diciamo tra di noi”. Vito Crimi (M5s), sottosegretario all’editoria, 29 luglio 2018. Verrebbe da chiedere a Luigi Di Maio: chi è che gioca con le fake news?

 


 

Al direttore - Leggo che Salvini dice di voler “chiudere gli aeroporti” ai migranti. Leggo che il ministro che vorrebbe mandarci i migranti è l’amico di Salvini Seehofer. Leggo che l’unico modo per evitare di non ricevere i richiedenti asilo andati in altri paesi ma arrivati in Italia sarebbe cambiare il trattato di Dublino. Leggo che per cambiare il trattato di Dublino bisognerebbe convincere i sovranisti. Leggo e rido.

Cordiali saluti.

Luca Martelli

L’amico Kurz vuole deficit zero. L’amico Orbán dice che non prenderà nemmeno un migrante dall’Italia. L’amico Seehofer vuole rimandare in Italia i migranti che hanno fatto domanda d’asilo da noi. L’amico Trump sta indebolendo il commercio internazionale a colpi di dazi. Timeo sovranismos et dona ferentes.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, nella Nota di aggiornamento al Def si legge: “L’introduzione del reddito di cittadinanza ha un doppio scopo:  1) sostenere il reddito di chi si trova al di sotto della soglia di povertà relativa;  2) fornire un incentivo a rientrare nel mercato del lavoro, attraverso la previsione di un percorso formativo vincolante, e dell’obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore” .  Da anni in Italia si parla di “flexicurity” i cui elementi portanti sono tre: un sistema di contratti di lavoro flessibili, un sistema di protezione sociale universale, un sistema di formazione permanente in età adulta. Sicurezza non è sinonimo di assistenzialismo e sussidi, ma serve investire su politiche attive. Le politiche attive del lavoro, sono azioni mirate alla formazione e al sostegno delle persone per la collocazione lavorativa, in modo da aumentare la loro possibilità di trovare una nuova occupazione. La “flexicurity” portata avanti dalle agenzie per il lavoro, è un modello compiuto e tangibile a sostegno del lavoratore. Nel modello della flessibilità buona di cui le agenzie sono portatrici, i princìpi di “flexicurity”, sono ravvisabili in robuste azioni di politiche attive, nella flessibilità in uscita, nel senso che in mancanza di occasioni di lavoro si avvia, per i lavoratori assunti a tempo indeterminato, una procedura a base bilaterale volta innanzitutto a definire la migliore strada per l’occupabilità e la riqualificazione del lavoratore, mirando a garantire  misure di assistenza da un lato e il reinserimento dall’altro, nella definizione di un complesso sistema di welfare finanziato direttamente e proprio esclusivamente del settore, a sostegno del lavoratore.  Oggi i reali motivi della crisi dell’occupazione, sono da annoverarsi principalmente nella bassa flessibilità del mercato del lavoro, nella sicurezza sociale di tipo assistenziale e infine in una progressiva e continua segmentazione del mercato del lavoro. Per andare incontro a strategie di crescita e di sviluppo serve saper ben fronteggiare le dinamiche del mercato del lavoro e la sicurezza sociale e la flessibilità del mercato del lavoro devono convivere in maniera molto armoniosa. Un sistema di protezione sociale di carattere universalistico è inutile senza elevati investimenti nelle politiche attive per il lavoro. 

Andrea Zirilli

Di più su questi argomenti: