L'opposizione che fa notizia è quella che si trova al governo, ed è un guaio

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 14 agosto 2018

Al direttore - Loro hanno i dollari noi abbiamo il San Paolo.


Giuseppe De Filippi


 


 

Al direttore - Ma che si aspettavano? La comprensione dei mercati e in sovrappiù quella delle agenzie di rating? Ma mica sono il Quirinale.


Luca Rigoni

 


  

Al direttore - Ringrazio lei e il suo giornale per l’impegno e soprattutto per la puntuale e razionale replica alle argomentazioni, poco scientifiche, del senatore D’Anna nonché presidente dell’ordine dei biologi. Lascia sgomenti che un rappresentante onorevole del mondo scientifico parli senza sapere che 1) la percentuale di mercurio utilizzata per la preparazione dei vaccini è dell’ordine di 10 microgrammi per litro, quindi un centesimo di microgrammo in una dose vaccinale e mille volte inferiore alla dose giornaliera ritenuta non pericolosa per la salute umana, 2) tracce di metalli presenti nei vaccini ce ne sono quanto nell’acqua che beviamo. Inoltre il presidente dell’ordine dei biologi parla di “DNA estraneo nei vaccini” come se ci dovessimo spaventare del DNA “estraneo” quando invece ne mangiamo di vegetale e animale e persino lo iniettiamo in alcune straordinarie attuali terapie geniche che salvano tanti bambini. Si sta assistendo al ritorno di un medioevo culturale dove le certezze ed evidenze scientifiche vengono sopraffatte da opinioni personali e bizzarre esternazioni della politica. Bisogna avere paura dell’ignoranza e non dei vaccini i cui inconfutabili benefici superano i rischi; anche perché virus e batteri non hanno colore politico e infettano senza chiedere il consenso.

Antonio Musarò, docente di istologia, embriologia e biotecnologie, La Sapienza

 


 


Al direttore - Sul Foglio di sabato scorso, David Allegranti, con mirabile tratto, ha descritto la condizione di estasi (più probabilmente si tratta di coma vigile!) in cui versa il Pd in attesa del salvifico congresso. Dunque interroghiamoci sul congresso, ma con calma, anche per non disturbare gli sfascisti che stanno alacremente lavorando. Allora, su dove farlo mi pare che l’indicazione di Michele Magno, cioè Lourdes, sia sempre valida. Su il quando non resta che scegliere tra il giorno di Pentecoste, come pare suggerire Giuliano Ferrara, oppure una qualsiasi giornata di vento forte e pioggia battente e con lo sciopero dei trasporti in atto. Infine su contenuti e proposte – questa è notoriamente la parte meno interessante – credo che la corale recita di cinque Pater Ave Gloria e una corona di Rosario siano più che sufficienti.

Valerio Gironi

 


 

Al direttore - Confesso di aver dovuto leggere più volte l’intervista del ministro Moavero sul vostro giornale per capire esattamente cosa stesse dicendo. Non perché l’articolo non fosse chiaro, ma mi pareva che ci fosse una scissione in atto tra l’intervistato e il ministro del governo gialloverde che in teoria dovrebbero essere la stessa persona. Perché praticamente nulla di quanto ha detto il ministro corrisponde all’azione del governo italiano. Moavero si preoccupa per lo spread e il debito pubblico, ma non mi sembra che i suoi timori siano condivisi da Salvini o Di Maio (o Borghi, o Bagnai, sempre per restare nella stessa area di governo). Poi Moavero difende il fiscal compact, uno dei peggiori errori dell’Unione Europea, almeno così com’è congegnato, che proprio lui ha negoziato per conto dell’Italia ai tempi del governo Monti. Se chiedesse a Salvini e Di Maio, comunque, scoprirebbe che loro lo vogliono completamente abolire. Per non parlare dell’immigrazione e del diritto d’asilo: perché in sostanza il Ministro ci spiega tra le righe che dato che l’Europa può decidere a maggioranza in materia di asilo mentre non dispone di poteri altrettanto forti in materia di immigrazione economica tanto vale decidere tutto all’unanimità (cioè non decidere nulla) e addirittura basare l’accoglienza sulla volontarietà dei diversi paesi. Tradotto: si è deciso di lasciare ai paesi di Visegrad la possibilità di fare come preferiscono, cioè di tenere le loro frontiere ben chiuse. Il più contento di tutti è Orban, che può rifiutare la redistribuzione dei richiedenti asilo, lasciandoli tutti a noi, con il consenso di Salvini e Di Maio. Con il governo Renzi l’Italia aveva ottenuto ricollocazioni obbligatorie e sosteneva la Commissione europea nelle procedure contro Ungheria o Polonia per violazione degli obblighi di solidarietà o violazioni dello Stato di diritto. Oggi invece l’Italia è d’accordo con l’Ungheria sulla solidarietà “volontaria”, cioè sulla possibilità di fregarsene dei problemi dei paesi affacciati sul Mediterraneo come Italia, Grecia e Spagna, e non apre più bocca sui rischi di violazione dello Stato di diritto a Varsavia. Insomma, siamo d’accordo con chi ci danneggia e litighiamo con chi ha fatto interamente la sua parte, come Malta. Se i sovranisti italiani e di altri paesi avessero la maggioranza nel 2019 al Parlamento europeo, questo non sarebbe più un problema dice il ministro. Viene da chiedersi: ma per chi? Per noi di sicuro, visto che siamo uno dei paesi più esposti all’immigrazione. Infine, ho trovato molto curioso l’inizio dell’intervista: la crisi della Lira Turca che deve senza dubbio impegnarci tutti a rendere più forte l’euro. Però, caro direttore, faccia rileggere al ministro degli esteri l’intervista del suo collega Salvini, meno condivisibile senza dubbio, ma anche più vera. Per la prima volta, infatti, un ministro in carica di un paese fondamentale della zona euro ne mette in dubbio l’irreversibilità. Senza nessuna smentita o correzione successiva. Viva la franchezza. Ma a Roma abbiamo un problema. Grande come un intero continente.


Sandro Gozi



Caro Gozi, lei coglie un punto ed è evidente che in questo governo, che come lei avrà intuito non ci piace, coesistono varie anime. Diciamo almeno tre: l’anima grillina che prova ogni giorno a costruire la sua opa sul Pd, l’anima leghista che prova ogni giorno a costruire la sua opa sul centrodestra, l’anima tecnica mattarelliana che prova ogni giorno a mediare tra le prime due anime e a volte anche a commissariarle. Lei ha ragione quando dice che sono posizioni che si trovano all’opposto l’una dell’altra. Ma c’è anche un altro punto su cui la invito a riflettere. Un punto che coincide con una domanda: se l’unica forma di opposizione al governo che riesce a fare notizia è quella che arriva dal governo, l’opposizione forse ha un problema non tanto di resistenza quanto prima di tutto di esistenza. Grazie.

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